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Chiasso, avvicinarsi alle istituzioni già alle Elementari

Una mozione di Arianna Cattaneo e Amedeo Mapelli (Ppd) chiede al Municipio di creare un Consiglio comunale dei bambini e delle bambine

Come funzionano i canali istituzionali? Meglio sperimentare già da piccoli (archivio Ti-Press)
9 novembre 2021
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Quello della mancanza di giovani che si dedicano alla politica attiva, è un tema ricorrente a ogni elezione comunale. Per cercare d’invertire questa tendenza, a Chiasso potrebbe presto nascere un Consiglio comunale dei bambini e delle bambine. Sarebbe il secondo, a livello distrettuale, dopo quello istituito a Mendrisio, uno dei Comuni pilota a livello svizzero, in marzo. A lanciare la proposta è una mozione firmata dai consiglieri comunali del Ppd Arianna Cattaneo e Amedeo Mapelli. Al Municipio viene chiesto di istituire l’organo nella formula adottata dalla Città di Mendrisio, con l’invito a “coinvolgere il corpo docenti nella definizione dello stesso così come di chiedere il riscontro a chi ha già messo in atto progetti simili”. Contattata da ‘laRegione’, Arianna Cattaneo spiega che «era un’idea che avevo da tempo. È importante dare ai bambini l’importanza che meritano perché il loro potenziale è enorme così come la loro capacità di apprendimento. Secondo la Convenzione sui diritti del fanciullo, i bambini sono cittadini a tutti gli effetti ed è pertanto giusto coinvolgerli e far loro capire l’importanza di una partecipazione attiva sin da subito». A questo va aggiunto il fatto che «spesso purtroppo non si sa quali sono i propri diritti come cittadini e come portare determinate tematiche all’attenzione della politica proprio perché manca la consapevolezza dei canali istituzionali – aggiunge la consigliera comunale –. Conoscerli e sperimentarli da piccoli può essere un grande aiuto per il futuro». L’idea dei mozionanti è quella di “coinvolgere i bambini delle scuole elementari, affinché l’avvicinamento alle istituzioni avvenga sin dalla giovanissima età, in maniera quasi naturale”. Vi sarà inoltre da “valutare la possibilità di estendere la partecipazione anche ai ragazzi delle scuole medie, magari nel primo biennio, inserendo tale impegno nel programma di educazione civica, alla cittadinanza e alla democrazia in modo armonico”. Così facendo, “i ragazzi verrebbero accompagnati, senza interruzioni, lungo un percorso di sensibilizzazione alla politica che termina con la possibilità, già in essere, di partecipare al Consiglio cantonale dei giovani (15-17 anni)”. Un percorso che apre quindi le porte alla politica attiva.

‘Importante coinvolgere i docenti’

Obiettivo della proposta, come conferma Amedeo Mapelli, «è avvicinare i giovani alla politica e provare a invertire la tendenza sulla loro mancata partecipazione nelle istituzioni. La nuova generazione ha molta voglia di impegnarsi: il clima è per esempio un tema molto sentito e discusso, ma spesso le azioni dei giovani attivisti si tengono sulla strada o sui social e non nei palazzi delle istituzioni». Nel processo che porterà alla creazione del Consiglio comunale dei bambini e delle bambine «sarà importante coinvolgere i docenti, visto che a scuola la civica viene insegnata. E chissà che dagli occhi dei bambini non arrivino idee e impulsi che possano servire anche alla politica dei grandi», annota Mapelli. Per la buona riuscita del progetto, si legge ancora nella mozione, “per ambo le parti sarà importante prendere l’impegno seriamente e, da parte nostra, fondamentale ai fini del progetto, sarà la sua definizione puntuale, la continuità nel portarlo avanti e il coinvolgimento del corpo docenti, non solo nella fase operativa ma anche nella pianificazione stessa”.

Sono gli ‘anziani’ a decidere

Oltre al già citato esempio di Mendrisio, sono stati numeri a suggerire «un’idea con un budget ridotto – annota Mapelli – e che sul lungo termine può portare risvolti positivi». Le statistiche degli ultimi appuntamenti elettorali «dimostrano che è la fascia più anziana della popolazione che prende decisioni che possono andare a influenzare le nuove generazioni, mentre i giovani vanno poco a votare», conclude Amedeo Mapelli. I dati esposti nella mozione indicano che alle elezioni federali del 2019 ha partecipato solo il 33 per cento degli aventi diritto tra i 18 e i 24 anni, mentre la percentuale di voto delle persone tra i 65 e i 74 anni è stata quasi doppia (62 per cento), con una media intorno al 45,1 per cento. “La partecipazione al voto in Svizzera degli under 25 ristagna da anni attorno a un terzo degli aventi diritto. La percentuale più alta è stata registrata nel 2003, con il 35 per cento. Il rischio che porta in grembo questa tendenza è quella che talune decisioni che comportano delle conseguenze per le generazioni future non verranno avallate dalle generazioni stesse”. I giovani di oggi, sottolineano in conclusione Arianna Cattaneo e Amedeo Mapelli, “possono e devono essere parte attiva nel prendere le decisioni più giuste e devono imparare a far sentire la loro voce anche tramite i canali istituzionali”.

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