Luganese

Ex Macello: ‘I retroscena dello sgombero andranno chiariti’

Nelle 93 pagine della sentenza della Corte dei reclami penali, emergono incongruenze nell'inchiesta del pg Andrea Pagani, che dovrà riaprirla

Le macerie di uno degli edifici dell’ex Macello restano
(Ti-Press)
29 giugno 2023
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«Devo ancora esaminarla nel dettaglio, ma la sentenza della Corte dei reclami penali sconfessa le conclusioni alle quali è giunto il procuratore generale Andrea Pagani, ovvero che la demolizione di un edificio dell'ex Macello di Lugano è dovuta a un errore di comunicazione tra il Municipio di Lugano e la Polizia cantonale. Un errore attribuito a una situazione di emergenza (e di necessità). Conclusioni che non ci avevano convinto e non hanno convinto nemmeno i giudici della Corte dei reclami penali (Crp)». L’avvocato dell’associazione “Addio Lugano bella” Costantino Castelli, che aveva presentato ricorso, non ha peli sulla lingua nel commentare la sentenza di 93 pagine firmata da tre giudici della Corte dei reclami penali (tra i quali l’ex sostituto procuratore generale Nicola Respini) che, di fatto, obbliga il procuratore generale Andrea Pagani a completare l’inchiesta penale sulla demolizione dell'ex Macello di Lugano, respingendo al mittente il decreto di abbandono risalente al dicembre del 2021.

Accertamenti da completare

Quali sono gli aspetti dell’inchiesta penale che non sono stati approfonditi a sufficienza? «Il procuratore generale dovrà rivedere gli accertamenti che l’hanno condotto a optare per un decreto di abbandono dell’inchiesta. Non sono stati chiariti completamente tutti i retroscena che hanno condotto allo sgombero e alla demolizione di uno degli edifici dell’ex Macello – risponde l’avvocato Castelli –. Per questo, al pg è stato imposto di procedere con ulteriori verifiche interrogando anche altre persone». Quali persone? «Alcuni dovranno essere sentiti nuovamente, tra questi la municipale Karin Valenzano Rossi. Tra le ‘nuove’ persone da interrogare, figura il consigliere di Stato Norman Gobbi. Poi, dovranno essere sentiti anche l’ex municipale e capodicastero Polizia di Lugano Michele Bertini, il comandante della Polizia di Lugano Roberto Torrente e il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi, ma anche la titolare del Dicastero immobili di Lugano Cristina Zanini Barzaghi (mai stata sentita in precedenza in un eventuale scenario di demolizione)».

Presunto abuso di potere non verificato

In particolare, continua il legale dell’Associazione ‘Addio Lugano Bella!’, «il procuratore dovrà richiedere documentazione ulteriore che riguarda la consapevolezza precedente alla decisione di disdetta della convenzione sottoscritta dalle parti nel dicembre 2002, poi, più recentemente di sgombero e di demolizione da parte sia della Polizia cantonale che del Municipio di Lugano su alcuni degli scenari di quella situazione». Come potrebbe esplicitarsi il presunto reato penale di abuso di potere? «Il reato di abuso di potere si realizza quando un’autorità politica o di polizia utilizza i poteri che gli sono stati conferiti, per attuare provvedimenti ai danni di qualcuno, senza rispettare le regole – osserva Castelli –. Nel caso concreto (dell’ex Macello, ndr), il reato potrebbe esplicitarsi sia a livello di procedura edilizia (non rispettata visto che è stato abbattuto uno stabile senza autorizzazione, verifiche e perizie), sia a livello di danneggiamento di tutti gli oggetti personali che erano nell’edificio. Avrebbe potuto concretizzarsi nella messa in pericolo della vita delle persone per la presenza di amianto nell’immobile, per fortuna accertata solo in misura non pericolosa per la salute pubblica. Questi atti potrebbero essere stati tramite di un abuso di potere: non è stato chiarito se da parte della polizia o del Municipio».

Quale sbaglio e da parte di chi?

Ciò che stride, rispetto alla narrazione istituzionale e rispetto a quanto si poteva immaginare, è che lo scenario di demolizione, a livello di polizia e anche con alcuni municipali, di uno degli edifici dell'ex Macello fosse stato discusso ben prima della notte tra il 29 e il 30 maggio del 2021, anche se l’ex sindaco Marco Borradori e la titolare del Dicastero polizia Valenzano Rossi avevano sempre negato di aver avuto indicazioni in tal senso. «La Corte dei reclami penali non ha seguito la tesi di un apparente errore di comunicazione della polizia, che ha portato alla demolizione di uno degli edifici dell’ex Macello», conclude l’avvocato.

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