Mendrisiotto

Partito il cantiere del Centro federale d'asilo a Pasture

I lavori fra Balerna e Novazzano sono iniziati da alcune settimane. Obiettivo, aprire la struttura definitiva per la metà del 2023

Da marzo si fa capo anche alla struttura provvisoria a Pasture (Ti-Press)
7 gennaio 2021
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Accanto al Centro provvisorio, a Pasture, a cavallo fra Balerna e Novazzano, si notano solo i primi accenni di cantiere. Sta di fatto che da alcune settimane i lavori per la costruzione della struttura definitiva sono partiti. E a quanto pare la tabella di marcia dovrebbe essere rispettata. Come dire che dalla metà del 2023 i richiedenti l'asilo saranno accolti in quello che, a tutti gli effetti, sarà il nuovo Centro federale d'asilo (Cfa) per la 'Regione Ticino e Svizzera centrale', una delle sei in cui è stato suddiviso il Paese, con i suoi 350 posti. Sarà lì che tra un paio di anni dovranno essere presentate ed esaminate le domande d'asilo e il richiedente trascorrerà l'intera durata della procedura (in media di 140 giorni). In effetti, oggi si sta vivendo ancora la fase di transizione, in equilibrio tra il 'vecchio' Centro di Chiasso, capace di ospitare fino a 135 persone, e l'edificio temporaneo a Pasture, con i suoi 220 posti letto. Stabile, quest'ultimo, che assicurerà le sue funzioni sino alla realizzazione del futuro Cfa.

Gestione: da Berna si rassicura. Flussi migratori contenuti

Il varo del Centro finale dovrebbe restituire maggiore solidità non solo alla Sem, la Segreteria di Stato della migrazione, ma pure ai Comuni del Basso Mendrisiotto. L'agosto scorso a seguito di alcuni episodi e comportamenti che avevano arrecato disturbo alla quiete pubblica, culminati con un furto d'auto, la fuga e l'inseguimento notturno per le vie di Chiasso di due richiedenti l'asilo, il Municipio locale aveva fatto sentire la sua voce e sollecitato un intervento a Berna. E in effetti il Cantone non ha mancato di portare "costantemente" all'attenzione delle autorità federali "la questione concernente la gestione di richiedenti l'asilo", al fine di "trovare delle soluzioni ragionevoli al riguardo".

In aprile e in maggio, fa sapere il Consiglio di Stato rispondendo all'interrogazione del deputato della Lega Stefano Tonini, presentata sull'onda dei fatti di Chiasso, sono stati interpellati, di nuovo, la Consigliera federale Karin Keller-Sutter e il Segretario di Stato Mario Gattiker. L'obiettivo? Suggerire di "rivedere l'impostazione di collocamento di persone recalcitranti, di competenza federale come pure cantonale, in particolare tenendo conto delle circostanze eccezionali legate alla pandemia". E da Berna sono giunte delle "rassicurazioni in tal senso, soprattutto ritenuto come durante questo anno i flussi migratori, per ovvie ragioni, sono rimasti molto contenuti".

Garanzie e diritti, norme e sanzioni

È evidente, come ribadisce anche il governo, che la Sem non può svolgere funzioni di Polizia. Ed è altrettanto chiaro che, si rammenta, "le garanzie costituzionali e i diritti fondamentali non permettono la messa in isolamento 'sine die' di una persona, pertanto sarà necessario che la Svizzera continui ad adoperarsi per creare le condizioni quadro che consentano l'efficace allontanamento di coloro che non possono vantare alcun diritto di soggiorno nel nostro Paese", si precisa.

Del resto, legislazioni e norme sono chiare, a cominciare dalla Legge sull'asilo, al pari della sanzioni penali - a seguito di una denuncia al Ministero pubblico o di un arresto - e disciplinari amministrative per chi viola le regole. Non solo, come riconosce il Cantone, la collaborazione con il Centro federale è "molto buona", grazie agli scambi di informazioni e agli incontri puntuali tra gli addetti alle misure di sicurezza di polizia e strategici fra la direzione e le autorità. La Sem, infatti, non ha mancato di attuare, sottolinea il CdS, molteplici "provvedimenti di fiancheggiamento a tutela del territorio", come i pattugliamenti, effettuati più volte al giorno sul terreno e affidati a una società privata di sicurezza, nel segno della prevenzione e della dissuasione, e come i contatti stretti tenuti con la Polizia comunale di Chiasso e la Gendarmeria del Mendrisiotto.

Reati e statistiche

A Tonini che chiedeva al Cantone di conoscere i numeri degli interventi di Polizia legati a fatti che vedono quali protagonisti dei richiedenti l'asilo o ancora il dato sui reati commessi o sulle recidive, non è possibile dare una risposta precisa. Le statistiche, si fa capire, sono onnicomprensive, anche nel caso di quella criminale di Polizia. Si può solo dire che sull'arco di un anno - dall'aprile 2019 all'aprile 2020 - le forze dell'ordine ticinesi sono intervenute 181 volte, in via indicativa.

Più mirate sono altre cifre. Nel 2019, precisa il Cantone, le persone nel contesto dell'asilo oggetto di carcerazione amministrativa - in particolare a garanzia dell'attuazione di una procedura di allontanamento o di un procedimento penale in cui può essere pronunciata l’espulsione - sono state 35. In 21 casi vi erano dei precedenti per violazione dell'ordine pubblico. Sino al settembre scorso, invece, "sono state ordinate 14 carcerazioni amministrative a persone afferenti all'ambito dell'asilo, di cui 7 con precedenti per violazione dell'ordine pubblico".

Il Consiglio di Stato tiene, infine, a puntualizzare che lo scopo della misura coercitiva - per un massimo di 18 mesi - "non è quello di sanzionare coloro che violano l'ordine pubblico, ciò che compete esclusivamente all'autorità giudiziaria penale, bensì di indurre i richiedenti l'asilo respinti a voler collaborare con le autorità preposte e a garantire il loro allontanamento dalla Svizzera".

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