Luganese

Mark dopo il rimpatrio forzato: 'Ho passato l'inferno'

I primi post del ragazzo sui social poco dopo l'arrivo a Kiev denunciano condizioni inaccettabili durante la permanenza alla Stampa. Laffranchini smentisce

25 ottobre 2019
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"Sono a Kiev, ho passato l'inferno" sono le prime parole postate da Mark, il 19enne studente del Csia che ieri insieme ai suoi genitori è stato rimpatriato in Ucraina. A nulla è servito lo spiraglio di speranza che si era aperto a un certo punto, quando era giunta notizia che un ricorso aveva temporaneamente bloccato l'aereo sul quale il ragazzo e la sua famiglia dovevano essere trasferiti. 

"Vi ho visti tutti ragazzi, ma mi teneva giù la testa lo sbirro - scrive Mark -. Ci hanno portato sull'aereo ammanettati come animali". Il messaggio del ragazzo è rivolto al gruppo di coetanei, insieme a lui studenti del Csia di Lugano, che hanno manifestato davanti ai cancelli del carcere della Stampa dove il giovane si trovava per la notte con la sua famiglia. Un sostegno continuato anche dopo il trasferimento all'aeroporto di Kloten, attraverso una manifestazione che ora dopo ora si è spostata in tutto il Ticino. Dopo Lugano, infatti, slogan e cartelloni sono arrivati con il treno a Bellinzona.

L'ultimo post pubblicato da Mark denuncia un trattamento inaccettabile durante la permanenza alla Stampa. Segnalazione per la quale la redazione della 'Regione' ha interpellato Stefano Laffranchini, direttore delle strutture carcerarie ticinesi, che smentisce quanto scritto dal ragazzo: «Qui è tutto videosorvegliato. Posso assicurare che i fatti denunciati non si sono verificati».

Gobbi ci ricasca?

Il caso intanto diventa politico, con un'interpellanza firmata Simona Arigoni, Angelica Lepori e Matteo Pronzini. Il caso, infatti, è "l'ennesima dimostrazione dell'assurdità della politica federale in materia di asilo e ripropone nuovamente il problema dei modi e delle procedure adottate dal dipartimento diretto da Norman Gobbi".
Fatta questa premessa, i granconsiglieri chiedono se è vero che Mark e la sua famiglia sono stati incarcerati alla stampa, se il ragazzo è stato ammanettato e il padre immobilizzato con una camicia di forza, se si è proceduto al rimpatrio pur essendo ancora pendente un ricorso e se la Polizia cantonale ha tenuto in stato di fermo per alcune ore dei compagni di scuola di Mark.

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