Luganese

Lugano, una palazzina al posto di una villa del 1914

Svettano le modine in via Maderno 21 su un edificio non vincolato come bene culturale, che venne progettato dagli architetti Paolito ed Ezio Somazzi

In sintesi:
  • In via Maderno 21 a Lugano sono comparse delle modine
  • Per il comparto il Piano regolatore di Lugano concede la possibilità di realizzare un edificio R7
  • La residenza costruita nel 1914 non è inserita nella lista degli edifici meritevoli di tutela. Per la Stan sarebbe però da conservare.
Pubblicata la domanda di costruzione
9 maggio 2023
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Qualcuno sicuramente storcerà il naso per l'ennesima palazzina destinata a prendere il posto di una villetta con giardino. Quelle modine spuntate a Molino Nuovo, lungo via Carlo Maderno, all'incrocio con via Giuseppe Buffi, non sono però fuori luogo. Il Piano regolatore di Lugano, per il comparto in questione, concede infatti la possibilità di realizzare un edificio R7, la zona nella quale si può costruire fino a un'altezza massima di 22,70 metri.

Per la Stan, è da conservare

Da un altro punto di vista, fuori luogo potrebbe essere, invece, la mancata tutela da parte dell'autorità cittadina. La residenza signorile ha infatti più di cento anni. Risale al 1914 e venne progettata da Paolito ed Ezio Somazzi, conosciuti come gli architetti dei grandi alberghi. L'oggetto non è tuttavia inserito nella lista degli edifici meritevoli di tutela: non se ne fa cenno nella prima variante di Piano regolatore di Lugano, né nella seconda, che ha esteso a 131 i beni culturali degni di conservazione. La Società ticinese per l'arte e la natura (Stan) ha messo in evidenza questa lacuna nelle sue osservazioni inoltrate alla Città di Lugano lo scorso febbraio.

Un immobile plurifamiliare

La villetta era di proprietà della famiglia Wicki. Nel frattempo, è stata venduta a una società, che ha inoltrato la domanda di costruzione in pubblicazione all'Albo comunale della città. Una domanda che include la demolizione dell'edificio esistente e l'edificazione di un immobile a carattere residenziale plurifamiliare. Tuttavia, basta uno sguardo inesperto, per capire che si tratta di una casa storica, anche senza conoscere i dettagli legati all'anno di costruzione o al nome degli architetti che l'hanno progettata. A maggior ragione, se pure gli architetti della Stan la considerano meritevole di salvaguardia.

Attorno, tre oggetti tutelati

Attorno alla residenza ci sono ben tre beni culturali considerati tali dall'autorità cittadina. A est, oltre la via Maderno, ce ne sono due: la chiesa del Sacro Cuore e la casa parrocchiale, mentre, a ovest all'incrocio tra via Buffi e viale Franscini, c‘è l'edificio Ghioldi, progettato dall'architetto Antonini. Forse non abbastanza per poter invocare il perimetro di valorizzazione, che comunque non c'è. Un perimetro di valorizzazione che, se fosse stato introdotto, avrebbe potuto imporre il controllo degli interventi architettonici e urbanistici nelle immediate adiacenze dei beni culturali tutelati e che, dopo una sentenza del Tribunale federale risalente a tre anni fa, salvò il villino di Loreto, con giardino, edificato nel 1911, su progetto dell'architetto Giuseppe Bordonzotti.

L'Isos non basta

La Stan, nelle sue osservazioni, evoca proprio i perimetri di valorizzazione, che "sono da valutare per tutti i beni da proteggere e devono prevedere una congrua distanza e volumi compatibili per nuove edificazioni in prossimità dei beni, anche in attenuazione delle possibilità edificatorie date dal Piano delle zone". Inoltre, per la valutazione di un'eventuale tutela, non basta il criterio legato alla segnalazione dell‘’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d'importanza nazionale (Isos), che ha quale scopo principale la salvaguardia degli insediamenti, i quartieri e tessuti urbani, non i singoli edifici. Il fatto che l'edificio, non solo quello in questione, abbia tanti anni, potrebbe essere un principio da tenere in considerazione nell'ambito di una schedatura di tutti gli oggetti presenti sul territorio cittadino.

Senza, si toglie il respiro alla chiesa

La residenza di via Maderno, è peraltro un edificio in stile Liberty, che la Stan aveva chiesto all'autorità cittadina di considerare quale bene culturale, proprio perché "con il giardino, fa respirare la chiesa del Sacro Cuore". Oltre al valore della villa, che venne progettata da architetti rinomati, andrebbe infatti soppesato il valore del vuoto rappresentato dal relativamente ampio prato verde davanti alla residenza dà l'idea di uno spazio pubblico, di una piazza virtuale, anche se è privato. Sempre secondo la Stan, occorrerebbe che la Città provvedesse a schedare tutti gli edifici storici.

Qualche passo avanti

Eppure, qualche passo avanti è stato fatto. La seconda variante di Piano regolatore beni culturali 2, sezioni di Castagnola e di Lugano, ha aggiunto 33 oggetti meritevoli di salvaguardia, rispetto alla lista votata dal Consiglio comunale oltre dieci anni fa. La variante è stata pubblicata all'albo comunale fino allo scorso 22 febbraio e potrebbe essere completata. Il problema è che in attesa di quella che potrebbe essere la terza variante, avanti di questo passo, rischia di restare ben poco da esaminare ed eventualmente conservare.

Altri edifici da salvaguardare

Per alcuni edifici specifici, nelle sue osservazioni, "la Stan non si capacita che non siano state elaborate schede", in quanto "alcuni oggetti rivestono un interesse che avrebbe meritato una discussione ora". La Stan si riferisce agli edifici degli anni Trenta, che si trovano in via Lavizzari 10, in via Frasca 8, in via Somaini 3 e in via Gerso al civico 4 e 6. Si parla inoltre di oggetti liberty come il villino Marazzi in via monsignor Jelmini 4, la casa d’appartamenti in via Olgiati 6, la palazzina di uffici annessa all’ex Veladini in via Besso 44 e la villa Augusta in via Breganzona 4.

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