Luganese

‘Sfrontata illegalità’: crisi a Muzzano a causa degli inerti

Il Municipio valuta di chiedere l’autorizzazione per stare in lite con una ditta, ma anche con una fondazione e col Cantone, proprietari dei terreni

Malessere in seduta
(Ti-Press)
10 novembre 2022
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Una ditta che si occupa di recupero e deposito di inerti e materiali di scavo; una serie di autorizzazioni negate, di domande di costruzione a posteriori, di divieti d’uso e di ricorsi parzialmente tuttora pendenti; un Comune esasperato e dei proprietari terrieri, fra i quali il Cantone, che farebbero «orecchie da mercante». Questi gli ingredienti della crisi in atto a Muzzano, sullo sfondo di una situazione pianificatoria tornata recentemente al 1984 che ingarbuglia ulteriormente la situazione. Crisi, della quale il Municipio ha voluto informare questa sera il Consiglio comunale (Cc) durante un’ordinaria seduta.

‘I proprietari fanno orecchie da mercante’

Le parti in causa nel contenzioso sono tre: il Comune di Muzzano, la ditta in questione e i proprietari dei quattro mappali sui quali opera la società: due sono di proprietà della Fondazione Lucchini, ha spiegato stasera al Cc la sindaca Verena Hochstrasser, e due fanno parte del demanio cantonale e sono dunque di proprietà del Cantone. «È una controversia che va avanti da anni e non arriviamo a una fine. Stiamo aspettando da un anno e mezzo una decisione del Tribunale federale sul divieto d’uso che il Comune ha emesso nel 2019. E il problema grosso, sono i proprietari dei mappali: fanno orecchie da mercante. In modo particolare fa specie che il Cantone, che stabilisce tutte le regole da rispettare, comprese le norme sui Piani regolatori, non ponga una fine a questi lavori di scavo e di deposito di inerti che non hanno nessun tipo di autorizzazione».

Un contenzioso che risale al 2005

La ditta in questione opera a Muzzano dal 2001. Nel 2005, è stato ricordato al legislativo, il Municipio rilasciò una prima licenza edilizia per la messa in funzione di un impianto di frantumazione mobile e la formazione di due depositi, «subordinando la licenza a svariate condizioni, escludendo tassativamente il deposito, la lavorazione e la frantumazione di croste d’asfalto». Nel 2007 il Municipio autorizzò anche la costruzione di una tettoia da adibire ad autorimessa per autocarri, negando nello stesso anno la licenza in sanatoria per la formazione di un deposito di terra vegetale. Contro questa decisione la ditta interpose ricorso, ma il Tribunale cantonale amministrativo (Tram) diede ragione al Municipio e la decisione crebbe in giudicato. «Eppure nella zona ci sono montagne di inerti, perché hanno continuato negli anni aumentando il volume del materiale depositato – osserva Hochstrasser –. È una ditta che lavora, anche molto bene da quanto sappiamo, con un importante viavai di camion. Fino a quando i depositi erano piccoli si poteva forse tollerare, adesso passando dalla Piodella a lato della strada ci sono montagne di terra, peraltro inverdite nel frattempo, ma una volta era pianura. La situazione è diventata incresciosa».

In attesa del Tribunale federale

Le cose non migliorano col passare del tempo. Nel 2014, secondo la ricostruzione municipale, la ditta formulò una domanda di costruzione parzialmente a posteriori con la richiesta di autorizzazione per gli interventi effettuati senza licenza sui mappali di proprietà della Fondazione: «Una decina di depositi e uno stabile formato da tre blocchi e una tettoia». Nel 2015 una seconda domanda di costruzione parzialmente a posteriori per la formazione di depositi di materiale inerte e costruzione di baracche sugli altri due terreni. Tuttavia, nel 2016 il Municipio negò le due licenze, «perché le opere in questione non erano conformi con la zona di pianificazione che prevede insediamenti di industria leggera o zona artigianale e per l’industria non molesta». A questa decisione la ditta si oppose nuovamente, finché il Tram non confermò la decisione di diniego municipale. Cresciuta in giudicato questa sentenza, il Municipio nello stesso anno ha poi emanato un divieto d’uso, anch’esso oggetto di opposizione, sebbene il Consiglio di Stato (Cds) ne abbia confermato nel 2020 la regolarità, come anche nel 2021 il Tram «in quanto le attività svolte sono assimilabili a un’attività industriale molesta, non conforme alle prescrizioni della zona». La ditta tuttavia si è rivolta al Tribunale federale (Tf) e la questione è tuttora pendente.

‘Disturbo all’ambiente e alla collettività’

Nel frattempo, la ditta ha continuato a lavorare e a ingrandirsi. Tanto che nel 2021 ha inoltrato una nuova domanda di costruzione per la realizzazione di un centro di riciclaggio di inerti e di materie di demolizione, nonché di un impianto per il riciclo e il betonaggio di calcestruzzo, la formazione di depositi, la posa di macchinari per la lavorazione degli inerti, nonché di un magazzino, degli uffici e uno spogliatoio per il personale e una rimessa per i camion. «Esclusa quest’ultima sono stati tutti già realizzati – ha spiegato la sindaca –, questo sebbene noi sulla base delle norme di attuazione del Pr in essere (che attualmente è quello del 1984, ndr) che prevede una zona artigianale, abbiamo emanato un ulteriore diniego della licenza edilizia». Per il Municipio si tratta di una situazione di «sfrontata illegalità», che «suscita disagio nei cittadini e provoca anche concreto disturbo all’ambiente e alla collettività».

‘Un’analisi delle responsabilità’

L’esecutivo punta il dito non soltanto contro la ditta, ma anche contro i proprietari. «Nel 2020 il Cds ci ha confermato per scritto che non avrebbe rinnovato l’autorizzazione per l’uso dei fondi alla ditta in questione, ma senza indicare alcuna scadenza. Adesso, vista la gravità della situazione e in attesa della sentenza del Tf, abbiamo deciso di procedere all’analisi delle responsabilità dei proprietari dei fondi, che non hanno sinora manifestato la volontà di collaborare attivamente per regolarizzare la situazione». La sindaca ha spiegato che l’esecutivo comprende che ci sia una forte necessità di depositi di inerti nel cantone, «ma non comprendiamo come si possa permettere a una ditta di aumentare il volume di una struttura su terreni del Cantone, perciò pubblici, senza che si faccia nulla». E sebbene per il momento il Municipio non abbia sottoposto al Cc alcuna risoluzione, le intenzioni sono chiare: «Stiamo valutando se in futuro richiedere l’autorizzazione per stare in lite proprio per questa problematica, probabilmente con tutti e tre: la ditta, la Fondazione e il Cantone. Dipende anche dalla decisione del Tf che speriamo arrivi presto».

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