Luganese

Imam di Lugano, i servizi segreti non abusarono

Il Tribunale penale federale pubblica due sentenze legate alla naturalizzazione di Radouan Jelassi, accusato di presunti legami col terrorismo islamico

Durante la conferenza stampa, indetta nel novembre 2019 dall’Imam Samir Radouan Jelassi, sugli sviluppi della sua richiesta di naturalizzazione
(Ti-Press/Archivio)
13 giugno 2022
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Hanno svolto il loro dovere i funzionari federali del Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic) nelle indagini sull’Imam di Lugano Radouan Jelassi. Allo stesso modo, neppure alla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) si possono rimproverare abusi d’autorità. In due distinte sentenze, il Tribunale penale federale (Tpf) ha respinto sia il ricorso di Jelassi contro il decreto di non luogo a procedere pronunciato dal Ministero pubblico della Confederazione in merito alle accuse di diffamazione, calunnia e abuso di autorità mosse dall’Imam nei confronti dei funzionari federali e cantonali, sia l’istanza presentata alla Corte e al Segretariato generale del Tpf, con richiesta di provvedimenti cautelari urgenti concernente una maggiore anonimizzazione della sentenza.

Non ancora evasa la richiesta del 2014

Le due sentenze sono legate alla domanda di naturalizzazione formulata alla Città di Lugano dall’Imam nel maggio 2014. Poco meno di due anni dopo, la Città accolse la richiesta. Tuttavia, nel novembre del 2017, l’Imam ricevette dalla Sem la comunicazione in base alla quale, egli sarebbe coinvolto in attività di terrorismo islamico. Tali accuse sarebbero essenzialmente fondate sulle informazioni contenute nel preavviso negativo allestito dai funzionari dei Servizi segreti svizzeri (Sic). Da qui, la decisione adottata dalla Sem, di rifiutare l’autorizzazione federale di naturalizzazione, fondandosi sul preavviso negativo del Sic. L’Imam aveva poi impugnato tale decisione dinanzi al Tribunale amministrativo federale, procedura tuttora pendente, anche se le premesse pare siano date. Non solo. Il legale di Radouan Jelassi, ritenendo le affermazioni della Sem infondate e lesive del suo onore e ipotizzando un comportamento abusivo da parte di tali autorità, aveva sporto querela al Ministero pubblico della Confederazione (Mpc). Il caso balzò agli onori della cronaca nel novembre 2019 e fece discutere parecchio.

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