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Il truffatore Svizzero insiste sulla sua innocenza

Si è tenuto a Lugano il processo in appello al sedicente consulente finanziario, condannato a settembre per diverse truffe milionarie

‘Milioni sottratti per vivere in modo dissoluto’
(Ti-Press)
23 maggio 2024
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Un processo in appello che non aggiunge nulla di nuovo, quello con protagonista il truffatore Nicolò Svizzero, svoltosi questa mattina a Lugano. Il 45enne italiano, soprannominato ‘il broker dei vip’, è già stato condannato in prima istanza nel settembre del 2023 a una pena detentiva di 6 anni interamente da scontare, oltre al risarcimento di 29 milioni alle sue vittime. Il dibattimento odierno è parso una copia sbiadita di quello precedente, con Svizzero che ha continuato a professare la propria innocenza e ad avvalersi della facoltà di non rispondere (per poi rispondere lo stesso); il suo avvocato difensore Costantino Castelli che ha nuovamente chiesto l’annullamento del processo in virtù del principio ne bis in idem; e il procuratore pubblico Andrea Gianini che ha sostanzialmente rimarcato le tesi e le richieste presentate in prima istanza.

La sentenza del 2023, emessa da una Corte presieduta da Amos Pagnamenta, è stata impugnata da Castelli che in primo grado ha chiesto il proscioglimento. Ma anche il pp ha presentato appello adesivo, contestando il proscioglimento dall’accusa di falsità in documenti, la mancata aggravante nel reato di truffa, e la decisione di non espellere Svizzero dal territorio elvetico, in quanto secondo la Corte non costituisce un pericolo per l’ordine pubblico.

Gianini: ‘Non sono un forcaiolo’

Durante la sua arringa, il pp ha ripercorso le vicende che hanno visto coinvolto Svizzero, che tra il 2010 e il 2018, ha truffato diverse persone di sua conoscenza, alcune delle quali residenti in Svizzera, convincendole ad affidargli diversi milioni dietro la promessa di grandi ritorni di investimento, e spendendoli invece per permettere a sé stesso e alla sua famiglia di vivere nel lusso. «Parliamo di 24 milioni andati in fumo – ha detto Gianini alla giuria –, più di cinque volte di quanto guadagnerebbe una persona normale con uno stipendio medio in tutta la sua vita. Non si può negare che abbia agito alla stregua di una professione, si è impegnato a truffare ogni qualvolta se ne presentava l’occasione e l’esigenza». Riguardo alle richieste di pena, il pp ha proseguito: «Non sono un forcaiolo, ma non mi opporrei se la pena venisse aumentata. Tornando all’espulsione, mi sembra strano dire che non venga definito pericoloso. Inoltre ha ammesso di non avere familiari e contatti professionali in Ticino. Ha fatto un danno di oltre 24 milioni per vivere una vita dissoluta, e anche oggi non ha mostrato alcun segno di pentimento». Ha dunque concluso chiedendo la conferma della sentenza e l’espulsione dalla Svizzera.

L’avvocato Marco Bertoli, rappresentante di quattro accusatori privati che si sono visti sottrarre complessivamente 6 milioni di franchi, ha rimarcato la propria delusione per il mancato ravvedimento da parte dell’imputato. «Mi sarebbe piaciuto vedere un atteggiamento diverso».

‘È già stato processato per i medesimi fatti’

Nell’arringa difensiva, Castelli si è concentrato sul principio del ne bis in idem, che indica come una persona non possa essere condannata due volte per gli stessi fatti. Svizzero è stato infatti condannato in Italia nel 2021, a due anni e dieci mesi per abusivismo finanziario. Nel primo dibattimento, la Corte aveva ritenuto che si trattasse di due reati differenti, respingendo la richiesta di annullamento. «Sono esattamente gli stessi fatti – ha detto Castelli –, così come le denunce sono le stesse, formulate dalle stesse persone quasi contemporaneamente. L’identicità dei fatti converge in tutti i suoi elementi, l’unica differenza è il capo d’imputazione. Nel caso si dovesse decidere comunque per una condanna, ritengo che non possa essere condannato a una pena superiore a quella che gli sarebbe spettata in Italia, corrispondente a un massimo di tre anni». «Non ha truffato dei piccoli risparmiatori – ha aggiunto –, ma dei milionari che hanno spontaneamente deciso di affidargli i loro soldi».

‘Fraintesi i miei sentimenti’

Interpellato a fine dibattimento dalla presidente della Corte d’appello Giovanna Roggero-Will, Svizzero ha ribadito la propria estraneità ai fatti. «Mi spiace che il procuratore pubblico – ha detto – abbia ulteriormente frainteso le mie emozioni e i miei sentimenti. Sono dispiaciuto per quanto successo, ma ero solamente un consulente e non ero informato su altre tematiche».

La decisione della Corte è attesa nelle prossime settimane.

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