viganello

Pronto soccorso all'Italiano: davvero riaprirà?

Quali gli scenari per l'Ospedale italiano a emergenza coronavirus conclusa? Un'interpellanza solleva nuovi interrogativi.

Si riaprirà? (Ti-Press)
10 settembre 2020
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Sono più che voci quelle che si sentono con molta insistenza dentro e fuori le corsie dell’Ospedale italiano di Viganello. Chiuso dall’inizio del periodo di pandemia, in molti si cominciano a chiedere se riaprirà. “Come diceva Andreotti – si legge in un’interpellanza dell'Mps-Pop-Indipendenti – a pensare male degli altri si fa peccato... ma spesso ci si indovina!". Il riferimento è all’accentramento dei servizi d’urgenza all’Ospedale Civico di Lugano: «Lo scorso 9 marzo, poche ore dopo l’annuncio della chiusura del Pronto soccorso dell’Ospedale italiano, e di quelli di Faido e Acquarossa, nonché dei reparti di ostetricia di Mendrisio e Locarno, il nostro gruppo – ci spiega Matteo Pronzini, che con Simona Arigoni e Angelica Lepori, ha sottoscritto i nuovi interrogativi inoltrati al Consiglio di Stato – avanzava l’ipotesi che la direzione dell’Ente ospedaliero cantonale utilizzasse strumentalmente l’emergenza Covid-19 per ribaltare il risultato della votazione popolare in materia di pianificazione ospedaliera».

Preoccupazioni in corsia

E a temere che non vi sia più un ritorno alla ’normalità’ vi sono anche diversi impiegati e infermieri dell’Eoc, con cui il nostro giornale ha parlato e che sono convinti che l’Italiano potrebbe in effetti vedersi ’alleggerito’: «La questione della riduzione del numero dei Ps l’ente la porta avanti dall’inizio degli anni Duemila – rimarca Pronzini –. In base alla pianificazione però, per essere tale e per avere diritto a dei mandati un ospedale deve avere un Pronto soccorso. Se l’Italiano non lo dovesse più avere diventa dunque un problema. Secondo noi, purtroppo, vi è la volontà di toglierlo. Eppure stiamo parlando di una delle zone più popolose del Canton Ticino!».

Ma cosa ribatte l’Ospedale regionale di Lugano all'interpellanza Mps? «La risposta non la posso dare io ma la deve dare il Consiglio di Stato – non manca di farci notare il direttore Luca Jelmoni –. La situazione è questa: noi abbiamo una risoluzione governativa dell'8 luglio che chiede all’Eoc di garantire un grado di prontezza per il Covid e questa è valida fino al 30 settembre 2020. Risoluzione che prevede che via sia la sospensione del Ps dell’Italiano. Per cui fino a fine mese dobbiamo attenerci a queste indicazioni. Nelle prossime settimane la cellula di crisi e il Governo cantonale dovranno verificare se vi sia la necessità di mantenere l’attuale status e quindi chiedere una proroga di queste misure. Con i numeri che si stanno profilando in questi giorni e con l’arrivo anche della normale influenza una certa prudenza sarebbe al giusto posto, nel senso che non vedo la situazione migliorare nei prossimi mesi. C’è da ricordare che il Pronto soccorso specialistico di oftalmologia continua ad essere aperto regolarmente all’Italiano». Possiamo allora dire che nel momento in cui l’emergenza sanitaria rientrerà, il Ps potrà riaprire? «Adesso non glielo posso dire, sarà da valutare, certo è che il personale non è stato ridotto ed è attivo al Ps del Civico, in questo modo l'assistenza sanitaria ai pazienti continua a essere assicurata con la stessa qualità e sicurezza» chiosa il direttore.

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