Luganese

‘Anziché il latino spiegava il Kamasutra, possibile?’

Passa alla politica la vicenda del direttore di scuola media luganese arrestato perché accusato di atti sessuali con fanciulli

Nella rete
(Ti-Press)
20 settembre 2022
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Ha assunto anche contorni politici la vicenda del 39enne direttore di una scuola media del Luganese arrestato mercoledì 7 settembre. L’uomo è stato accusato di atti sessuali con fanciulli e sarebbero coinvolte due ragazze sotto i sedici anni. Una situazione che si poteva evitare? Ci sono stati dei campanelli d’allarme inascoltati? Su questo aspetto Plr e il gruppo Mps-Pop-Indipendenti chiedono lumi al Consiglio di Stato con due interpellanze.

I fatti, lo ricordiamo, si sarebbero svolti nell’arco di un paio di mesi tra la primavera e l’estate di quest’anno. L’uomo avrebbe avuto rapporti completi con una giovane e nei confronti di un’altra ci sarebbero stati dei toccamenti. Entrambe le ragazze sarebbero state consenzienti, ma questo non rende meno gravi le azioni del direttore della scuola, ora in carcerazione preventiva alla Farera e sospeso dal suo incarico.

Il Plr: ‘Segnali inascoltati’

Il Plr punta il dito contro dei segnali inascoltati: «Già lo scorso anno alcuni allievi avevano comunicato alla loro docente di classe di comportamenti inappropriati da parte dell’indagato. C’era dunque la percezione che qualcosa di scorretto stava succedendo. Questo mi è stato riferito dai genitori di questi ragazzi», ci spiega Cristina Maderni, prima firmataria dell’interpellanza del Plr. «Per il caso specifico riteniamo che sia l’inchiesta della magistratura a dover fare chiarezza. È però importante capire come vengono recepite e gestite le segnalazioni di questo genere. Ci sembra che qualcosa vada sistemato nelle procedure di prevenzione». Nell’interpellanza viene infatti chiesto al CdS quali passi si vogliono intraprendere per scongiurare o bloccare sul nascere fatti del genere.

Mps: ‘I genitori avevano rimostrato’

Altre segnalazioni sul direttore erano state fatte da alcuni genitori durante l’anno accademico 2017-2018, come ricorda anche il gruppo Mps-Pop-Indipendenti nella sua interpellanza. Veniva criticato il contenuto delle lezioni di latino, durante le quali l’allora docente aveva proposto un percorso formativo legato all’affettività e alla sessualità, "dal Kamasutra a testi sui Baccanali tanto per fare qualche esempio". Questo nell’ambito della sua tesi per ottenere l’abilitazione all’insegnamento da parte del Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa) della Scuola universitaria della Svizzera italiana (Supsi). Le rimostranze dei genitori erano state inserite negli allegati della tesi dove veniva anche criticata l’attivazione di una chat WhatsApp gestita dal docente, sempre nell’ambito delle lezioni, e riservata agli allievi. Su questo punto il gruppo interroga il Consiglio di Stato: "Ritiene che nel caso specifico l’utilizzo di una chat WhatsApp fosse esente da rischi e garantiva la protezione degli allievi?".

La vicenda, scrive il gruppo, "pone anche domande sui criteri con cui vengono scelti i quadri dirigenti". In pochi anni il 39enne è stato nominato direttore dopo essere stato vicedirettore. "Sappiamo che le condizioni di lavoro di questi funzionari dirigenti è particolarmente difficile, le responsabilità sono elevate e gli spazi di autonomia decisamente ristretti – prosegue l’interpellanza –. Queste difficoltà sembrano tradursi in una scarsa attenzione nella selezione dei candidati e delle candidate che vengono spesso scelti per le loro capacità amministrative e la loro diligenza nei confronti della linea del Dipartimento e non tanto per le loro reali capacità di gestione di una scuola. Senza dimenticare, a conferma di una crisi delle ‘vocazioni’ a direttore-direttrice, che spesso la scelta cade sull’unico candidato". Per questo motivo il gruppo chiede al Consiglio di Stato se non sia necessario aprire una riflessione sulle condizioni d’impiego di direttori e direttrici.

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