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‘Mezhde è parte della comunità’: oggi la consegna delle firme

Dopo famiglia e conoscenti, anche parte della politica si mobilita per la 32enne curda cresciuta a Lugano, del marito e dei figli, a rischio espulsione

I figli di Mezhde hanno 8 e 4 anni, quest’ultimo è nato in Ticino, e frequentano entrambi le scuole (elementare e dell’infanzia) a Lugano
16 febbraio 2023
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«È un palese caso di buona integrazione». Tra i politici che hanno preso a cuore la storia di Mezhde e della sua famiglia, c’è anche Anna Biscossa (Ps), che sarà presente oggi alle 10 di fronte a Palazzo delle Orsoline a Bellinzona per la consegna delle oltre mille firme a sostegno della causa della donna curda irachena, del marito e dei figli di 8 e 4 anni. Con lei, anche Fabrizio Sirica e Yannick Demaria (sempre del Ps) e Samantha Bourgoin (Verdi): diversi rappresentanti del fronte rosso-verde uniti con i parenti della donna, che si battono per evitare l’espulsione della famiglia. L’Ufficio della migrazione del Cantone ha infatti preannunciato il probabile preavviso negativo riguardo all’istanza per il caso di rigore inoltrata a fine dicembre, concedendo due settimane di tempo per prendere posizione e fornire altro materiale a sostegno della richiesta.

‘È cresciuta fra di noi, è normale che le si apra la porta’

Dopo la famiglia, gli amici e i conoscenti – fra i quali spiccano i compagni della squadra di pallacanestro dei Viganello Caimans nei quali milita il figlio maggiore –, a mobilitarsi ora è dunque anche parte della politica. Per quale motivo? «Riteniamo che sia necessario manifestare la volontà e l’importanza di sostenere questa famiglia, della quale la madre di fatto è cresciuta nel nostro Paese dimostrando la sua totale integrazione, allontanandosi solo per motivi familiari. Cinque anni fa, di fronte alle difficoltà, a un pericolo nel suo Paese d’origine e a un bisogno di protezione per sé e per la sua famiglia, è tornata là dove in fondo è diventata grande. Lei è stata per un periodo importante della sua vita una nostra giovane (dodici anni dal 2000 al 2012, ossia dai suoi 9 ai suoi 21 anni, ndr). È stata parte del nostro sistema scolastico, formativo e professionale, parte della nostra gioventù. Credo che questo debba essere riconosciuto formalmente, garantendo quella protezione richiesta e a nostro giudizio motivata. È cresciuta fra di noi e mi sembra normale che le si apra la porta e si chieda all’autorità federale di riconoscere questo diritto».

‘Risponde al caso di rigore’

Il diritto al caso di rigore che, secondo la legale di Mezhde e della sua famiglia Immacolata Iglio Rezzonico, è dato. Per diversi motivi. Non solo perché dei suoi 32 anni di vita, la maggior parte (17) li ha passati a Lugano e solo una minor parte tra Duhok (città del Kurdistan iracheno, luogo di origine della donna) e il campo profughi in Iran dove è nata durante la Guerra del Golfo. Ma anche perché a Lugano vivono i suoi genitori e le sue sorelle, da dieci anni ormai cittadine svizzere. Il figlio minore, inoltre, è nato in Ticino. «Secondo noi questo caso risponde a tutte le formalità richieste per il caso di rigore – aggiunge la granconsigliera –. Ed è importante che sia il Cantone a certificarlo, perché è stata parte integrante della nostra comunità per un tempo molto lungo. La signora è perfettamente integrata, il marito per suo tramite lo sta facendo e molto bene. Il tempo trascorso qui è servito per un’integrazione linguistica, sociale, ma anche professionale. Il fatto di avere un lavoro, anche se a tempo parziale, è tutt’altro che scontato. E non dimentichiamo che ci sono due bambini, entrambi integrati nel nostro sistema scolastico ed extrascolastico».

Iglio Rezzonico sostiene che il competente ufficio del Dipartimento delle istituzioni abbia approfondito poco il caso, non considerando ad esempio i dodici anni trascorsi qui dalla donna durante l’infanzia e la giovinezza, ma soltanto gli ultimi cinque dopo il rientro dall’Iraq. «Concordo – valuta Biscossa –. Credo non si sia entrati in modo dovuto nel merito, evidenziando, come è invece giusto fare, i molti elementi che sostengono in senso positivo una decisione favorevole al diritto a un caso di rigore per queste persone».

‘Molto chiara la buona integrazione’

Oltre al sostegno personale, ci sono margini di manovra per un intervento anche politico? «Allo stadio attuale temo di no. La prossima seduta di Gran Consiglio si terrà quando le due settimane concesse dall’Ufficio della migrazione saranno già scadute: i tempi per un intervento politico non mi sembrano esserci. Tuttavia, è un caso molto chiaro di buona integrazione e della presenza di elementi che giustificano e sostengono la richiesta. E con la nostra presenza politica vogliamo certificarlo e sottolinearlo. Ci si poteva aspettare infatti che tutto andasse quasi d’ufficio, senza bisogno che la politica intervenisse. Spero quindi che una revisione più approfondita del dossier possa permettere all’Ufficio della migrazione di rendersi conto di quanto tante persone hanno sostenuto e sostengono con la loro firma e la loro presenza oggi a favore di questa famiglia. Ci appelliamo quindi, oltre che al diritto, anche al buon senso e al fatto che il territorio si sia mosso per sostenere la richiesta di accogliere tra noi questa famiglia sulla base di tanti elementi, non da ultimi, è bene ribadirlo, che la signora è cresciuta qui, che la sua famiglia è qui in Svizzera, che un suo bambino è nato qui e che l’altro frequenta le nostre scuole e fa sport tra noi e, infine, che la signora e suo marito lavorano».

Il ‘caso’, ricordiamo, è nato dopo che a fine 2022 il Tribunale amministrativo federale (Taf) di San Gallo ha respinto il ricorso della famiglia su una precedente decisione (negativa) della Segreteria di Stato della migrazione (Sem) del 2020, che negava la richiesta d’asilo politico formulata a seguito di minacce che il marito di Mezhde avrebbe ricevuto nel Paese d’origine e all’origine della decisione di scappare e chiedere riparo in Svizzera, Paese dove da oltre vent’anni vive la famiglia della donna e dove lei stessa è cresciuta. Sem e Taf non hanno creduto alle motivazioni portate dalla coppia per la richiesta d’asilo.

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