In un’interpellanza, Sara Beretta Piccoli (Pvl) chiede lumi sulla vendita del luogo di culto inserito nel piano finanziario nella lista dei beni vendibili

La possibile vendita della chiesa di Bogno finisce al centro del dibattito politico, sollevando interrogativi sul confine tra gestione del patrimonio pubblico e rispetto dei luoghi simbolici. Un’interpellanza di Sara Beretta Piccoli (Pvl), chiede al Municipio di Lugano chiarimenti sull’ipotesi di vendita della chiesa di Bogno, del cimitero adiacente e dell’ex casa comunale, inseriti nel piano finanziario 2026-33 nella lista dei beni vendibili e ritenuti non più strategici.
Nell’atto parlamentare si sottolinea che “una città non è un’azienda e non tutto ciò che è legalmente possibile è automaticamente giusto o accettabile”, evidenziando come la dismissione di luoghi di culto e di sepoltura rappresenti una “soglia simbolica che interroga il senso stesso dell’azione pubblica”. Secondo la consigliera, trattare chiesa e cimitero come semplici cespiti finanziari rischia di ridurre “valori spirituali, storici e umani a una semplice logica contabile”.
L’interpellanza pone undici domande al Municipio, chiedendo se sia “eticamente accettabile che una città si disfi, per ragioni finanziarie, di una chiesa e di un cimitero” e quale sia la “visione politica e morale” che guida una scelta che va oltre “la mera esigenza di far cassa”. Viene domandato come il Municipio giustifichi la vendita di un luogo di culto che rappresenta un riferimento “storico e simbolico” per la comunità di Bogno e se non si tema “un ulteriore svuotamento identitario delle frazioni di montagna già fortemente penalizzate”.
La consigliera chiede inoltre se “un cimitero debba essere considerato, prima ancora che giuridicamente, eticamente inalienabile”, se siano stati valutati gli “effetti emotivi e morali sui familiari dei defunti” e se sia ritenuto “moralmente legittimo che soggetti privati possano edificare o trarre profitto da un sedime che ha ospitato sepolture”, domandando anche se sia accettabile che “logiche di mercato possano prevalere sul rispetto della memoria dei morti”.
Infine, l’interpellanza chiede perché “una decisione di tale portata non sia stata preceduta da un dibattito pubblico”, se il Municipio intenda “sospendere ogni passo concreto” fino a garantire “un reale coinvolgimento della popolazione della Val Colla” e se siano già stati avviati contatti con la Curia o l’ente ecclesiastico proprietario.