Luganese

Non fu violenza carnale: ‘La ragazza accettò il gioco’

La terza giornata in Appello dedicata alle arringhe difensive che chiedono il proscioglimento dell’amico e dei due fratelli

‘Ogni porta era aperta’
(Ti-Press)
9 febbraio 2023
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La ragazza non è andata nella tana del lupo. Un fronte unito quello delle difese, che hanno evidenziato come la ragazza sarebbe stata in realtà libera e consenziente, chiedendo il proscioglimento dei due fratelli e dell’amico dalle imputazioni di violenza carnale e di atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere. Una versione agli antipodi, quella dei tre avvocati, rispetto a quanto presentato ieri dall’accusa dinnanzi alla Corte d’Appello e revisione penale (Carp), che ne ha invece chiesto la condanna. Una condanna decisamente più severa rispetto a quella inflitta ai tre imputati nella sentenza emanata dalla Corte delle Assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Mauro Ermani, lo scorso aprile: dieci anni al principale imputato, sei al fratello maggiore e cinque al minore, che quella notte di fine settembre 2021, avrebbero approfittato, uno alla volta, della vittima.

‘Non è andata nella tana del lupo’

«È chiaro per tutti che si sono trovati in quella stanza per un unico scopo comune, quello di proseguire i baci e le effusioni cominciate per strada, sicuramente non per fare un pigiama party», ha affermato l’avvocata Sandra Xavier, legale del principale imputato, da cui la vittima si è sentita inizialmente attratta. «La ragazza, lo ha confessato lei stessa, si è dimostrata disposta e interessata a seguire due perfetti sconosciuti (l’amico e il fratello maggiore, ndr), scambiarsi baci ed effusioni con entrambi e in contemporanea, a lasciarsi toccare e infine salire in casa per consumare del sesso, dopo averli conosciuti pochi minuti prima». Effusioni e baci che, a mente degli avvocati difensori, non sembra rifiutare, ma che al contrario, contraccambia. «La presunta vittima accetta di salire perché, come da lei ammesso, era intenzionata ad avere un rapporto sessuale con il mio assistito. Ma, dopo gli scambi a tre, è insostenibile che lei non abbia perlomeno dubitato che si sarebbe potuto aggiungere anche il fratello maggiore». Una volta entrati, è quanto emerge dall’analisi della difesa, agli occhi degli imputati «lo scopo è lo stesso per tutti anche per la ragazza che infatti non esita, non tergiversa, non perde tempo». La giovane «non è andata nella tana del lupo, sapeva benissimo di andarci con i due e che all’interno dell’appartamento c’era anche il fratello minore», ha illustrato l’avvocato Mattia Guerra, difensore del fratello maggiore.

‘Nessun espressione di dissenso’

Per gli imputati, la ragazza è sempre stata consenziente. I video presentati fornirebbero la prova inconfutabile di consenso da parte della giovane. I fotogrammi, a mente della difesa, mostrano che la ragazza poteva muoversi. «Lei era disinvolta, capace di capire quello che stava facendo e avrebbe potuto in ogni modo smettere. Aveva un approccio al sesso disinvolto. Ha accettato per gioco che si unisse anche un terzo ragazzo». Le arringhe dei tre avvocati hanno insistito sul fatto che la vittima, se avesse voluto, avrebbe potuto rifiutare di avere quei rapporti sessuali. Sia il primo, che il secondo, che il terzo. «Una donna, in qualsiasi momento – ha espresso Xavier – che abbia venti o quarant’anni, che sia disinibita o impacciata, che sia pudica o svergognata, può cambiare idea e con questo disilludere il suo partner». Ma, «a condizione che lo manifesti in modo chiaro e decifrabile. La verità è che agli atti non vi sono elementi tali per sostenere che la ragazza abbia palesato espressioni di dissenso né fisici né verbali». Inoltre, l’avvocata Clarissa Indemini, legale del minore ha osservato che «ogni porta era aperta e non c’erano elementi di costrizione fisica». Appare «assolutamente incomprensibile e inconcepibile che la vittima sia rimasta in quel letto, lo stesso dove poco prima si è verificato quello che per l’accusa è stato stupro aggravato».

Eloquenti, agli occhi delle difese, alcune espressioni usate dalla ragazza nel momento dell’atto sessuale: «"Fai piano" vuol dire rallenta, non è "smettila", "non voglio", anzi lo stava istruendo sul come fare. È la richiesta di un cambiamento di modalità – ha chiosato Guerra – non di un’interruzione, tanto che la foga del giovane non la spaventava. Aveva la possibilità di opporsi a ciò che non voleva. I polsi e le braccia erano libere. Non era pietrificata e inerme tanto che aveva manifestato un chiaro dissenso alla volontà del fratello maggiore di compiere una penetrazione anale. E lui? Si era immediatamente fermato. Anche per questo è sempre stato convinto di agire con il consenso della ragazza».

Ora spetta alla Carp, presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will, pronunciare la sentenza.

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