Luganese

Lugano, il corteo del Molino non passerà dal centro

Una nota del centro sociale sgombra il campo da equivoci e preoccupazioni. Non ci saranno interferenze con gli altri eventi cittadini.

Un corteo del 2001
(Ti-Press)
5 settembre 2019
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Non ci sarà nessun conflitto con la Corsa della speranza né con gli altri eventi in centro città. Il corteo dell’autogestione, nel pomeriggio di sabato 14 settembre, non sfilerà lungo le strade del tracciato dell’appuntamento annuale organizzato per raccogliere fondi in favore della lotta contro il cancro. Ne è convinto Bruno Brughera, presidente dell’associazione Aida raggiunto da ‘laRegione’ in mattinata: «Quando si è saputo della concomitanza, l’assemblea del Molino ha deciso di non oltrepassare il limite di via Balestra».

Il Municipio di Lugano ne ha discusso nella seduta di ieri. Raggiunto da 'laRegione', il sindaco Marco Borradori non ha nascosto la propria preoccupazione per la manifestazione temendo potesse invadere il centro città: «Settimana prossima comunicheremo la strategia della Città per evitare inutili scontri. Intanto, abbiamo scritto una lettera allo Csoa». Una preoccupazione giustificata che è però si è dissolta nel primo pomeriggio, quando è giunta in redazione la nota stampa inviata dallo stesso Csoa: «Sabato 14 settembre abbiamo deciso di ricalpestare collettivamente le strade di questo territorio, cominciando da quelle di Lugano (…). Lo faremo con un corteo allargato, partecipato e rivendicativo, nel quale tutte e tutti potranno trovare il proprio spazio e che non andrà a interferire con altre manifestazioni previste quel giorno, nonostante il ripetitivo e abituale valzer di bugie, luoghi comuni e accuse infondate sia ormai già cominciato».

Nella nota figura anche l’orario e il luogo del ritrovo (13.30 zona Cinestar lato fiume con arrivo, cena popolare e spettacoli in piazza Molino Nuovo). La manifestazione non porterà in strada la questione ex macello: «Le città che vogliamo sono quelle abitate da pratiche e culture autogestite, dall’autodeterminazione dei corpi, dei generi, degli ecosistemi, dei popoli in resistenza. Nelle quali si riconosce la libertà di muoversi, attraversare e di poter restare, per ognuno e ognuna! Attraverseremo quei quartieri che la “grande lugano” vorrebbe trasformare o che sta già trasformando in non luoghi, securizzati, elitari e puramente rivolti al consumo».

Nel frattempo, si sono moltiplicate le prese di posizione e le esternazioni di partiti e politici. Malgrado l’esperienza esista da quasi 23 anni a Lugano (da 17 anni all’ex macello) da più parti si cerca (volutamente o per ignoranza?) di veicolare informazioni distorte. A cominciare dall’affitto. Il centro sociale non lo paga: gli spazi sono stati concessi gratuitamente dalla Città mentre gli autonomi pagano le bollette dell’Ail. Nel dicembre del 2002 venne sottoscritta una convenzione fra Municipio di Lugano e rappresentanti dell’autogestione, firmata pure dal Consiglio di Stato che concesse quegli spazi gratuitamente.

Un fatto che dovrebbe essere noto. Eppure, vuoi per l’anno elettorale in corso, vuoi perché c’è comunque chi non apprezza quell’esperienza (per usare un eufemismo) e ha interesse a screditare gli autonomi, viene ripetuta la solita litania e si rilanciano luoghi comuni cavalcati in passato sul fatto che l’ex macello sia occupato da nullafacenti e/o da figli di papà. «Al centro sociale partecipano persone persone attive professionalmente – sostiene Brughera –. Per screditare il cento sociale, si cerca sempre tuttavia di far passare il messaggio che sono dei lazzaroni che approfittano di spazi pubblici».

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