Luganese

Se il presepe è una ‘scusa’ per il multiculturalismo

Natale e Natività, ne parliamo con il teologo don Arturo Cattaneo, per un senso religioso sempre meno presente in scuole e luoghi pubblici.

22 dicembre 2019
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La giustificazione ormai classica è quella del rispetto verso le altre culture. Sta di fatto che sempre meno luoghi pubblici e scuole luganesi espongono il presepe. Ma è giusto rinunciare ai propri simboli e alle proprie tradizioni per un più ampio paganesimo? O, nel senso se vogliamo inverso, allestire il presepe in luoghi pubblici non è contrario alla società multiculturale e multireligiosa, non costituisce una mancanza di rispetto per chi non si riconosce in esso? «Direi chiaramente di no per almeno due motivi – risponde ai nostri interrogativi il teologo don Arturo Cattaneo –. Anzitutto perché affermare la propria identità culturale e religiosa non è mancanza di rispetto per nessuno, ma rispecchia il nostro attaccamento ai valori che hanno originato la nostra società. Inoltre proprio il messaggio del presepe è tutt’altro che aggressivo o intollerante, ma ci parla di pace, accoglienza, fraternità e amore. Per questo mi sono rallegrato, vedendo che quest’anno è stato allestito un bel presepe anche in piazza della Riforma a Lugano, gesto che contribuisce a ricordarci che il Natale non è solo un fatto commerciale e consumistico».

Ce lo dice del resto anche Francesco...«Nella Lettera ‘Admirabile signum’ il Papa ci invita ad allestire il presepe nelle nostre case, non certamente quale semplice elemento decorativo, ma affinché esso ci aiuti a rivivere il Natale, a stimolare il nostro affetto per Gesù e a sentirci coinvolti nella storia della salvezza, scoprendoci contemporanei di quell’evento, perché realmente il Signore continua a cercare in ognuno di noi una dimora che l’accolga – ci spiega il teologo –. Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita. Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi». 

Aprirsi all’altro

Eppure, secondo un recente sondaggio italiano, solo il 3% degli scolari ha preparato in classe un presepe, contrariamente al 36% di coloro che hanno allestito fra i banchi l’albero di Natale e al 40% che hanno optato per ghirlande e addobbi vari. «È più che mai opportuno ricordare il senso e la ricchezza del presepe, perché oggi c’è chi parla solo di Babbo Natale e delle sue renne cariche di doni o chi considera il Natale una semplice reminiscenza dell’antica festa pagana del solstizio di inverno – rimarca il teologo –. Ma ad oscurarci ciò che significa per la nostra vita la nascita di Gesù, non ci sono solo Babbo Natale e il solstizio d’inverno, c’è anche la frenesia di questi giorni così pieni di cose da fare, ci sono anche la nostra superficialità e tiepidezza spirituale. Così il Natale rischia di decadere a mero evento sociale: tanti auguri, regali, panettoni e torroni, che alla fine dei conti lasciano solo un paio di chili in più…». 

Lo stesso papa Francesco ci invita a non ‘sacrificare’ il presepe ricordandoci la necessità di lasciarci sorprendere da questo Dio che nasce per noi: «Il Papa – aggiunge don Arturo – ci invita a non chiuderci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita, nella quale a volte serpeggiano la stanchezza, la delusione, lo scoraggiamento… oltre al peso dei nostri peccati. Di fronte a tutto ciò il presepe appare come il grande antidoto. È per questo che abbiamo tanto bisogno di questo ‘mirabile segno’ che non sia una semplice decorazione delle nostre case, forse romantica, magari anche artistica, ma che lasci un segno nella nostra vita, che le dia una svolta. Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la speranza, poiché non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare».  

Un presepe che è anche espressione delle peculiarità di ogni singolo uomo e donna: «Il Papa ci invita a trarre spunto da tanti aspetti che compongono i nostri presepi. Cose che abbiamo visto tante volte senza però magari coglierne i diversi significati o messaggi. Prendiamo l’esempio dei diversi personaggi che sembrano non avere alcuna relazione con i racconti evangelici: lavandaia, fabbro, fornaio, musicisti ecc. Eppure essi ci mostrano, come ci dice papa Bergoglio, che “in questo nuovo mondo inaugurato da Gesù c’è spazio per tutto ciò che è umano e per ogni creatura… Tutto ciò rappresenta la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni"».

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