Luganese

Lugano, truffa dei garage: 39enne condannato

A un cittadino italiano è stata inflitta una pena di 2 anni sospesi. Otteneva denaro raggirando assicurazioni e società di leasing. ‘Ero in difficoltà’

L’uomo non sarà espulso (Archivio/Ti-Press)
11 novembre 2021
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«Il mio garage era in gravi difficoltà economiche. Ho quindi accettato dei consigli per fare soldi facili. Mi pento, sicuramente non mi vedrete più nell’aula di un tribunale». Si è difeso così un 39enne cittadino italiano, comparso questa mattina davanti alla Corte delle assise correzionali di Lugano. L’uomo, reo confesso, era accusato di truffa per mestiere e falsità in documenti. La cifra accumulata indebitamente, in correità con terze persone, supera i 100mila franchi. Accusa e difesa si sono presentate in aula con un accordo sulla pena per 2 anni sospesi, senza espulsione dalla Svizzera. Pena poi confermata dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, che ha anche inflitto all’uomo una multa di 8mila franchi. «La colpa è di grado tendenzialmente medio, una posizione aggravata dall’intensità e dalla perseveranza nel commettere il reato per più anni». I fatti risalgono infatti al periodo compreso tra l’inizio del 2013 e la fine del 2016 e rientrano in quella che è stata definita “la truffa dei garage”. Le indagini condotte dal procuratore pubblico Andrea Maria Balerna avevano infatti portato alla luce raggiri alle assicurazioni (annunciando falsi sinistri) e truffe sui leasing. «Ero sotto stress perché le entrate erano scarse. Con pochi correttivi si poteva ottenere diverso denaro, ho quindi ceduto. Non mi sono accorto di aver preso una strada sbagliata finché non era ormai troppo tardi».

‘Pressioni dal marchio automobilistico’

Il 39enne possiede ancora il garage, che dirige «con molte difficoltà». A causare l’ansia che l’ha portato a delinquere, ha spiegato l’uomo, c’erano anche le pressioni del marchio automobilistico che rappresentava in passato. «Ci chiedevano come obiettivo di vendere 120 vetture l’anno. Non era semplice per una concessionaria come la nostra. Ora invece abbiamo cambiato marchio, che ha pretese più basse. Lavoriamo più tranquillamente». Un pentimento al quale ha creduto anche la giudice: «Ha dimostrato di essere rientrato nella legalità con impegno».

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