Luganese

Corteo per Mark contro i rimpatri dall'interno dello scontro

'Andate a casa c.' proferito da un estraneo alla manifestazione ha portato alla tensione. Lo spray al pepe usato dalla polizia ha colpito anche passanti

Ti Press
27 ottobre 2019
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Un corteo iniziato e conclusosi pacificamente, ma che in via Pretorio dopo un “andate a casa c.” proferito da un giovane adulto estraneo alla manifestazione ha messo in tensione manifestanti e agenti di polizia, finché questi ultimi sono ricorsi all’uso dello spray al pepe che ha colpito diversi giovani, tra cui anche semplici passanti. Vomito, bruciore agli occhi e qualcuno al pronto soccorso, la conseguenza. Parliamo della manifestazione spontanea di solidarietà (una quarantina i partecipanti) svoltasi nel primo pomeriggio di sabato dal collettivo formato dagli amici e dai compagni di scuola dello Csia di Mark, il 19enne ucraino rimpatriato giovedì scorso. Il comandante della polizia comunale della città di Lugano, Roberto Torrente: «Quello che è successo dovrà ancora essere chiarito. Ci sarebbero due versioni al vaglio. Ma di certo non è a causa della polizia: non c’è stato uno scontro tra agenti e manifestanti, bensì tra un cittadino e i manifestanti stessi o, seconda versione, fra gli stessi manifestanti. La polizia è intervenuta per separare le parti».

La polizia cantonale, che ha coordinato il dispositivo di sicurezza, da noi interpellata, fa sapere che nessuna denuncia è stata sporta. Lo spray al pepe tecnicamente è considerato un’arma e pertanto la polizia stilerà un rapporto sulle modalità d’uso. Una manifestante in prima linea che ha assistito alla scena, testimonia:  «Un tipo continuava a insultarci e a filmarci e a pubblicare quanto ripreso su Instagram. Così una di noi, dopo averlo esortato a smettere, gli ha preso il telefonino. Lui l’ha strattonata contro il bus e non la lasciava e noi abbiamo cercato di proteggerla. A quel punto la polizia ha usato lo spray al pepe. E non ce ne sarebbe stato assolutamente bisogno, se solo allontanavano quel giovane». Dal canto suo, il giovane “autsider” da noi interpellato ammette di aver insultato i manifestanti «ma non con epiteti razzisti, come è stato scritto. Io ho reagito dopo che una ragazza mi ha sfilato il telefonino dalla tasca».

«Il nostro corteo ha unicamente intenti pacifici» – assicura la manifestante. «È lo stesso Mark, con il quale ci siamo collegati sabato via Whatsapp durante la manifestazione all’altezza della Pensilina, ad averci implorati a non trascendere in violenze o scontri». La protesta contro i rimpatri forzati prosegue. Molti i progetti in corso - spiega una delle manifestanti. «Intendiamo esporre in mostra le opere pittoriche realizzate da Mark, che è un artista, e devolvere il ricavato alla sua famiglia. Pensiamo inoltre a presidi allo Skate Park per sensibilizzare sul tema delle espulsioni».

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