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Fare l’artista di strada? ‘A Lugano è più difficile’

Lo sfogo di alcuni professionisti del settore, che lamentano la poca flessibilità e la scarsa tolleranza delle autorità rispetto ad altre città svizzere

Francesco ‘Cesco’ Laganara, in primo piano, e Alfredo Baumann nel riquadro in alto a sinistra. I due artisti assieme nel riquadro in alto a destra
24 luglio 2023
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È un mestiere con tante incognite e poche certezze, per farlo ci vuole molta passione. Essere artisti di strada non è semplice. E a Lugano è ancor più difficile che in altre località. Parola degli artisti stessi, che lamentano una serie di limitazioni al proprio lavoro, dalle autorizzazioni agli orari passando per i luoghi dove esibirsi e alla tolleranza. I margini di miglioramento, insomma, sono numerosi. Ne abbiamo parlato con alcuni di loro.

«Ci sono diversi ostacoli, più o meno importanti. A cominciare dalla conoscenza: negli uffici che rilasciano le autorizzazioni spesso gli impiegati sanno poco o nulla del nostro lavoro. Una volta mi sono persino sentito dire ‘questo non è un lavoro’». A parlare è Francesco Laganara, in arte Cesco, mimo 24enne residente a Zurigo e che si è esibito più volte anche a Lugano negli ultimi anni. «A Lugano vengono conferiti quattro permessi all’anno, che durano tra uno e quattro giorni – obbligatoriamente consecutivi – per autorizzazione, per un totale di al massimo sedici giorni all’anno e solo se non ci sono eventi. È poco». Nelle altre grandi città non ci sono queste limitazioni? «A Zurigo, Berna e Basilea no. A Ginevra e Losanna sì, ma sono molto più permissivi. A Ginevra, ad esempio, per i residenti non ci sono restrizioni, per i cittadini europei si possono chiedere fino a novanta autorizzazioni all’anno e per gli altri al massimo nove».

‘Perché il sabato pomeriggio non si può?’

Altra questione ‘operativa’: le fasce orarie e i giorni durante i quali si possono fare gli spettacoli. «Dal lunedì al sabato dalle 12 alle 13.30 e poi dalle 18 alle 20.30, e il giovedì fino alle 21 in concomitanza con l’apertura serale dei negozi. Alla domenica gli spettacoli sono vietati – spiega Cesco –. Sono orari limitanti e poco adeguati. La pausa fra le 13.30 e le 18 potrebbe essere abolita. O quantomeno far iniziare la fascia serale prima, dato che alle 18 i pochi luoghi dove possiamo esibirci spesso sono già spopolati o quasi. E poi il sabato è una limitazione incomprensibile, visto che la maggior parte delle persone passeggiano al pomeriggio e alle 18 i negozi sono già chiusi. Inoltre, la città spesso è piena anche la domenica, perché precluderci questa possibilità?». Anche in questo caso, dal confronto con altre realtà urbane elvetiche, Lugano appare meno permissiva. «A Zurigo ad esempio gli spettacoli sono permessi dalle 10 alle 22, con l’indicazione di spostarsi 30 minuti per non arrecare eventuale disturbo fonico solamente negli stessi luoghi. Ma da parte della polizia c’è tolleranza. Nelle altre città ci sono fasce orarie più limitate rispetto a Zurigo, ma più flessibili di Lugano. A Berna, per esempio, sono dalle 11 alle 14 e dalle 17 alle 21 e il sabato dalle 10 alle 21».

Procedure da snellire, più giorni e spazi

Per il mimo, e influencer – Cesco vanta circa un milione di follower su TikTok –, la Città potrebbe fare di più anche dal côté ‘geografico’: «Possiamo esibirci solo in piazza Dante e in poche altre vie del centro, ma ad esempio in via Nassa ci sono prevalentemente negozi di lusso e non tutti gradiscono la nostra arte. In città però ci sono diversi altri luoghi dove potremmo esibirci, da piazza Manzoni alla rivetta Tell, ma non è consentito». «Un altro aspetto migliorabile è l’organizzazione». In che senso? «A Lugano, a differenza di altre città, non è possibile richiedere l’autorizzazione online ma bisogna presentarsi di persona. Le procedure si potrebbero snellire. E anche alzare il livello artistico. A Firenze, ad esempio, c’è una direzione artistica alla quale proporre il proprio spettacolo, indipendentemente dai titoli di studio che uno possiede, la quale decide se il candidato è idoneo o meno a esibirsi in città. Ma facendo valutazioni artistiche. A Milano anche c’è una direzione artistica competente che decide e per gli artisti c’è un’app, si chiama Open stage, sulla quale è possibile registrarsi con tutti i propri documenti e prenotare le postazioni dove si desidera esibirsi».

