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In anteprima il nuovo Rione Madonnetta: salve le case popolari

Intatti gli edifici del 1949. Si aggiungono due palazzi, entrambi residenziali, alti fino a sette piani. Il parco sarà riqualificato: parcheggi interrati

Sarà un puzzle fra vecchio e nuovo
10 febbraio 2023
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Oleandro e Pungitopo. Si chiameranno così i due nuovi edifici residenziali che sorgeranno nel Rione Madonnetta di Molino Nuovo e che andranno ad aggiungersi alle storiche case popolari del 1949. Questi, assieme a una nuova autorimessa e alla rimessa in ordine del parco, sono gli elementi principali della riqualifica del rione. Lo rende noto la Gestione Immobiliare per Istituzionali (Gipi) Sa, in una lettera informativa recapitata nei giorni scorsi ai confinanti, allegando anche alcune immagini in anteprima del progetto.

In arrivo 65 nuovi appartamenti

Saranno in totale 65 i nuovi appartamenti che fra alcuni anni vedranno la luce nel centro del più popoloso quartiere di Lugano. Ventiquattro di questi saranno ricavati nello stabile Oleandro, che sorgerà lungo via Ferri, di fronte alla scuola dell’infanzia. Tutti appartamenti da 2,5 locali, pensati dunque per piccoli nuclei famigliari o studenti, affittabili in un edificio di sette piani esterni e uno interrato. Al pianterreno sono previsti inoltre degli spazi comuni per gli inquilini di tutto il rione. Nella medesima fila, più a sud e dietro allo stabile Mizar, verrà costruito invece Pungitopo. Questo palazzo è composto da una parte più bassa, che si allinea in tal modo alle case del ’49, e da una più alta simile invece a quella di Oleandro. Gli appartamenti saranno quarantuno e di dimensioni e tipologie abitative differenti.

In superficie restano solo 8 posteggi

Il progetto non prevede però solo la costruzione di nuovi edifici residenziali. Verrà infatti realizzata anche un’autorimessa per permettere la riqualifica del parco posto fra le due schiere di case popolari. Attualmente quello spazio è in considerevole parte occupato da parcheggi, che verranno tutti interrati. L’autosilo sarà accessibile da una rampa d’ingresso da via Marco da Carona, dove già oggi si accede ai posteggi esterni. In superficie resteranno unicamente otto stalli per ospiti, disabili e servizi. Per contro, l’idea dei progettisti è quella di ricreare il parco originariamente esistente fra i due caseggiati, dedicandolo interamente ai pedoni.

A breve la domanda di costruzione

Queste le informazioni principali contenute nell’informativa della Gipi, preparata dallo studio d’architettura incaricato della progettazione, guidato dall’architetta Cristiana Guerra di Bellinzona. Il pianificatore generale è invece l’architetto Francis Blouin di Implenia, che si è aggiudicata l’appalto totale. I dettagli del progetto verranno rivelati a breve dalla domanda di costruzione che presenterà la Patrimonium Anlagestiftung, la fondazione d’investimento di Baar (Zugo) che a fine 2021 ha acquistato il comparto dalla Cassa pensioni di Lugano.

Salva l’edilizia popolare postbellica

Oltre alla riqualifica del rione, l’altra notizia è dunque la conferma della salvaguardia delle case del 1949. Realizzate dagli architetti Cavadini & Beeler di Locarno, rappresentano un bell’esempio di edilizia popolare postbellica. Consistono in due blocchi, rispettivamente di 3 e 5 unità, che portano il nome di piante mediterranee – Ginestra, Erica, Biancospino, Lauro, Agrifoglio, Madreselva, Ligustro e Mirto, alle quali ora si aggiungeranno Oleandro e Pungitopo – e che nelle intenzioni iniziali avrebbero dovuto far parte di un progetto più ampio, costituito da otto blocchi di diverse dimensioni formanti un isolato, spiega lo studio progettista nella sua breve relazione di presentazione.

Un iter lungo dodici anni

La salvaguardia del rione, ricordiamo, è stata un tema di cronaca negli ultimi anni. L’ultima variante di Piano regolatore per i beni culturali inserisce infatti anche questi edifici. Nel 2011 il Consiglio comunale aveva già indicato che andavano protetti e così, in una prima variante, il Municipio ha fatto. Tuttavia, la Cassa pensioni cittadina si è opposta ma inizialmente invano: nel 2017 il Consiglio di Stato ha bocciato il ricorso. In secondo grado, nel 2020, il Tribunale cantonale amministrativo lo ha invece parzialmente accolto, annullando il vincolo di protezione e rispedendo il dossier alla Città chiedendo più lumi sulle ragioni della protezione. Dell’anno successivo la cessione alla società zughese e i timori relativi alla speculazione edilizia e una nuova mobilitazione politica, fino alla seconda variante che include nuovamente lo storico quartiere.

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