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Cultura alternativa: il supporto politico c’è

Dopo l’esecutivo, sul tema abbiamo interpellato i gruppi del legislativo. Esclusi Udc e in parte Lega, i tempi sembrano maturi per soluzioni e proposte

Realtà in fermento
(Ti-Press)
26 gennaio 2023
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La cultura alternativa ritrova spazio e legittimità, anche politica, a Lugano. È questa la principale novità che emerge dal dibattito di questi ultimi giorni su uno dei grossi temi delle ultime legislature. Una novità chiaramente riconfermata, certo con sfumature differenti, dai capigruppo delle principali forze politiche rappresentate in Consiglio comunale (Cc) a Lugano: il 2023 potrebbe essere finalmente l’anno della svolta nei rapporti fra istituzioni e queste realtà.

Un’inversione di rotta – ancora non del tutto definita e comunque in fase di assestamento – rispetto ai muri di un paio d’anni fa che fa ben sperare affinché Lugano, e di riflesso il Ticino, possa ricucire questo strappo sociale e finalmente ricollocarsi sullo stesso piano delle altre realtà urbane svizzere. Stavolta sembrerebbe esserci una sincera volontà di provare a voltare pagina, che deve naturalmente trovare una altrettanto rinnovata sponda per potersi concretizzare e confermare nel tempo. Nell’attesa che questo accada, abbiamo interpellato Danilo Baratti (Verdi), Lorenzo Beretta Piccoli (Centro), Lukas Bernasconi (Lega), Alain Bühler (Udc), Rupen Nacaroglu (Plr) e Carlo Zoppi (Ps), ai quali abbiamo chiesto di prendere posizione su quattro aspetti sollevati settimana scorsa dai municipali. A squarciare il velo è stata la socialista Cristina Zanini Barzaghi, seguita dalle reazioni di Tiziano Galeazzi (Udc) e Karin Valenzano Rossi (Plr) e infine dalle prese di posizione del sindaco Michele Foletti (Lega) e del vicesindaco Roberto Badaracco (Plr), che hanno aperto la porta a discussioni e spunti di vario genere.

La Straordinaria - La Tour Vagabonde si sta rivelando un successo. Un’esperienza alla quale dare una continuità? Se sì, dove? L’ex Macello è un’ipotesi plausibile (anche solo temporaneamente)?

Baratti: La Straordinaria piace molto, e forse a tutti. La continuità, certo, sarebbe una bella cosa, ma portare avanti un’iniziativa così densa di appuntamenti richiede un grande impegno da parte di più persone. Andrebbe chiesto a loro se sia pensabile a questi ritmi. Del resto il fascino della Straordinaria è legato anche alla sua presenza temporanea, alla sua itineranza.

Beretta Piccoli: Credo sia un buon esempio di come la cultura alternativa possa inserirsi nell’offerta culturale della Città. Lugano non è infatti solo Lac e Masi, è importante che ci sia apertura anche verso la cultura dal basso. Si tratta a ogni modo di un’esperienza profondamente diversa da quella del Molino: nasce infatti dal dialogo e dalla collaborazione tra promotori e Città. L’indirizzo per il comparto dell’ex Macello è stato definito in maniera chiara e sono scettico in merito a una possibile riapertura anche solo temporanea. Il problema degli spazi rimane però un tema estremamente attuale sul quale purtroppo l’esecutivo ha fatto pochi passi avanti. Dopo l’abbattimento dell’ex Macello erano infatti emerse delle possibili alternative che però non sono state approfondite.

Bernasconi: La Straordinaria conferma che a Lugano c’è spazio per iniziative e proposte diverse rispetto al mainstream culturale del Lac. I giovani apprezzano a dimostrazione che c’è un bisogno di iniziative come questa. Quando si è in presenza di organizzatori validi e capaci è giusto vi sia il sostegno della politica.

Bühler: Un bilancio definitivo lo si potrà dare solo a marzo quando terminerà l’evento. Sussistono delle problematiche di quiete pubblica che dimostrano ampiamente che simili realtà non possono essere poste all’interno delle zone residenziali della città. L’ex Macello resta in ogni caso fuori discussione.

