Mendrisiotto

Misure al Pozzo Prà Tiro, pagano Chiasso e Balerna

Si fa il punto sulla situazione idrica a fronte dell'inquinamento da Pfos. Intanto, si progetta la stazione per la captazione lago

Presto entrerà in funzione il maxi-filtro esterno al pozzo (Ti-Press)
22 ottobre 2020
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Garantire la qualità dell'acqua che sgorga dai rubinetti dei cittadini ha il suo prezzo. Che sale quando una Azienda si ritrova a fare i conti con una presenza inattesa, come il perfluoro-ottansulfonato, lo Pfos, affiorato dalla falda del Pozzo Prà Tiro. Chiasso e Balerna, i due Comuni proprietari di quella che è una fonte importante per l'approvvigionamento idrico del Basso Mendrisiotto - seppur notoriamente a rischio - faranno la loro parte. E si assumeranno, quindi, i costi cagionati dalle inevitabili misure di sicurezza messe in atto in questi mesi per tenere a bada la sostanza chimica intercettata alla fine di maggio dalla campagna di controllo dei servizi cantonali. Misure indispensabili per assicurare la potabilità dell'acqua.

Con la messa in funzione, entro la metà di novembre, del maxi-filtro in carbone attivo - sei silos alti più di 6 metri - issato accanto al Pozzo si saranno investiti fra il milione e mezzo e il milione e 700mila franchi, senza trascurare i circa 100mila franchi all'anno in spese d'esercizio. Ebbene, una volta presentato il conto la cittadina di confine ne coprirà i due terzi, Balerna il terzo rimanente. Ci saranno ripercussioni sulle tariffe al pubblico? Per ora lo si può ipotizzare (e con un certo fondamento). Davanti all'interrogativo posto dal gruppo Plr, lunedì sera in Consiglio comunale, il capo dicastero Aziende Fabio Canevascini ha preferito, però, non sbilanciarsi. Il tema, del resto, è di quelli sensibili e andrà ponderato per bene. Mentre il Consorzio Azienda Prà Tiro ha già informato le Ffs che vi saranno delle maggiorazioni. D'altra parte, anche la captazione a lago, in futuro, comporterà una revisione dei costi dell'acqua potabile (si stima attorno ai 25 centesimi al metro cubo).

Un problema che si chiama Pfos

Di sicuro il problema c'è - si chiama Pfos - e bisognerà conviverci. I valori misurati la prima volta in falda (quindi nella cosiddetta acqua grezza) dagli esperti della Sezione aria, acqua e suolo e del Laboratorio cantonale - ovvero un microgrammo per litro - sono rimasti costanti e ben al di là della soglia limite fissata a livello federale a 0,3 microgrammi per litro. Solo i filtri riescono ad abbattere la sostanza, restituendo potabilità all'acqua e dimostrando tutta l'efficacia del trattamento, oggi potenziato. L'ulteriore scudo esterno darà modo, poi, di sollecitare il pozzo come in passato: oggi infatti la sua capacità è forzatamente ridotta. Il che, come ha fatto notare Canevascini, causa un costante rischio di approvvigionamento per i Comuni del Basso Mendrisiotto. Soprattutto, ha ricordato ancora rispondendo all'interpellanza, qualora alla fonte alla Rovagina, pari per importanza al Prà Tiro, si dovessero registrare dei problemi.

Senza il Prà Tiro saranno sacrifici... idrici

Lo scenario idrico locale, d'altro canto, è chiaro a tutti. Se il Prà Tiro dovesse essere chiuso, ha spiegato il capo dicastero, rimarrebbero poche fonti a disposizione, come, appunto, la Rovagina e i Pozzi di Vacallo. A rincuorare vi è il 'patto di solidarietà' che Balerna, Chiasso, Morbio Inferiore, Vacallo e Novazzano hanno stretto nel 2014 nel segno di un mutuo soccorso idrico e della condivisione delle risorse rimanenti. Ciò non toglie che una tale situazione richiederebbe, in ogni caso, «l'adozione di misure e restrizioni importanti per i cittadini di questi Comuni».

Si progetta la stazione a lago

Non è un caso se il Municipio di Balerna segue da vicino l'evoluzione dell'Acquedotto regionale del Mendrisiotto (Arm). Captazione a lago che sarà effettiva dal 2026 e coinciderà con la dismissione del Pozzo Prà Tiro; è già scritto e non si tornerà indietro. In effetti, le operazioni per dare concretezza all'Arm procedono. È stato pubblicato di recente e scadrà il 2 novembre il bando di concorso promosso dal Consorzio Arm per la progettazione della nuova stazione di potabilizzazione a lago in zona Ai Ronchi a Riva San Vitale, per la quale ci vorranno cinque anni di lavoro. La sua costruzione sarà un punto di svolta per collegare i Comuni alla condotta principale. Come dire l'acqua dal lago a casa, grazie alla messa in rete degli acquedotti del Distretto. Certo, si avanzerà a tappe. «Con la fine del 2021 - ha fatto sapere Canevascini -, il Consorzio Arm potrà trasportare l'acqua in esubero da Stabio a Chiasso via Novazzano, passando dalla stazione di consegna di Coldrerio, che dovrebbe essere pronta per la fine dell'anno». Bisognerà, invece, attendere il 2024 per veder posata la condotta principale da Coldrerio e Chiasso, mentre entro il 2025 verrà completato il collegamento da Riva San Vitale a Chiasso.

'Perforare il Pozzo? È complesso'

I Verdi, dal canto loro, non si rassegnano all'idea di attingere l'acqua potabile dal Ceresio. Ma soprattutto non vorrebbero veder archiviare definitivamente il Pozzo Prà Tiro. E allora hanno chiesto all'esecutivo, perché non seguire l'esempio di Mendrisio ai Prati Maggi? Si potrebbe, hanno suggerito in una interpellanza, perforare fino a 130 metri per garantirsi un approvvigionamento di qualità. L'operazione, però, ha fatto capire il capo dicastero sempre lunedì sera, appare piuttosto complessa e costosa. Tanto più che il capoluogo partiva avvantaggiato: sapeva di avere tutte le condizioni per garantirsi una fonte sicura. La situazione del Prà Tiro è diversa, proprio per la sua ubicazione in una zona dove sono presenti insediamenti importanti (a cominciare dall'area ferroviaria). Ecco perché autorità ed enti locali, ha ribadito Canevascini, si sono allineati agli indirizzi del Piano cantonale di approvvigionamento idrico regionale e non hanno mai pensato di andare alla ricerca di soluzioni alternative. Questa strategia, ha fatto presente ancora, «metterebbe nuovamente in discussione l'intera costruzione dell'Arm, con conseguenze nefaste proprio per i Comuni che maggiormente hanno la necessità di assicurarsi nel più breve tempo possibile una fonte alternativa sicura e questo vale in particolare per Balerna». Tanto più che i tempi per realizzare dei pozzi profondi non sarebbero inferiori rispetto quelli per la captazione a lago. Insomma, la strada è segnata.

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