Gli eredi del progettista dello stabile che dovrebbe venir abbattuto si oppongono alla domanda di costruzione: ‘Leso diritto di proprietà intellettuale’
Si preannuncia in salita il percorso del progetto edilizio che dovrebbe ridisegnare la porta d’entrata a Paradiso, scendendo dall’uscita autostradale di Lugano Sud. È stata infatti presentata un’opposizione alla domanda di costruzione preliminare per realizzare un nuovo stabile residenziale e commerciale di otto piani al posto dell’attuale Palazzo CK. E non un’opposizione qualsiasi, ma quella degli eredi dell’architetto Franco Bircher, il progettista dell’edificio di via Cattori inaugurato a inizio anni Novanta e che dovrebbe ora venir abbattuto. Il motivo dell’oppugnazione? Sarebbe stato leso il diritto di proprietà intellettuale e il diritto edilizio non sarebbe stato rispettato.
Il comparto in questione, come gran parte del piccolo ma densamente abitato comune, ha visto un’importante frenesia edilizia negli ultimi decenni, anche in seguito all’approvazione di un Piano particolareggiato che da inizio secolo ha permesso costruzioni più alte e massicce. Un esempio è Palazzo Mantegazza. E ora tocca ai terreni su via Cattori, al grosso incrocio semaforico tra Paradiso e Lugano. Se Palazzo CK rischia di essere buttato giù, l’edificio sul suo lato occidentale è già stato demolito l’anno scorso ed è previsto che lì sorga la nuova residenza Butterfly. Come svelato dal ‘Cdt’, che ha parlato settimana scorsa dell’istanza edile, i due progetti attigui hanno in comune l’architetto: Claudio Lo Riso. Se il cantiere per Butterfly è già in corso, l’iter per il terreno dove sorge Palazzo CK conosce ora invece un primo importante ostacolo, a causa di un altro progettista.
Lo studio d’architettura di Nicola Bircher, che è il figlio di Franco Bircher, detiene infatti la proprietà intellettuale dell’architetto scomparso nel 2005, che ha realizzato lo stabile in questione. Non senza difficoltà, ricordano i ricorrenti nell’opposizione. “Sono stati necessari notevoli sforzi progettuali e matematici per poter concretizzare l’opera – spiegano a ‘laRegione’ –. Questa porta d’accesso è stata il risultato di un sottile equilibrio tra economicità e funzionalità, solidità ed estetica. E a distanza di trentacinque anni risulta ancora ben integrata nell’ambiente circostante. Ora si cerca l’autorizzazione per demolire, senza neanche essere entrati in materia di un’eventuale trasformazione o almeno non risulta documentata agli atti e senza aver sentito preventivamente i detentori dei diritti di proprietà intellettuale”.
Gli opponenti contestano in primo luogo una documentazione che a loro giudizio sarebbe carente: “Piani, descrizioni, rendering, atti autorizzati”. Chiedono inoltre di accedere alle licenze edilizie e ai vari atti relativi alle edificazioni attigue, “per verificare se quanto è in realizzazione sia conforme al diritto edilizio, ma anche per verificare che si stiano perseguendo effettivamente gli scopi e gli aspetti qualitativi della pianificazione in vigore”. Il tema dell’inserimento è infatti centrale. Il progetto contestato, un investimento da circa 17 milioni di franchi, mancherebbe infatti di “continuità progettuale ed edificatoria” rispetto a quanto in fase di realizzazione, ovvero lo stabile Butterfly, dato che “è assente una soluzione qualitativa d’allineamento orizzontale e verticale delle facciate di riferimento”. Ma per comprendere l’inserimento dello stabile non è sufficiente consultare il Piano regolatore e il Piano d’azione comunale? “No, perché nella documentazione manca una visione d’insieme generale che permetta di capire se le caratteristiche urbane, i disegni architettonici, la progettazione degli spazi esterni, siano in linea con la formazione di quartieri qualitativi e duraturi nel tempo. Non si capisce se gli scopi qualitativi della pianificazione siano rispettati o meno. Dalla documentazione è altresì assente una verifica delle quantità edificatorie di riserva o in eccesso per il futuro”.
Bircher aggiunge che il Palazzo CK è caratterizzato da “marcata personalità geometrica e di disegno preciso” e che queste caratteristiche, unite al suo inserimento armonioso nel contesto, vadano tutelate. Così come l’immagine del creatore dell’opera, ovvero il padre. “Gli istanti non si sono degnati di raccogliere neanche un parere in merito all’opera dai detentori dei diritti di proprietà intellettuale, ledendone anche il diritto di essere sentiti. Si vuole sostituire una costruzione pregiata con uno stabile del quale poco si sa, se non che sarà grosso e che punta sull’economicità. La demolizione infrangerebbe gli articoli 11 e 12 della Legge sui diritti d’autore”. Per queste ragioni, lo studio d’architettura chiede quantomeno di completare o addirittura riformulare l’istanza.
Questa non è la prima volta che gli eredi dell’architetto Bircher si oppongono a un progetto edilizio di rilievo concernente un edificio realizzato dal padre. È successo ad esempio due anni fa, un po’ più a sud. Nell’ambito della procedura relativa al rifacimento del centro commerciale Serfontana è pervenuta un’opposizione che nel 2023 ha portato a un accordo fra le parti e a uno smussamento degli aspetti ritenuti più controversi da parte degli opponenti, portando alla risoluzione della diatriba e al ritiro dell’impugnazione. Difficile dire se in questo caso possa accadere lo stesso.