Nacaroglu: La Straordinaria è un’iniziativa assolutamente riuscita, in meno di un mese dalla sua apertura ha colmato un vuoto importante nella scena culturale cittadina. Va fatto un plauso agli organizzatori e al Municipio per averne subito compreso il potenziale. I numeri parlano infatti molto chiaro: sono più di 10’000 le persone che finora sono andate ad ammirare la struttura, assistere agli spettacoli e partecipare alle diverse attività proposte. È un’importantissima fetta di popolazione, soprattutto giovane, che non può essere trascurata e che per anni è stata privata della possibilità di esprimersi liberamente.

Zoppi: Certamente è una realtà molto positiva che sta riscontrando un grande successo e ha dimostrato la necessità di avere spazi di aggregazione liberi. Le dinamiche di cultura dal basso dovrebbero svilupparsi in maniera autonoma con le energie presenti sul territorio e gli spazi devono essere adeguati a quello che se ne vuole fare. Sicuramente lo spazio dell’ex Macello è ideale sotto molti aspetti per attività di questo tipo.

Ex Macello: in Municipio sono arrivate proposte di riaprirlo, ma c’è chi frena per questioni di sicurezza. Un passo da fare?

Baratti: Mi sembra assurdo non utilizzare quel luogo per principio, o per presunti motivi di sicurezza, fino all’inizio del cantiere. L’importante però è parlare prima con i diretti interessati, capire il loro punto di vista e le loro esigenze. Non aprire uno spazio tanto per mostrare che si è aperti.

Beretta Piccoli: Innanzitutto è abbastanza sconcertante che membri dello stesso esecutivo escano in ordine sparso con proposte in completa contraddizione. Quando si parla di Macello il Municipio è sempre in difficoltà e non dà l’impressione di saperne uscire. Come già detto in precedenza piuttosto che un ritorno al passato mi focalizzerei sul suo futuro in linea con quanto deciso a suo tempo dal Cc.

Bernasconi: È tutto un altro discorso. Qui non ci sono né organizzatori né responsabili. Solo un gruppo che vuole gestire nella totale impunità e in completa contrapposizione. Non ritengo ci sia ancora spazio per proposte così estreme.

Bühler: L’ex Macello non deve assolutamente rientrare nell’orbita dell’autogestione. È un capitolo chiuso. Eventuali futuri progetti, nel rispetto di precise condizioni, non dovranno arrecare disturbo alla cittadinanza.

Nacaroglu: Personalmente trovo che sia molto importante riuscire a coltivare e promuovere l’offerta culturale indipendente fornendo agli operatori del settore il sostegno e gli spazi adeguati: vista la situazione attuale è molto difficile pensare se sia l’ex Macello la migliore soluzione, ma di sicuro chi ha organizzato La Straordinaria e il responso della popolazione hanno chiaramente dimostrato che c’è un’esigenza di spazi da soddisfare per le molte associazioni culturali del territorio.

Zoppi: Lo stabile dell’ex Macello è un luogo pubblico ed è giusto che i cittadini possano beneficiarne. Le ben note opere notturne di carpenteria pesante lo hanno chiuso improvvisamente molto tempo prima dei lavori di riqualifica previsti. Giusto ridarlo alla popolazione in questa fase transitoria.

Il tema più ostico appare forse il rapporto col Molino. A quasi due anni dalla demolizione, questa realtà autonoma non è scomparsa, come forse qualcuno si augurava, anzi. Cosa fare dunque? I tempi sono maturi per provare a trovare nuove modalità di dialogo come propone la municipale socialista?

Baratti: Ci sono i discorsi astratti (in fondo lo è anche quello della municipale) e c’è la realtà: questa è stata plasmata, direi sigillata, dalle scelte passate. Ripartire da quelle macerie, per chiunque voglia farlo, è un percorso lungo e faticoso.

