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‘Legittimi’ i tagli al personale di Campione d’Italia

A sentenziarlo è stato il Tribunale amministrativo regionale del Lazio. I tagli erano stati effettuati nel 2019 dal commissario prefettizio Giorgio Zanzi

Un ulteriore passo in questa lunga vicenda giudiziaria
(Ti-Press / Alessandro Crinari)
13 marzo 2025
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Sono legittimi gli esuberi decisi nell’ottobre 2019 dal commissario prefettizio Giorgio Zanzi, che aveva ridotto all’osso l’organico del Comune di Campione d’Italia, in dissesto finanziario dall’estate 2018. Lo scrivono i giudici del Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio, che hanno respinto il ricorso presentato da una trentina di ex dipendenti comunali contro la riduzione dell’organico, passato da 103 (numero poi sceso a 76 a seguito di pensionamenti e dimissioni volontarie) a 17 dipendenti, di cui 4 part-time.

La discussione davanti ai giudici amministrativi capitolini, la cui competenza derivava dal fatto che gli esuberi erano stati decisi non solo dal commissario prefettizio Giorgio Zanzi, ma anche dal Ministero dell’Interno, risale al 10 ottobre 2019. La sentenza era attesa nella primavera del 2020, ma è stata pubblicata solo nei giorni scorsi, rivelando finalmente le motivazioni alla base del rigetto del ricorso degli ex dipendenti. I giudici amministrativi del Tar del Lazio hanno scritto che “a fronte del dichiarato dissesto, il Comune non poteva fare altro che procedere alla rideterminazione dell’organico e alla procedura di messa in mobilità dei dipendenti in esubero (presi in carico dal Ministero dell’Interno, il quale per due anni ha pagato loro l’indennità di disoccupazione, ndr)”.

Le difficoltà del Comune, che ha accumulato debiti a destra e a manca e che sta ancora pagando, sono state causate dal “progressivo deterioramento della situazione economica del Casinò”, che non era più in grado di versare al Comune “il contributo economico mensile spettante, con le inevitabili ripercussioni sulle capacità di sostenere le spese necessarie per lo svolgimento delle funzioni istituzionali e per far fronte alle esigenze di bilancio”. Tra la casa da gioco e il Comune si era creato un cortocircuito che, a fronte di costi elevatissimi e in assenza di risorse finanziarie, ha portato alla chiusura del Casinò (riaperto dopo cinque anni con oltre 300 dipendenti in meno) e al Comune, che ha dovuto tagliare su tutti i fronti. “Quelle che ho dovute prendere sono state decisioni non facile, per molti aspetti dolorose, ma non potevo fare diversamente, come conferma la decisione del Tar del Lazio – commenta Giorgio Zanzi –. Era la legge a imporre gli esuberi”.