Luganese

Lugano Airport, disdetta cautelativa per i dipendenti

La stessa rappresenta una prassi necessaria per rispettare i dettami di legge. Ma verrà cancellata se l'esito delle due votazioni sullo scalo sarà favorevole

10 febbraio 2020
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l Consiglio d’amministrazione e la Direzione di Lugano Airport SA hanno incontrato oggi i dipendenti LASA per comunicare che a breve sarà inviata loro una disdetta cautelativa valida per la fine di aprile 2020. Questa disdetta è un passo dovuto per rispettare i dettami di legge. Sarà però da ritenersi nulla e mai avvenuta qualora l’esito delle due votazioni fosse favorevole all’aeroporto. L’incontro si è svolto a porte chiuse e in un clima costruttivo alla presenza dei rappresentanti sindacali – si legge in una nota stampa di lugano Airport –  i dipendenti sono molto motivati a continuare la loro attività e sperano nel sostegno della popolazione chiamata al voto. Il Consiglio d’Amministrazione e la Direzione LASA sono molto dispiaciuti di dover intraprendere questo passo che, se il popolo dovesse dare ragione ai referendisti, avrà delle implicazioni non solo per i dipendenti ma anche per coloro che sono presenti in aeroporto con le loro attività.

La condanna del gruppo MPS

Intanto in una nota stampa il Movimento per il socialismo (MPS) ha espresso la sua più ferma condanna per la decisione di Direzione e consiglio di amministrazione di LASA di intimare licenziamenti cautelativi al personale alle proprie dipendenze. “Si tratta di uno vero e proprio atteggiamento ricattatorio – annota – che dimostra, qualora fosse necessario, di quale pasta “democratica” siano fatti i vari Borradori, Zali, Paglia e soci che rappresentano i partiti di governo (e di Municipio). Non sfugge a nessuno la logica ricattatoria di questo annuncio, ammantata da un risibile riferimento alle disposizioni di legge (...) È evidente che gli organi direttivi di LASA tentano con questa mossa di influenzare in modo pesante la votazione del prossimo aprile, cercando di diffondere l’idea che, se il referendum fosse respinto e le misure di rilancio fossero approvate, si salverebbero tutti i 74 posti di lavoro dello scalo”. Secondo l'MPS “si tratta, come noto, di una grossolana menzogna poiché le ipotesi formulate di privatizzazione dello scalo, proprio da coloro che si oppongono al referendum, parlano, al massimo di una ventina di posti di lavoro, naturalmente a condizioni peggiori, più flessibili, etc. come d’altronde si indica già nel messaggio municipale (non a caso si parla di “ridefinizione del contratto collettivo di lavoro secondo una linea più flessibile”)”. Senza risparmiare critiche dirette al Consigliere di Stato Claudio Zali, il gruppo ribadisce il suo “no” , il prossimo 26 aprile, “ai decreti di finanziamento decisi dal Parlamento cantonale e dal Consiglio Comunale di Lugano”.

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