Luganese

‘Gestivano il traffico di curdi in Svizzera’

Chieste pene di oltre tre anni per due degli imputati, 22 mesi sospesi per il terzo. Chiesta per tutti l'espulsione dal Paese.

Tutti sono in stato di arresto da settembre
(Ti-Press)
29 marzo 2023
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Uno si occupava di trasportare illegalmente i migranti da Varese fino alla safe house di Paradiso, dove il secondo aveva tecnicamente domicilio e si occupava di ospitarli fino all'arrivo del terzo (o di un suo pari) per condurli in Germania. Questi in sintesi sono i ruoli dei tre imputati apparsi quest‘oggi davanti alla Corte delle Assise Criminali di Lugano, presieduta da Amos Pagnamenta. Per i tre cittadini iracheni la procuratrice pubblica Chiara Buzzi ha chiesto rispettivamente tre anni e nove mesi, tre anni e tre mesi, e venti mesi. Le prime due interamente da scontare mentre per l‘ultimo sarebbe sospesa per tre anni. Usura aggravata e incitazione aggravata all‘entrata, partenza o soggiorno illegale: queste le imputazioni principali. Per tutti è stata inoltre chiesta una pena pecuniaria: trenta aliquote da trenta franchi ai primi due, dieci aliquote da trenta franchi al terzo. Infine per tutti è stata richiesta l’espulsione dalla Svizzera, rispettivamente per otto, sette e sei anni, e per i primi due dall’area Schengen. Le arringhe degli avvocati difensori, così come la sentenza, sono attese per domani.

‘Se li arrestate non ci saranno più trasporti illegali’

L‘inchiesta che ha portato all’arresto, oltre dei tre imputati, di altri sei cittadini curdi iracheni, è iniziata grazie a una segnalazione delle Guardie di confine, che avevano notato i movimenti sospetti della macchina del primo passatore. Grazie a essa, ha spiegato Buzzi, la polizia è riuscita a collocare un tracciatore Gps e ambientale, che ha permesso d’intercettare le conversazioni avvenute all’interno dell'auto così come la posizione di questa. Dalle informazioni raccolte, si è potuta identificare un’organizzazione criminale internazionale gestita da curdi iracheni, che si occupava di trasportare i loro compaesani, dietro lauto compenso, dall’Italia alla Germania, o altri Paesi del Nord. Le operazioni erano gestite da un altro uomo, arrestato in Germania dopo che era stato emesso un mandato di cattura internazionale a suo carico, e che attualmente è in attesa di essere estradato in Svizzera per il processo. Quest’uomo, secondo l’accusa, sarebbe un amico d’infanzia dell’imputato di Paradiso, difeso dall’avvocato Andrea Cantaluppi, che a sua volta si sarebbe occupato di arruolare altri compaesani a cui far svolgere il lavoro sporco, mentre lui si sarebbe limitato semplicemente di ospitare temporaneamente i clandestini a casa sua. Un uomo informato dei fatti (che nell’operazione si occupava di trasportare e consegnare il denaro), invitato a deporre durante il procedimento, ha dichiarato che se queste due persone fossero state arrestate, il trasporto illegale di curdi attraverso la Svizzera sarebbe cessato. «Il traffico di questi migranti è effettivamente diminuito, fino quasi a sparire» ha dichiarato Buzzi.

Sfruttamento dello Stato svizzero

Mentre il secondo passatore vivacchiava illegalmente in Svizzera senza fissa dimora, gli altri due risiedono da anni in Ticino a beneficio dello stato sociale. Il primo passatore, un 55enne padre di cinque figli difeso dall’avvocato Yasar Ravi, usufruiva dell’Assicurazione invalidità. L’imputato di Paradiso, anche lui 55enne padre di due figli rappresentato da Davide Ceroni, beneficiava invece dell’Assistenza. Dal momento che entrambi godevano dei lauti compensi dati dalla loro attività illegale, a loro carico vi è anche l’imputazione di truffa subordinata a ottenimento illecito di prestazioni sociali. «Nell’arco di due mesi hanno compiuto almeno 82 viaggi e trasportato almeno 246 migranti, compiendo fino a quattro viaggi al giorno. Direi che la capacità di lavorare c’era eccome» ha detto la pp.

L’imputato in Ai ha però ribadito più volte durante il procedimento il suo precario stato di salute, malgrado vi siano anche prove fotografiche che lo ritraevano mentre aiutava la moglie portinaia nei lavori pesanti. Ravi ha comunque preannunciato che contesterà l’accusa, mentre l’assistito di Cantaluppi ha ammesso di non aver dichiarato le entrate perché cosciente di star compiendo un crimine.

‘Sfruttavano persone in difficoltà’

«Non hanno esitato a sfruttare i deboli e i poveri, persone in una situazione da cui loro stessi erano passati, facendosi versare per questo cifre importanti». Non ha usato mezzi termini la pp, che ha definito le loro colpe estremamente gravi. E il costo di cui dovevano sobbarcarsi le persone trasportate non era effettivamente esiguo, specialmente considerate le loro condizioni. Il viaggio del trasporto dall’Italia alla Germania poteva costare anche novecento franchi, (non è chiaro se a testa o per tutto il gruppo), mentre per una sosta alla safe house, il padrone di casa arrivava a farsi versare anche 150 franchi a persona. Quest’ultimo in particolare contesta gran parte dei trasporti, e minimizza di molto la cifra ricevuta, nonché il suo ruolo all'interno dell’operazione. L’assistito di Ravi afferma invece di essere stato incastrato proprio da lui, scoppiando più volte in lacrime nel corso del procedimento, senza però riuscendo a impietosire la procuratrice. «Sapeva benissimo quello che faceva, ha mentito tutto il tempo fingendo malori che non aveva, sia in prigione che durante l’arresto. È un bugiardo che nega ogni legame con il suo Paese quando dalle intercettazioni è emerso che inviava cifre cospicue in Iraq al fine d’investire in una casa».

Per il terzo imputato, che pare possedere un permesso in Italia, vi è inoltre l’accusa di tentato riciclaggio, per aver provato a portare all’estero oltre 70mila franchi, a suo dire per un’operazione commerciale, ma secondo l’accusa derivante dall’attività illecita.

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