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Aggressioni al Blu Martini e omicidio di Chiasso in aula

Quattro gli imputati che in aprile alle Assise criminali di Lugano dovranno rispondere di accuse per gravi fatti di violenza tra il 2023 e il 2024

Gli agenti sul luogo dell’omicidio di Chiasso, nel marzo 2024
(Ti-Press)
6 febbraio 2025
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Dal tentato omicidio all’assassinio. Queste le accuse, nelle più gravi delle ipotesi, dalle quali dovranno difendersi quattro imputati durante il processo che si svolgerà dal 15 al 17 aprile alle Assise criminali di Lugano. Ben noti i fatti di cronaca che riguardano gli accusati: dalle aggressioni alla discoteca Blu Martini di Lugano capitate a inizio 2023, all’omicidio di un 50enne avvenuto il 1° marzo del 2024 a Chiasso. Le prime indagini sono state guidate dal procuratore generale sostituto Moreno Capella, mentre la seconda inchiesta dal procuratore pubblico Zaccaria Akbas.

Due inchieste in un processo

E proprio questa è una delle caratteristiche principali della tre giorni processuale: la congiunzione di due distinte inchieste, condotte infatti da due diversi procuratori, in un unico procedimento penale. Una rarità, considerata anche la gravità soprattutto del fatto di sangue chiassese, dovuta al fatto che uno degli imputati è implicato in entrambe le vicende. E proprio per evitare che questi subisca due processi è stato deciso di far confluire tutto in uno. Si tratta del 28enne somalo colpevole dell’uccisione nella cittadina di confine, fatti per i quali è accusato in via principale di assassinio e in via subordinata di omicidio. Il giovane è stato reo confesso sin da subito pertanto la difesa, rappresentata dall’avvocata Marina Gottardi, si batterà per evitare la condanna per l’imputazione più grave tra le due.

Il 28enne inoltre è coinvolto in almeno una delle due aggressioni che hanno scosso la discoteca Blu Martini di Lugano a inizio 2023. Proprio a seguito di quegli episodi era già stato arrestato e successivamente rilasciato con cinque misure sostitutive alla carcerazione ordinate dalla Corte dei reclami penali: obbligo di risiedere stabilmente presso l’abitazione dei genitori, obbligo di presentarsi settimanalmente in polizia, obbligo di restare a casa durante la notte, obbligo di restare a disposizione del pp e della polizia, divieto di avvicinamento e di contatto verso la persona che aveva aggredito.

Le difese contestano il tentato omicidio per i fatti in discoteca

L’interpretazione giuridica dei fatti capitati due anni fa nel locale notturno cittadino differisce notevolmente tra pubblica accusa e difesa. Di certo c’è che, per motivi da chiarire in aula, ci sarebbe stato un parapiglia con diverse persone coinvolte e venute alle mani. Gli imputati sono accusati di tentato omicidio, perché tra le vittime ci sarebbe anche un uomo che avrebbe ricevuto dei colpi alla testa. Una versione contestata dalle difese, che infatti si batteranno per un proscioglimento o per una condanna per aggressione, a seconda dei casi. Oltre al già citato 28enne, anche gli altri imputati sono personaggi noti alla cronaca giudiziaria.

La maxi rissa e il precedente del 2017

Si tratta di un cittadino svizzero 30enne, un boliviano coetaneo e un cubano – difesi rispettivamente dagli avvocati Carlo Borradori, Sabrina Aldi e Marco Morelli –, tutti già processati e condannati nel 2019 per un altro episodio di violenza accaduto sempre all’esterno della discoteca di via al Forte. Era l’ottobre del 2017 e una disputa sorta fra due bande rivali per motivi apparentemente legati alla gelosia – in realtà un regolamento di conti per il controllo del traffico di droga – era sfociata in una maxi rissa che tra spintonamenti, pugni e accoltellamenti. Sul posto era spuntata persino una pistola carica, fortunatamente non utilizzata. Una dozzina in totale le persone coinvolte, la metà rimase ferite e tre di queste gravemente con arma da taglio. L’inchiesta era già allora stata condotta da Capella, che aveva ereditato l’incarto dall’ex procuratore generale sostituto Antonio Perugini. La Corte presieduta dall’ex giudice Mauro Ermani li aveva condannati a pene fra i quattro i cinque anni.

E proprio l’ex presidente del Tribunale penale cantonale (Tpc) avrebbe dovuto presiedere anche questo nuovo dibattimento, che avrebbe dovuto svolgersi a gennaio ma che è stato rinviato per il noto caos interno al Tpc sfociato, fra l’altro, nelle dimissioni di Ermani. La Corte sarà dunque presieduta da Amos Pagnamenta.

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