Il Collegio cantonale degli esperti e delle esperte della scuola dell’obbligo si schiera a sostegno degli insegnanti e richiama il mandato educativo

“Esperti ed esperte della scuola dell’obbligo comprendono e sostengono (condividendone lo spirito e le ragioni) gli istituti, i gruppi di materia, i docenti e le docenti che hanno voluto esprimere il proprio disagio di fronte alla situazione in Palestina per tentare di smuovere l’immobilismo della Svizzera e della comunità internazionale di fronte ad abusi e violenze che contravvengono ai principi fondamentali del nostro Paese e delle Convenzioni di Ginevra”. Questo è un passaggio della presa di posizione del Collegio cantonale degli esperti e delle esperte della scuola dell’obbligo in merito alla querelle, che si è innescata dopo la lettera aperta alla popolazione nella quale il Plenum docenti della Scuola media di Viganello ha dato voce al proprio “dolore” per quanto sta subendo il popolo palestinese. Una lettera che è stata inviata al Decs e in copia al Municipio di Lugano, che ha reagito criticando i docenti di Viganello.
Ebbene, alle numerose prese di posizione a favore degli insegnanti della Media di Viganello, ultima in ordine di tempo, quella di ieri adottata da 49 docenti delle Scuole elementari di Lugano, si aggiunge lo scritto del Collegio cantonale degli esperti e delle esperte della scuola dell’obbligo che non esita a bacchettare l’Esecutivo cittadino: “Sono da stigmatizzare le reazioni giunte da una parte della politica (dal Municipio di Lugano, prima, e da un gruppo parlamentare poi) che in modo pretestuoso e censorio ha altresì colto l’occasione per mettere in discussione la libertà di insegnamento, il pluralismo di sguardo, la capacità del corpo insegnante di affrontare tematiche sensibili e complesse con la necessaria professionalità e obiettività, in nome di una male intesa ‘imparzialità’ cui i docenti e le docenti sarebbero tenuti”. Secondo il Collegio, “esprimere una viva preoccupazione per lo stato di salute della democrazia e dei diritti umani è – nella situazione internazionale attuale – assolutamente sensato e legittimo sul piano etico e civile: si tratta di valori fondamentali a cui tutte e tutti dovremmo appellarci difendendoli con ogni mezzo, a prescindere da qualsivoglia orientamento ideologico, e che non devono in nessun modo essere ridotti a terreno di scontro politico”. Del resto, sottolineano gli esperti, “le azioni terroristiche di Hamas e i crimini israeliani perpetrati a Gaza e in Cisgiordania (certificati dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sui territori occupati palestinesi delle Nazioni Unite) ci mettono di fronte al disprezzo dei diritti umani e del diritto umanitario e internazionale, ponendo delle sfide educative a cui il corpo docente e la scuola in generale non possono e non vogliono sottrarsi”.
Non è soltanto sensato e legittimo, è pure richiesto dalla Legge sulla scuola. Gli esperti ed esperte della scuola dell’obbligo ticinese, in quanto quadri della Divisione scuola e referenti e consulenti dei docenti e delle docenti, si sono sentiti in dovere di ricordare “che per mandato educativo (sancito chiaramente dall’art. 2; art. 23a e passim, nonché dal Piano di studio della scuola dell’obbligo ticinese) la nostra scuola è chiamata a promuovere presso allieve e allievi principi etici, civici e democratici come la pace, la libertà, l’uguaglianza, la tutela dei diritti, da sviluppare attraverso il dibattito informato, la ricerca e l’analisi delle fonti, il confronto e il pensiero critico, l’educazione alla cittadinanza. Le occasioni di tematizzazione dei fatti di attualità non soltanto danno seguito a tale mandato, ma rispondono spesso a esigenze e richieste esplicite di informazione che giungono dai giovani e dalle giovani, dentro e fuori dall’aula”. La presa di posizione, inoltre, rammenta ai critici che “l’azione della scuola media luganese va letta peraltro nella logica di quella del Consiglio di Stato del Cantone Ticino che, unico in Svizzera, si è rivolto nel maggio scorso al Consiglio federale chiedendo un’azione più incisiva delle autorità a favore della pace e del rispetto dei diritti umani in Medio Oriente, dimostrando così di difendere fattivamente quei principi democratici di educazione alla pace, alla giustizia, al rispetto e alla libertà che sono anche alla base della Legge della scuola del 1990”.