Mendrisiotto

Alloglotti, per includere bisogna cambiare

Il Municipio di Chiasso lo ha messo nero su bianco in una lettera al governo. Riconfermato l'impegno per i docenti d'integrazione

Le scuole di Chiasso (foto Ti-Press)
25 maggio 2018
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L’idea di vestire di istituzionalità la figura dei docenti di lingua e integrazione è condivisibile. Sul principio di ‘cantonalizzare’ il ruolo anche a Chiasso si è pronti a metterci la firma. Il punto è come. La cittadina di confine ‘investe’ da anni su un ‘progetto alloglotti’; e la “controproposta” lanciata dalla Commissione speciale scolastica del Gran consiglio (di cui ha riferito laRegione del 16 maggio), di fatto, contribuisce a riaprire il dibattito. Il Municipio locale, però, si attende di più dall’autorità cantonale. Anzi, confida in una ‘riforma’ dell’approccio all’inclusione degli alunni stranieri, nel solco di una migrazione che nel tempo ha, letteralmente, cambiato volto. Ecco perché l’esecutivo chiassese ha ritenuto quasi doveroso scrivere, di recente, al Consiglio di Stato e andare al cuore della questione. Vista da qui, si è messo nero su bianco, oggi serve una revisione profonda del Regolamento cantonale sui corsi di lingua italiana e le attività di integrazione.

Il Comune, d’altra parte, il suo impegno lo va rinnovando di anno in anno. A testimoniarlo c’è il bando di concorso pubblicato verso la fine di aprile, che riconferma l’incarico per un tempo del 160 per cento agli insegnanti di lingua e integrazione per la Scuola dell’infanzia e le elementari pure per il 2018-2019. La città non solo crede nell’iniziativa, ma ha verificato come la scelta, anche di assumersene i costi, abbia dato “esiti positivi e incoraggianti sotto l’aspetto dell’attività di integrazione, di sensibilizzazione verso l’accoglienza dello straniero, di sostegno ai docenti titolari e di sostegno ai bambini nell’apprendimento della lingua”. La missiva indirizzata al governo è chiara su questo aspetto. È il riconoscimento finanziario da parte del Cantone che “non ha rispettato le previsioni”. In effetti, le unità didattiche concesse sono state meno di quelle richieste: 1’204 anziché 1’584. Il che, tradotto in sussidio cantonale per le docenti, restituisce poco più di 34’810 franchi a fronte dei circa 45’700 attesi.
A prima vista può sembrare una promessa non mantenuta? «Facendosi carico dell’assunzione delle insegnanti – spiega Davide Dosi, capo dicastero istruzione –, Chiasso si è preso anche il ‘rischio’ dal profilo contabile. La discrepanza sta nel fatto che il Cantone si basa sul numero di alunni seguiti per valutare le unità didattiche – quindi le ore per bambino, ndr –, il Comune sulle esigenze concrete degli scolari alloglotti. In realtà, il Consiglio di Stato fa capo a un Regolamento, datato 1994, che si sta rivelando anacronistico». Negli anni ‘90, come si evidenzia nello scritto comunale, gli allievi che approdavano in Ticino provenivano dalla ex Jugoslavia, dunque “da un contesto in cui la scolarizzazione era ampiamente diffusa”. Adesso, per contro, gli alunni alloglotti giungono da realtà in cui “non vi è scolarità obbligatoria, sono molte volte analfabeti, nel migliore dei casi conoscono un alfabeto differente e leggono e scrivono da destra a sinistra”. Di conseguenza, insiste il Municipio nella sua lettera, “le due situazioni non sono oggettivamente paragonabili e mal si comprende come si possa continuare a riconoscere agli allievi alloglotti le medesime unità didattiche degli anni Novanta a fronte di condizioni completamente diverse”. Le conclusioni per Chiasso sono presto tirate: chiedere “nuovamente e con fermezza al Cantone di mettere mano al Regolamento, affinché anche in questo settore venga creata una situazione più equa fra tutti i Comuni”. In attesa di capire gli sviluppi della “controproposta” della Commissione scolastica, la cittadina tiene le posizioni che hanno fatto della classe aperta ai bambini stranieri una presenza costante e delle maestre un punto di riferimento, soprattutto per le loro famiglie. «I nostri obiettivi sono questi – ribadisce Davide Dosi –. Infatti, vorremmo che un progetto scolastico come quello di Chiasso venisse valutato nella sua interezza e per la valenza sociale che, concretamente, ha. Bisognerebbe ragionare sulla problematica a 360 gradi». Ciò si rifletterebbe pure sul supporto finanziario dato ai Comuni, a livello cantonale e federale. In fondo, fa notare il Municipio, l’azione delle docenti “va ben al di là della mera attività scolastica”.

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