‘Se sgarriamo, non lo facciamo in malafede’

Dal discorso con Cesco emerge che non si desidera un Far West, ma solo una maggior flessibilità nelle regole «per un maggior riconoscimento del lavoro che facciamo». E più tolleranza. «È cambiato anche l’approccio della polizia – osserva –. Premesso che come dovunque ci sono poliziotti più tolleranti e altri meno, in generale prima percepivamo più tolleranza, ad esempio se andavi lungo di 5 o 10 minuti per concludere lo spettacolo. Questo adesso è cambiato. Una volta mi hanno chiesto i documenti, ma io ho regolare permesso di soggiorno e autorizzazione per fare quello che faccio. Mi sono sentito un criminale. Bisognerebbe capire che il nostro è un lavoro e che se capita di sgarrare, non lo si fa in malafede». Problemi simili li solleva anche Alfredo Baumann, lunga esperienza dapprima con le marionette e ora come pagliaccio. Una passione che lo ha portato a specializzarsi conseguendo un diploma per clown a Parigi. Il 35enne da non molto tempo vive a Lugano e con la compagna, musicista e attrice, si esibisce in spettacoli di danza comica. «Sì, a Lugano purtroppo gli spazi e le modalità per esprimersi sono ridotti. Viene data la possibilità, è vero, ma io la vedo più come una concessione simbolica. Le condizioni non sono realmente lavorative e non garantiscono continuità».

‘L’unica multa l’ho presa qui...’

Le problematiche sollevate, e le possibili soluzioni, sono le medesime di Laganara. Dalle aree dove è permesso lavorare («pochissime») all’uso dell’amplificatore («si potrebbe consentirlo almeno limitatamente e a volume moderato»), fino ai permessi concessi («gli artisti dovrebbero poter lavorare tutto l’anno, perché noi viviamo di questo») e alla scarsa tolleranza («una volta chiudevano gli occhi almeno al Parco Ciani, adesso nemmeno più lì. In tutta la mia esperienza artistica, l’unica multa che ho mai preso è stata qui a Lugano...»). Anche Baumann lavora regolarmente in diverse altre città svizzere, oltre che europee, e c’è la percezione di una «popolazione più giovane, una maggior flessibilità e in generale una cultura più ricettiva nei confronti di quest’arte. A Lugano, e in generale in Ticino, c’è una certa chiusura, tranne che in momenti specifici ma istituzionalizzati».

‘Non siamo accattoni’

Il riferimento è, ad esempio, al Buskers Festival di Lugano – del quale si è appena conclusa la quindicesima edizione – o al Festival Artisti di strada di Ascona, che va in scena ogni primavera. «Ma questa non è un’arte istituzionale, o almeno non solo – puntualizza Baumann –: è nella sua natura rompere le regole e gli schemi, aprire nuovi spazi nelle aree pubbliche». A Lugano è anche stata avviata di recente una campagna contro gli accattoni. Non è che magari c’è un po’ di confusione sul tema, da parte di alcune persone poco tolleranti alla vostra presenza? «Forse. Però c’è una grande differenza. Credo che l’eventuale fraintendimento possa derivare dal fatto che anche noi chiediamo soldi. Ma è normale che sia così: vengono chiesti anche per accedere ai concerti o ai musei. Credo sia proprio un problema di percezione dovuto alla mentalità e alla cultura. Le autorità potrebbero dimostrare più apertura e anche queste cambierebbero. Ad esempio cominciando con un regolamento che possa incentivare il nostro lavoro, non ostacolarlo» conclude l’artista.

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