Luganese

Condanna ed espulsione per chi della legge si fa un baffo

Alle Assise correzionali 18 mesi da espiare e fuori dalla Svizzera per vent'anni a un rumeno di 34 anni con diversi alias e precedenti per furto.

9 settembre 2019
|

Il suo vero nome è Marian ma documenti falsi attestavano anche altre identità quali Martin e Catalin. Trentaquattrenne rumeno esibiva date di nascita diverse e una sfilza di alias. Le Assise correzionali, presiedute dal giudice Marco Villa, lo hanno condannato a 18 mesi di carcere da espiare e all’espulsione dalla Svizzera per vent’anni. L’uomo, che ha esibito un ‘pedigree’ pluriennale per furto, è stato giudicato per una spaccata ai danni di una gioielleria in pieno centro a Lugano. Il tentato furto era avvenuto lo scorso 10 giugno, in piena notte. ‘Complice’ un blocco di cemento da cantiere il malvivente aveva cercato di forzare la porta d’entrata del negozio di preziosi. Un colpo che non gli era riuscito in quanto una luce del vano scale dell’edificio adiacente lo aveva costretto alla fuga.
Nessun bottino, dunque, ma il reato di danneggiamento aggravato: per riparare la porta la gioielleria ha dovuto, infatti, sborsare la cifra di oltre 19mila franchi. Porta il cui vetro era andato in frantumi per la cinquantina di colpi che il ladro aveva sferrato nel tentativo di introdursi nel negozio.
Il procuratore pubblico Pablo Fäh aveva chiesto una pena ben più pesante, 24 mesi da espiare, in quanto aveva considerato la prognosi negativa, la recidiva nonché la violazione del bando emessa nel novembre 2017 dal Canton Zugo per circa nove anni. «Il suo ritorno su territorio della Confederazione – era stato il commento del magistrato, che ha peraltro ricevuto i complimenti del giudice per la precisione dell’atto d’accusa e la formulazione della richiesta di pena – è un pericolo per l’ordine pubblico, soprattutto per il fatto che negli ultimi dodici anni non si è mai ravveduto dei suoi atti criminosi». Più magnanima la difesa, sostenuta dall’avvocato Laura Rigato, che ha sollecitato una riduzione della condanna a 16 mesi e a due anni aggiuntivi ai nove della Svizzera interna quale espulsione.
A fine mattinata il giudice, nel portare le motivazioni della sua decisione, ha ricordato «la prognosi ampiamente negativa». Non solo, il presidente della Corte ha annotato come l’uomo era «reo confesso, anche se un po’ a fatica», in particolare «ha riconosciuto la spaccata dopo aver preso conoscenza della prova del Dna», concludendo che «la violazione del bando non gioca certo a suo vantaggio». Ultima parola all’imputato: «Chiedo scusa, non metterò più piede in Svizzera».

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