laR+ Luganese

Fa saltare il bancomat di Comano, condannato a 2 anni di carcere

Il 31enne, reo confesso, è stato giudicato colpevole del reato di furto tentato ed esplosione che ha causato un danno di 138mila franchi alla banca

L’imputato si è detto cambiato
(Ti-Press)
6 dicembre 2024
|

È tornato in aula il 31enne moldavo e rumeno che nel 2019, insieme a un amico, ha fatto saltare in aria il bancomat della Raiffeisen di Comano per rapinarlo. Lo scorso agosto la Corte delle Assise criminali di Lugano aveva ritenuto troppo blanda la pena proposta dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis e concordata con il difensore Michele Sisini. E quindi ecco che oggi è ricomparso dinnanzi al giudice Mauro Ermani (giudici a latere Renata Loss Campana e Aurelio Facchi), dove un verdetto c’è stato. L’uomo è stato condannato alla pena detentiva due anni e tre mesi interamente da espiare e all'espulsione della Svizzera per 7 anni. È stato dunque ritenuto autore colpevole di furto tentato, danneggiamento con danno considerevole (138mila franchi), esplosione e infrazione alla Legge sugli stranieri.

‘Non si è distanziato dall’ambiente criminogeno’

Per la commisurazione della pena, la Corte ha tenuto conto del tempo trascorso dai fatti e del suo comportamento in carcere. «Ma la colpa dell'imputato – ha affermato Ermani – è più vicina al grave che al medio. L'imputato ha inoltre precedenti specifici importanti e appena è uscito di prigione ha fatto le stesse cose. Sapeva che prima o poi lo avrebbero catturato, lo ha detto lui stesso. Non si è per niente distanziato dall'ambiente criminogeno».

‘Motivi futili e inconsistenti’

Durante la requisitoria, la pp aveva invece formulato una proposta di pena di due anni, affidando la decisione di una sospensione alla Corte e l’espulsione dalla Svizzera per un periodo di otto anni. «L’imputato, con il suo tentativo di sottrarre denaro contante dal bancomat ha cagionato un danno considerevole di 138mila franchi. Non va dimenticato che così facendo avrebbe potuto mettere a rischio la vita di altre persone, compresa quella del suo correo». Per l’accusa, «i motivi che lo hanno spinto ad agire in questo modo sono apparentemente di carattere economico, ma in realtà non aveva in quel periodo impellenti necessità di denaro. Pertanto, ha consapevolmente intrapreso la strada dell’illegalità e le ragioni del suo agire sono futili e inconsistenti».

‘Merita un’altra opportunità’

Dal canto suo, la difesa aveva chiesto che la pena non eccedesse i 24 mesi e che fosse parzialmente sospesa. L’avvocato Sisini ha sottolineato il fatto che il 31enne «da allora ha dato una svolta alla propria esistenza, prodigandosi per guadagnarsi da vivere onestamente. Merita dunque che gli venga concessa un’altra opportunità». Tuttavia, il difensore non si è opposto all’espulsione.

I fatti, lo ricordiamo, risalgono al 22 ottobre 2019 – e si inseriscono in una stagione piuttosto lunga di fatti simili –, ma sono sbarcati in aula penale solo cinque anni dopo in quanto i due responsabili si sono dati alla fuga e al momento uno dei due risulta ancora latitante. I due criminali hanno preso di mira un bancomat che oggi non c’è più ma che, con la sua caratteristica forma cilindrica, era un elemento noto del paesaggio di Comano. Si trovava in via Cureglia, di fronte allo stabile della Rsi ed era già stato oggetto di interesse di malviventi. Nel 2016 infatti era stato dato alle fiamme. In questo secondo caso, si è trattato di un’esplosione. Nel cuore della notte, attorno alle 3.30, grazie a una bombola di gas acetilene da cinque litri i due hanno fatto saltare in aria lo sportello; con loro, i necessari attrezzi da scasso, con l’obiettivo poi di rapinarlo. Tuttavia, la miscela di gas e l’innesto a filo elettrico hanno fallito nel tentativo, cosicché i due sono fuggiti.

Lo scorso agosto, il giudice Amos Pagnamenta aveva considerato la pena proposta dalla pubblica accusa – ossia tre anni, dei quali solo otto mesi da scontare, e l’espulsione dalla Svizzera per cinque anni – poco adatta e aveva dunque fatto sì che l’atto d’accusa fosse rimandato al Ministero pubblico. L’imputato, nel frattempo è rimasto in carcere. Esperienza che in passato ha vissuto anche in Austria e in Italia, per reati analoghi.

Oggi in aula, le sue parole sono state di riscatto, proprio considerato il suo bagaglio criminale. «Mi dispiace per quanto ho causato in quel periodo buio della mia vita – ha espresso –. Ma sono contento di poter dire di essere riuscito a cambiare. Chiedo che mi sia data un'altra possibilità per proseguire una vita normale in società, guadagnando onestamente».

Leggi anche: