Luganese

Quel bisogno patologico (e criminale) di piacere agli altri

Condanna sei mesi di prigione da espiare, contro i nove chiesti dall'accusa, per il 35enne luganese che faceva carte false per ottenere carte di credito

Il condannato offriva a tutti pur di sentirsi apprezzato
(Ti-Press)
11 aprile 2023
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Dovrà trascorrere 28 mesi in prigione (di cui cinque già scontati), il 35enne apparso oggi davanti alla Corte delle Assise criminali di Lugano, per aver truffato ripetutamente e per mestiere, falsificando documenti e certificati, danneggiando persone e istituti per svariate decine di migliaia di franchi. La condanna odierna a sei mesi da espiare è leggermente inferiore ai nove chiesti dal procuratore pubblico Andrea Gianini. Per il giovane luganese è stato ordinato anche un trattamento ambulatoriale per i suoi disagi psichici, che secondo la perizia psichiatrica sarebbero all’origine del suo comportamento criminale.

‘Un pericolo per la società’

L’uomo era già stato condannato nel maggio del 2022 per fatti analoghi, concretizzando una truffa di oltre 450mila franchi, crimine per il quale era stato condannato a una pena di 30 mesi, di cui 22 sospesi. Non è trascorso che qualche giorno dal suo rilascio che il giovane ci è nuovamente ricascato. Considerati i reati contenuti nell’atto di accusa odierno, oltre ai soldi ottenuti ai danni di persone che non lo hanno denunciato, i debiti accumulati dal 35enne superano il mezzo milione di franchi. «Non riesce a controllarsi ed è diventato molto bravo a ottenere prestiti e carte di credito – ha dichiarato Gianini –. È un pericolo per la società, con un debito che non sarà mai in grado di ripagare se continua per questa strada».

«Nell’arco di un lasso di tempo relativamente breve, ha creato sette identità fittizie, una volta terminate quelle dei suoi amici e familiari» ha rilevato il pp. Diverse le richieste di carte di credito, una trentina, di cui undici hanno avuto successo, a causa della mancanza di controlli da parte degli istituti che le rilasciavano. «Non ha mai agito per motivi onorevoli, né ha mai tentato di recuperare i soldi, pensando solamente a dilapidarli, spendendo anche migliaia di franchi in una serata in discoteca» ha concluso Gianini. Il procuratore pubblico ha però riconosciuto il disagio psichico del condannato, definendolo «più un caso sociale che criminale».

Necessità di piacere agli altri

All’origine dell’agire criminoso, secondo la perizia psichiatrica presentata dall’avvocato difensore Anna Grümann, vi sarebbe un disturbo patologico dell’attaccamento, che avrebbe spinto il condannato a racimolare illecitamente i soldi per poi spenderli per fare bella impressione. Tra queste spese, v’era anche l’ingente uso di cocaina, che acquistava per offrirla a chiunque, alla disperata ricerca dell’approvazione altrui. Grümann non ha mancato di criticare il trattamento psichiatrico ricevuto dal suo assistito a seguito della precedente sentenza, a suo dire insufficiente rispetto a quanto richiesto. «Per lui era stato predisposto un trattamento terapeutico a cadenza settimanale per aiutarlo a tenere sotto controllo la sua problematica – ha dichiarato durante l’arringa –, ma una volta uscito di prigione gli incontri si sono rivelati essere mensili, dunque insufficienti, ai quali il mio assistito si è comunque sempre presentato».

Cadono le accuse legate alle carte di credito

Stando alla difesa, l’imputato avrebbe da subito ammesso quasi tutte le imputazioni. «Si è preso la responsabilità delle sue azioni e si è dimostrato collaborativo – ha detto Grümann –, arrivando ad ammettere anche colpe che non gli erano state imputate, come l’uso di cocaina». Molte delle imputazioni legate alle carte di credito sono cadute, in quanto «per esservi reato vi dev’essere un danno economico». Pare infatti che le carte di credito che il 35enne è riuscito a ottenere non siano state utilizzate. Per queste ragioni, era stato chiesto che la pena richiesta dall’accusa fosse ridotta di molto e che fosse predisposto un trattamento adeguato.

Un problema di genere

Nel pronunciare la sentenza, il presidente della Corte Amos Pagnamenta ha tenuto conto delle attenuanti presentate dalla difesa, ma anche della propensione a delinquere, sostenuta dall’accusa affermando che il 35enne «non ha imparato molto dalla precedente condanna». La carcerazione risulta però problematica, dato che il 35enne è una persona transgender, ancora in attesa di operazione, e la reclusione all’interno della sezione maschile è per il giovane fonte di grande disagio. «È stata fatta richiesta per un confinamento in una struttura più adeguata nel Canton Berna – ha detto Grümann –, che era stata ritenuta adeguata sia dal pp che dalla perizia psichiatrica. Una settimana fa è però arrivato il loro rifiuto, dovuto al fatto che non accettano persone che sul documento risultano essere di sesso maschile. Era la nostra unica opzione, e al momento non abbiamo un piano B».

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