Luganese

Puerto Azul, una sentenza a Pescara apre ai risarcimenti

La Banca Fideuram è stata condannata al pagamento di circa 280'000 euro a favore di due vittime della maxi truffa del finto resort di lusso ai Caraibi

Al largo del Belize sarebbe dovuto sorgere un resort di lusso da otto stelle

La banca chiamata alla cassa. Due sentenze – quelle pronunciate lo scorso 27 novembre dal giudice unico Cleonice G. Cordisco, del Tribunale civile di Pescara –, che aprono alla speranza per coloro che avevano complessivamente affidato alla Holding Dgh Sagl di Lugano oltre 20 milioni di euro: più di duecento persone, molte delle quali residenti in Ticino. La giudice ha infatti accolto il ricorso presentato da due donne di Pescara, entrambe assistite dall'avvocato Eugenio Galluppi, condannando per omesso controllo la Fideuram Intesa San Paolo Private Banking e uno dei promotori di ‘Puerto Azul’. La banca dovrà così risarcire le due vittime della maxi-truffa dell'importo da loro messo a disposizione, rispettivamente 152'000 e 127'000 euro: l'equivalente delle somme che avevano affidato al promoter che operava per conto della Fideuram. «Si tratta di due sentenze molto significative – ha detto il legale abruzzese alla ‘Regione’ –, in quanto il Tribunale di Busto Arsizio, in sede penale, nel pronunciare le prime quattro condanne nel 2018 aveva disposto anche la confisca dei beni dei promotori della truffa, escludendo in questo modo qualsiasi forma di risarcimento».

Un sogno-incubo da un miliardo e otto stelle ai Caraibi

Nel 2017, ricordiamo, finirono in manette diverse persone. Fra queste, Domenico Giannini: 40enne italiano residente ad Arosio (e precedentemente a Breno e Vernate), titolare della società con sede a Barbengo e considerato la mente della truffa. Il raggiro ideato è di quelli da film. Per finanziare ‘Puerto Azul’ – un resort faraonico a 8 stelle da edificare su Blue Hole, un atollo del Belize, stimato a un miliardo di dollari – venivano contattati clienti molto facoltosi inducendoli all'investimento immobiliare. Fra questi anche ignari vip, del rango di John Travolta, la moglie e attrice Kelly Preston, Adrien Brody, Andrea Bocelli. L'immagine delle star internazionali è stata strumentalizzata a loro insaputa, con lo scopo di conferire una maggiore credibilità al progetto.

A breve a Busto Arsizio un altro processo

Le sentenze di Pescara rappresentano ora una strada aperta: quella della causa civile che potrebbero seguire tutti gli altri truffati, che guardano anche con comprensibile interesse agli sviluppi che potrebbero arrivare dal secondo filone del processo penale che sarebbe dovuto iniziare lo scorso 24 novembre davanti al gup di Busto Arsizio Tiziana Landoni, ma slittato al 20 gennaio a causa del Covid. Complessivamente 19 gli imputati fra cui due svizzeri, uno dei quali residente a Mendrisio, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e appropriazione per delinquere, riciclaggio (i soldi raccolti in Italia, finivano dapprima a Lugano, per poi prendere altre strade verso Lussemburgo, Londra e Caraibi), autoriciclaggio, esercizio abusivo della riscossione del credito, ostacolo alle funzioni di vigilanza attribuite, circonvenzione di incapace, falso in atti finanziari, sostituzione di persona e ricettazione.

Il latitante a Santo Domingo

Quattro dei diciannove indagati nel maggio 2018 hanno patteggiato pene comprese fra i 4 anni e 2 mesi e i 3 anni, ma torneranno ora in aula assieme agli altri quindici indagati per altri episodi. Fra loro anche il promoter condannato a Pescara. Fra gli imputati del nuovo procedimento c'è anche un latitante a Santo Domingo, accusato di essersi appropriato di 30 milioni di euro relativi ai fondi illecitamente raccolti dall'organizzazione, prelevati in contanti da una banca di Busto Arsizio e da un istituto di credito di Lugano. Soldi finiti sul conto corrente di una società del ricercato in Repubblica Dominicana.

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