Mendrisiotto

Inchiesta interna all'Obv, cade la prima testa

A margine della vicenda penale dell'infermiere sospettato di 17 morti, le verifiche dell'Eoc hanno portato a un licenziamento. Per uso improprio delle chat

Le verifiche interne proseguono (Ti-Press)
30 novembre 2019
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L’inchiesta amministrativa aperta dall’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) su quanto accadeva fra le mura del reparto di Medicina1 dell’ospedale regionale della Beata Vergine di Mendrisio ha fatto cadere la prima testa. Un collaboratore si è visto, infatti, recapitare di recente la lettera di licenziamento. Per ora si tratta di un caso isolato, anche se l’indagine, come ha ribadito ieri a ‘laRegione’ il portavoce dell’Ente Mariano Masserini, è «tutt’ora in corso». Di più, al momento, dal responsabile della comunicazione non trapela. Si informerà sugli accertamenti in atto «appena sarà possibile». Una cosa è certa, al centro delle verifiche interne e dei colloqui con il personale (che proseguono) c’è l’uso per lo meno disinvolto se non improprio o inaccettabile delle reti sociali da parte di professionisti della sanità a contatto quotidiano con dei malati. Utilizzare le chat per scambiarsi e diffondere foto e video dei pazienti (a loro insaputa) era divenuta, a quanto pare, un’abitudine per l’infermiere 45enne indagato dalla Procura per la morte sospetta di 17 degenti (tutti malati terminali). Fatti che, stando alla ricostruzione del procuratore pubblico Nicola Respini, a capo dell’inchiesta, riconducono al periodo tra il 2014 e la fine del 2018. Mentre la magistratura sta cercando di fare luce sull’agire dell’operatore sanitario – rimesso in libertà l’agosto scorso dopo quasi nove mesi di carcere –, prossimo passo acquisire la perizia medica richiesta al Centro di medicina legale di Losanna; l’Eoc, ottenuto l’accesso agli atti, ha deciso di fare chiarezza su alcuni aspetti che rimandano alla vicenda giudiziaria, ma soprattutto, alla responsabilità dei singoli dipendenti. Le regole dell’Ente su come maneggiare i cosiddetti ‘social’, in effetti, sono rigorose. E che il personale, in primis dell’Obv, sia al corrente sul da farsi, è confermato da nostre informazioni. D’altro canto, a mettere dei paletti, già da qualche anno, ci ha pensato una direttiva interna della direzione generale dell’Ente ospedaliero cantonale. Da parte sua l’Obv non ha mancato, però, di recapitare a sua volta all’organico in forze alla struttura delle informative specifiche su come comportarsi con i media sociali. Ecco che venire meno a queste indicazioni – a tutti gli effetti obblighi di servizio al pari di quelli legati alla professione sanitaria – può comportare delle sanzioni. A stabilirne l’entità, poi, è l’articolo 19 del Regolamento organico degli istituti dell’Eoc, che modula la ‘punizione’ dall’ammonimento (“nei casi di lieve entità”) al “licenziamento immediato per cause gravi”.

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