Mendrisiotto

Giocare con streghe e leggende ticinesi

Si chiama 'Barlòtt' il gioco da tavolo fresco di stampa ideato e realizzato da Alessandro Bianchi, 27enne di Riva San Vitale

2 agosto 2018
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Fanno parte della tradizione che accompagna un determinato luogo. Anche il Ticino è pieno di storie, fiabe e leggende che ancora oggi sono conosciute, affascinano e incuriosiscono. Ed è proprio la curiosità, unita a diverse letture, ad avere mosso la mano e la creatività di Alessandro Bianchi, 27enne di Riva San Vitale, ideatore del nuovo gioco da tavolo ‘Barlòtt’, un gioco di briganti, streghe e personaggi leggendari in salsa ticinese. Il gioco, prodotto da ‘La fucina di Efesto’ con il sostegno di Infogiovani, è sul mercato da qualche giorno ed è stato stampato in 500 copie. «I giochi da tavolo mi sono sempre piaciuti e fin da piccolo ne inventavo – ci racconta Alessandro Bianchi –. Da qualche anno ho ripreso, senza però mai trovare un tema e una meccanica che mi piacessero». La svolta è arrivata con la lettura di diversi libri. «La figura del mago di Cantone presentata nel libro di Carlo Silini mi ha suscitato molta curiosità e mi è quindi venuta l’idea di creare un gioco sulle leggende ticinesi». I personaggi utilizzati sono l’eremita Beato Manfredo, il temibile mago di Cantone, la spaventosa strega Occhiosolo, il cavaliere di Bosco Gurin, Ul bau di folee, la Barbaccia, la selvaggia di Bosco, la strega Capüsc e il folletto Encat.

Un gioco di bluff e intuizione

I lavori sono iniziati nel novembre scorso. Alessandro, grafico di professione, ha dapprima pensato ai disegni, per poi passare alla meccanica. «Fatta eccezione per il Beato Manfredo, del quale esiste una raffigurazione grafica, ho interpretato gli altri personaggi in base alla loro descrizione – continua Alessandro Bianchi –. Quanto elaborato è stato inizialmente testato dai miei amici. Dopo mi sono recato anche presso l’Associazione Giochintavola a Lugano per poi elaborare il gioco in base a consigli e indicazioni ricevuti». Barlòtt è un gioco di intuizione con identità segrete, in cui i giocatori interpretano i personaggi delle leggende ticinesi, divisi in due fazioni. Da una parte ci sono i ‘Briganti’ che sono streghe, maghi, ladri e altri individui pericolosi. Dalla parte opposta ci sono i ‘Perbene’. «È relativamente semplice, veloce e di bluff – spiega ancora l’ideatore –. Un gioco da 4 a 8 giocatori, dagli 8 anni in su, che oltre a divertire racconta e spiega la storia dei 9 personaggi all’interno del gioco». Al momento sono possibili tre modalità di gioco: una, quella base, è disponibile all’interno della scatola, le altre due possono essere scaricate gratuitamente dal sito www.barlott.ch, dove è anche possibile scoprire quali sono i punti vendita.

Il tema scelto da Alessandro potrebbe prestarsi ad altri approfondimenti. E in effetti, nel suo cassetto, non mancano progetti sempre legati all’affascinante mondo delle leggende ticinesi. «In una realtà piccola come la nostra ci sono tanti personaggi che meriterebbero di essere riscoperti».

Una ‘fucina’ di talenti

Una delle principali sfide che ha accompagnato la nascita di ‘Barlòtt’ è stata la ricerca di un editore ticinese per la sua pubblicazione. Vista la mancanza di risposte, tramite la sua ditta Alessandro Bianchi ha creato ‘La fucina di Efesto’, la quale si propone come casa editrice per giochi artigianali e digitali di ogni genere, con l’obiettivo di proporre anche in futuro altri titoli legati al territorio e idee innovative, come altri giochi istruttivi o per promuovere. Al momento l’altro gioco prodotto è ‘Lo spirito del mare’ di Alessandro Mazzoni, un audio-racconto a bivi fruibile tramite delle carte con presenti dei Qr code, e il proprio dispositivo. «Ci piacerebbe essere una vetrina per chi vuole provare a creare giochi da tavolo e, non sapendo come muoversi, si rivolge a noi». Bianchi tiene a precisare di non volere essere considerato come una nuova industria. «Mi muovo con i mezzi che ho: ‘Barlòtt’ è un gioco artigianale stampato in Ticino e sono io ad assemblarlo». Una parte importante l’ha avuta, come accennato in apertura, Infogiovani, il quale ha finanziato la metà del progetto. «Senza di loro sarebbe stato difficile iniziare con 500 copie – conclude Alessandro Bianchi –. Questa stampa rappresenta un test: se funzionerà potrei anche pensare a una nuova edizione fatta più in grande».

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