Beretta Piccoli: Noi siamo sempre stati a favore del dialogo. È chiaro però che per dialogare bisogna essere in due e che per arrivare a un accordo le controparti devono essere disposte ad accettare delle condizioni.

Bernasconi: Il Municipio l’ha detto più volte e l’ha dimostrato con la Straordinaria di essere disponibile a collaborare. Giustamente, non è disponibile a riproporre un Molino bis. Non credo sia un’esigenza avere una realtà in contrapposizione a tutto e a tutti. C’è invece la necessità da parte dei giovani di avere proposte ed eventi ben diversi dai concerti di musica classica o delle solite costose discoteche. Sì al dialogo, no ai ricatti.

Bühler: Fino a quando l’autorità continuerà a porgere l’altra guancia, loro continueranno a fare il bello e il cattivo tempo in città. Il dialogo lo si può aprire esclusivamente con quelle realtà che, innanzitutto, sono disposte a interagire con le autorità e a rispettare le regole che tutti i cittadini sono chiamati a ossequiare.

Nacaroglu: Per riaprire un eventuale dialogo servirebbero degli interlocutori che il dialogo lo vogliono. Al netto della questione del dialogo preferisco sottolineare che a mio modo di vedere sarebbe un errore non sfruttare immediatamente la scintilla accesa dalla Straordinaria per fare in modo che tutte le parti coinvolte riescano a trovare un consenso generalizzato che conduca all’identificazione degli spazi corretti e del sostegno più adeguato per tutte quelle associazioni che ne hanno la necessità.

Zoppi: Ogni realtà autogestita ha le sue dinamiche e specificità con filoni tematici diversi che vanno dal culturale, all’ambientale e politico. Giusto dialogare con chi ha orecchie per ascoltare e la volontà per trovare soluzioni che implicheranno passi in avanti da entrambe le parti.

Infine, la municipale liberale-radicale ha (ri)proposto il tema della votazione consultiva. Una strada percorribile e utile?

Baratti: Mi sembra una proposta assurda e fuorviante. Su che cosa si verrebbe consultati? Su un principio? Su un’idea generica di autogestione? Su uno spazio immaginario? È il Municipio che deve assumersi il coraggio politico di una scelta. Nemmeno l’aberrante scelta delle ruspe è stata assunta fino in fondo. Indire una consultazione sul nulla è un escamotage per schivare la questione fingendo di affrontarla.

Beretta Piccoli: Leggo in questa proposta tutte le difficoltà del Municipio ad affrontare questo dossier. No, nessuna votazione, l’esecutivo deve assumersi le proprie responsabilità e avere il coraggio di portare avanti le proprie idee.

Bernasconi: La strada migliore è seguire l’esempio di quanto si fa nelle maggiori città svizzere, proposte culturali alternative con il sostegno delle autorità che hanno come riferimento degli organizzatori affidabili. L’autogestione anarchica rivoluzionaria è un’esperienza superata.

Bühler: La sua proposta sfonda un portone aperto in casa Udc. Quando il cittadino si esprime è sempre positivo. Inoltre, in questo modo si metterebbe sul tavolo la reale posizione dei cittadini luganesi su questo tema.

Nacaroglu: Personalmente non vedo l’utilità di una votazione consultiva su questo tema anche perché i numeri, come detto prima, sono molto importanti. Sarebbe inoltre un errore limitarsi a parlare di autogestione sì o no. La Straordinaria ci permette invece di concentrarci sui nostri giovani che a Lugano, come in tutto il Ticino, cerchiamo di trattenere sul territorio. Per riuscirci, oltre a un tessuto economico sano dove trovare la loro occupazione professionale, servono spazi dove i nostri giovani possano esprimersi liberamente organizzando, proponendo e usufruendo delle attività culturali che preferiscono.

Zoppi: In una società democratica sana le diversità devono poter esistere e convivere in maniera pacifica senza dover giustificare la loro esistenza tramite votazione popolare. Una maggioranza numerica non può limitare i diritti di una parte di cittadini che sono garantiti da leggi e Costituzione.

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