Luganese

Gandria è in rivolta contro il blocco del posteggio

Sarebbe riservato ai residenti, ma così il borgo lacustre teme un effetto di isolamento

Tipress
11 dicembre 2019
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«Sì, siamo coscienti che è un po’ un’ultima spiaggia». Francesca Solari e le altre 80 persone – su 130 residenti nel nucleo del villaggio – che hanno firmato la petizione per chiedere una moratoria al nuovo dispositivo di stazionamento a Gandria lo sanno: le chance non sono molte. Tuttavia, quello che viene considerato «un ultimo tentativo per non fare un passo dannoso», è giudicato inevitabile. Settimana scorsa il Municipio ha stabilito infatti l’entrata in vigore dell’ordinanza municipale concernete la regolamentazione della sosta e dell’accesso al nucleo del quartiere. Lo scopo sarebbe quello di valorizzarlo e promuovere azioni contro il degrado ambientale. In particolare, nell’area oltre la barriera sarà istituita – dal 1° gennaio – una zona 30 e l’accesso a questa e al parcheggio al suo interno sarà regolamentato mediante autorizzazione. Ne verranno rilasciate di cinque diversi tipi e la domanda per l’ottenimento dovrà essere inoltrata tramite formulario scaricabile allo sportello online della Città (egov.lugano.ch) oppure fisicamente allo sportello della Polizia comunale. Uno scenario che preoccupa molto la maggioranza degli abitanti del nucleo di uno dei villaggi lacustri più belli della Svizzera. 

‘L’economia rischia di crollare’

«L’ordinanza ci è stata presentata a gennaio 2017 – ricorda la rappresentante di VivaGandria –, abbiamo quasi subito scritto una lettera per chiedere di non applicarla, ma invano». È stato inoltrato anche un ricorso, poi però ritirato. «La popolazione comunque è sempre stata contraria – sostiene Solari –, adesso almeno abbiamo questa prova (la petizione sottoscritta da 80 abitanti su 130 del nucleo, ndr). Deve essere chiaro che l’introduzione di questi cambiamenti sarà un colpo per l’economia di Gandria, già in difficoltà: c’è il rischio di un crollo». Per dare un peso scientifico ai propri timori, i petenti chiedono di approntare uno studio di fattibilità durante la moratoria, che possa dimostrare ciò che dicono. Ossia, che i contraccolpi all’economia, al turismo e in generale alla vita sociale della comunità sarebbero eccessivi. 

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