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Villa Favorita di Lugano, ‘da respingere la variante di Pr’

Martino Rossi, primo firmatario della mozione risalente al 2004 stronca la soluzione individuata dal Municipio in accordo con la proprietà

Una veduta dall’alto del prestigioso sedime di Villa Favorita
(Ti-Press/Archivio)
31 maggio 2022
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Se fosse un esame, la bocciatura sarebbe scontata. Martino Rossi non ha dubbi. Lo ha peraltro scritto nero su bianco nelle osservazioni in merito alla variante di Piano regolatore (Pr), elaborata per dare seguito alla risoluzione adottata all’unanimità dei presenti (56 voti favorevoli) dal Consiglio comunale l’11 novembre del 2013. Il legislativo, lo ricordiamo, era chiamato a esprimersi, dopo ben nove anni, sulla mozione presentata dallo stesso Rossi (allora capogruppo socialista) intitolata "La Città acquista e valorizza Villa Favorita". Secondo Rossi, non può che essere respinta la soluzione individuata dal Municipio di Lugano: «Parlarne in termini di compromesso è già fin troppo generoso». Alle stesse conclusioni giungono anche le osservazioni presentate dai Verdi di Lugano, dalla sezione cittadina del Ps, dai Cittadini per il territorio del Luganese (Ctl) e dall’avvocato Adriano Censi.

‘Siamo ai piedi della scala’

Perché la variante di Pr è da rifiutare? «Anzitutto, sicuramente l’eccessiva dilatazione dei tempi per giungere a una scelta. Il tema è stato posto nel 2004 quando la proprietà era ancora nelle mani della baronessa Carmen Thyssen-Bornemisza che però aveva già vuotato la Pinacoteca – ricorda Rossi –. In quel periodo, il Cantone rimproverava al Municipio di Lugano le deboli misure di protezione. Quello sarebbe stato momento ideale per avviare una trattativa. Sono inoltre state ignorate le tempistiche di legge per l’evasione degli atti parlamentari (due anni per giungere al voto del Consiglio comunale). Allora, la titolare del dossier e del Dicastero pianificazione era Giovanna Masoni che chiedeva tempo per negoziare con la proprietà. Insomma, 18 anni dopo, siamo ai piedi della scala. Nel frattempo, l’autorità ha lasciato costruire di tutto e di più nel sedime».

La Promenade? ‘Una presa in giro’

Quali altri aspetti sono insoddisfacenti? «In questi anni, mi ha colpito come il Municipio si era espresso a più riprese sulla fattibilità, a costi sostenibili per la Città, dell’ipotesi di un’apertura al pubblico parziale del parco e per un diritto di passo – osserva l’ex capogruppo Ps in Cc –. La mozione venne parzialmente accolta dal legislativo cittadino (all’unanimità) dopo aver concordato una soluzione di compromesso tra esecutivo e legislativo. Una soluzione alla quale aveva aderito pubblicamente lo stesso Marco Borradori (allora sindaco di Lugano). Ora, è trascorso quasi un altro decennio ma la soluzione proposta stravolge i contenuti della risoluzione votata. Definire ‘Promenade’ quel tragitto indicato nella variante è una presa in giro».

Tuttavia, nel 2014, venne istituita una Zona di pianificazione cantonale, "per definire a realizzazione di una passeggiata pubblica a lago e la pubblica fruizione del Parco, o di parte di esso". Il Consiglio di Stato inserì questi intendimenti nel Piano direttore (scheda P7). Quattro anni dopo, il Dicastero dello sviluppo Territoriale presentò un documento intitolato "Villa Favorita. Scenario di pianificazione", nel quale si illustrano sommariamente sei ipotesi pianificatorie che, secondo il Municipio, avrebbero potuto rispondere a quanto votato dal Consiglio comunale nel 2013, ma poi le abbandona perché la proprietà non le condivide.

Dopo 18 anni, nulla di concreto

Gi interventi che la Città propone lungo la via Riviera e la via Cortivo appaiono «come arrangiamenti di strade, che non hanno nulla a che vedere con ciò che era stato votato», aggiunge Rossi. Non solo. «Si vuol far credere che la procedura sarebbe stata litigiosa e avrebbe richiesto tempi lunghi e onerosi. Ma sono argomenti ridicoli, se dopo 18 anni, non si arriva a nulla di concreto attraverso gli accordi con la proprietà. Eppure, come evocato dall’avvocato Censi, ci sono margini importanti per negoziare ottimi accordi, visto che villa Favorita venne venduta dopo la votazione del novembre 2013». Nel periodo in cui venne presentata la mozione si evocava l’acquisto da parte della Città. Tanto che il Municipio aveva formulato l’ipotesi di un affitto a lungo termine con possibilità successiva di acquisizione (e durante la conferenza stampa a Palazzo civico Eligio Boni perorava l’acquisto offrendo un contributo personale di un milione di franchi) e partirono discussioni in merito fra la baronessa, la Città e il Cantone. «La baronessa sembrava disposta a vendere la "zona a lago" del complesso – ricorda l’ex capogruppo Ps in Consiglio comunale –. Marco Borradori (allora direttore del Dipartimento del territorio) parlava di misure di protezione insufficienti e propugnava una soluzione fra Confederazione, Cantone e Città. Ne parlava come di un’occasione da non perdere per entrare in possesso di Villa Favorita, mentre una perizia immobiliare allestita dalla Fidinam, ordinata dalla baronessa, valutò il complesso in 47 milioni di franchi».

Martino Rossi ritiene che siano "da adottare in tempi rapidi solo le norme di protezione del parco e dei monumenti storici, dovute in base alla Legge sulla protezione dei beni culturali (Lbc). Le concessioni alla proprietà previste dalle nuove Norme di applicazione del piano regolatore (Napr) devono essere congelate: sia l’aumento dei volumi edificabili (Casa Rossa) che la possibilità di modifica della destinazione d’uso della Pinacoteca". Rossi scrive pure che "queste concessioni eventuali devono far parte di una soluzione conforme alle decisioni adottate nel 2013, i cui contenuti minimi non devono essere inferiori a quelli previsti dall’ipotesi 3 scartata dal Municipio, emendata, se necessario, come segue: diritto di passo pubblico dall’entrata del cancello di accesso alla villa su via Riviera fino alla fine del mappale 291, con collegamento da lì a via Cortivo (anziché prolungato fino alla scalinata degli Oleandri)".

La costruzione cominciò nel 1687

La costruzione di una villa in riva al lago a Castagnola, su iniziativa di Karl Konrad von Beroldingen, cancelliere di origine urana del baliaggio di Lugano, cominciò nel 1687. Nel 1732, la proprietà passò alla famiglia Riva, per quasi due secoli, prima di cederla a Federico Leopoldo di Prussia (1919-32). Il principe della famiglia imperiale tedesca riorganizzò l’enorme giardino, ricco di piante esotiche, ampliò la proprietà con successivi acquisti, realizzò la congiunzione tra villa e glorietta e iniziò i lavori per il viale principale sul lungolago della lunghezza di circa un chilometro fiancheggiato da cipressi. Nel 1932, il successivo proprietario, il barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza, a creare il museo pinacoteca di 20 sale, ispirato nel concetto alla "Neue Pinakothek" di Monaco, fino al definitivo trasferimento delle opere al Museo di Madrid (1992). Nel 1986, il barone promosse un concorso d’architettura per ampliare la galleria d’arte. Lo vinse uno dei più prestigiosi studi d’architettura a livello mondiale, quello degli inglesi James Stirling e Michael Wilford, ma la nuova galleria non venne mai realizzata.

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