Mendrisiotto

Fare centro contro il disagio della psiche

Da fine gennaio nel 'cuore' di Chiasso si sono trasferiti il Centro diurno e il Servizio psico-sociale dell'Osc per fronteggiare una casistica in crescita

(Ti-Press/D. Agosta)
5 febbraio 2018
|

Essere in pieno centro a Chiasso ha già un che di terapeutico. Soprattutto per le persone che, giorno dopo giorno, nel Mendrisiotto bussano ai due servizi territoriali per adulti. Dall’ultima settimana di gennaio, infatti, tanto il Centro diurno che il Servizio psico-sociale (Sps) dell’Osc, l’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, si sono trasferiti in via Bossi, il primo al numero 11, il secondo al 3, in affitto dal Comune e a due passi da piazza Indipendenza. Quando varchiamo la soglia dell’ex sede della Pro Infanzia, ormai irriconoscibile dopo una sapiente opera di ristrutturazione, gli ultimi scatoloni testimoniano ancora del recente trasloco. Dopo 30 anni trascorsi in via Beroldingen, a Mendrisio, agli operatori fa un certo effetto essersi spostati da una città all’altra del distretto. In fondo, però, si è andati incontro a una delle due parti che, per provenienza geografica, caratterizza l’utenza, peraltro, ci dicono, divisa esattamente a metà, fra Basso e Alto Mendrisiotto. La gran parte, il 95%, è indirizzata dagli stessi servizi dell’Osc, il rimanente da studi medici privati.

«La scelta di Chiasso, comunque, non implica grossi cambiamenti», ci conferma il direttore delle cure dell’Osc Fiorenzo Bianchi, che ci accoglie con Simona Rossa, responsabile della gestione infermieristica, e Marina, infermiera di salute mentale dell’Sps. In effetti, stazione e fermata dei bus non sono lontane e le attività del Centro diurno sono concentrate al piano terra: abbattute anche le barriere architettoniche. L’ampia sala ricreativa sa di nuovo e tanto il biliardino che il pianoforte non attendono altro che delle mani ne traggano il meglio, tra goal a tavolino e note. La cura per chi attraversa questi spazi passa anche da qui; l’approccio infatti è multidisciplinare. Ecco perché, ci spiega Bianchi, l’edificio sul retro della corte che ospita il Centro diurno e l’infermeria e il nuovo palazzo di 6 piani (uno interrato) che affaccia direttamente su via Bossi e fa posto a una dozzina di uffici fanno parte di unico ‘corpo’. Gli stessi utenti qui possono interagire con le diverse figure professionali, dal medico all’assistente sociale, agli psicologi e psicoterapeuti. E non è poca cosa.

Un disagio crescente

«Si tratta di pazienti che hanno delle cronicità – fa notare il direttore delle cure –, ecco che le attività di riabilitazione rappresentano quindi una parte importante della risocializzazione». Solo nel 2016 (i dati del 2017 non sono ancora disponibili) a frequentare il Centro diurno sono stati in 103, fra i 15 e i 20 al giorno. Ma le cifre salgono ancora se ci sposta sul Servizio psico-sociale: «In questo caso – ci dice Bianchi – i pazienti nel 2016 sono stati 604 – a cui si aggiungono le persone in cura da medici privati, ndr – e i numeri segnalano un aumento. La tendenza negli ultimi anni è costante». A prima vista sono dati che non lasciano indifferenti. Come mai si verifica questo incremento, e in una realtà tutto sommato ristretta? «Qui il disturbo psichico si somma alle problematiche sociali – ci fa presente ancora Bianchi –. Nel Mendrisiotto si è confrontati anche con le popolazioni migranti; inoltre, le situazioni sociali accrescono il disagio e a più livelli. Pensiamo allo stress lavorativo, alle difficoltà di vivere con salari più bassi: ecco che laddove vi sono delle fragilità, le conseguenze si fanno sentire. In altre parole, i bisogni sociali odierni aumentano le necessità di accedere a questi servizi».
Dare delle risposte è, dunque, cruciale. E farlo in spazi adeguati, quali quelli realizzati in via Bossi a Chiasso grazie a un investimento globale di 4,3 milioni (vistato nel 2015 dal Consiglio comunale cittadino), aiuta. «Con le autorità locali – sottolinea il direttore delle cure Osc – si è stretta una buona collaborazione». Gli echi critici che avevano accompagnato il progetto sono un ricordo lontano. «Questa non è un’utenza che arreca disturbo», tiene comunque a far sapere Bianchi. E la collocazione centrale non potrà che essere un balsamo. «Essere a contatto con luoghi dove si svolge la vita quotidiana, come nel centro di Chiasso, per noi è fondamentale – ribadisce Fiorenzo Bianchi –. Non a caso siamo attenti nel ricercare spazi che permettano agli utenti di socializzare. Evitando così la ghettizzazione e l’isolamento in cui possono cadere».
E via Bossi può rappresentare un nuovo inizio.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