Luganese

Strada o ferrovia? Reportage fra gli studenti dell'Usi

Nostro viaggio fra i giovani che quotidianamente si muovo per raggiungere l'ateneo, per capire quanto 'costa' in termini di tempo e soldi raggiungere Lugano

3 giugno 2019
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Quanto costa in termini di tempo e denaro viaggiare? È quello che abbiamo chiesto ad alcuni studenti universitari che ogni mattina effettuano quello che chiamano il “viaggio della speranza”, un tragitto percorso sia con mezzi pubblici sia privati, un viaggio nord-sud e sud-nord, o viceversa, all’interno del Canton Ticino partendo addirittura dall’Italia e passando per Mendrisiotto, Locarnese e Bellinzonese. A loro abbiamo chiesto di illustrarci quali sono le maggiori difficoltà che affrontano, quanto tempo impiegano dalla propria abitazione all’Università della Svizzera italiana di Lugano, il costo che ogni anno devono prevedere ma soprattutto quanto sono soddisfatti della scelta fatta. È dunque davvero così spiacevole viaggiare in auto o così idilliaco optare per il treno?

Diciamolo subito, le persone intervistate non sono totalmente soddisfatte del servizio di trasporto pubblico. Julia, 21 anni, parte la mattina molto presto in auto da Moghegno, una frazione di Maggia che conta meno di 400 abitanti, per giungere alla stazione di Locarno. Qui il primo cambio per prendere il treno che la porterà in quel di Giubiasco, dove effettuerà il secondo cambio in direzione della meta finale, Lugano. Questo percorso le prende ogni mattina e ogni sera ben due ore. Paradossalmente la ragazza, che presenta il percorso più complicato dei cinque intervistati, si dice «tutto sommato contenta della scelta compiuta, nonostante i ritardi che ultimamente affliggono la viabilità ferroviaria. Ho scelto di viaggiare in treno perché posso sistemare gli appunti e leggere. Quindi anche se arrivo più tardi a casa, il tempo trascorso sui mezzi pubblici non è sprecato».

Fra appunti e parcheggi

La studentessa fa notare, comunque, come l’allacciamento Moghegno-Locarno con i mezzi su gomma sia problematico: «Se dovessi prendere il bus per arrivare a Locarno ci impiegherei complessivamente 3 ore, in quanto il bus da Moghegno passa ogni ora e ci impiega circa mezz’ora». Cristina, 22 anni, e Camilla, 24, che effettuano il percorso sud-nord, sono concordi nel notare che i prezzi degli abbonamenti sono troppo alti a fronte del servizio offerto. La prima in particolare afferma: «Non sono soddisfatta. Nella tratta italiana i ritardi, pressoché continui, mi mettono in difficoltà con le coincidenze, e mi costringono ad arrivare in ritardo a lezione a meno che non parta con largo anticipo. Per la tratta svizzera sono generalmente soddisfatta, i ritardi ci sono ma tendenzialmente contenuti, se non fosse che in alcune fasce orarie i treni sono decisamente affollati. Non solo si sta in piedi ma a contatto con gli altri passeggeri nel senso letterale del termine».

Mirco, 22 anni, e Alessandro, 23, si muovono invece sulle strade cantonali e sulle autostrade. Quando chiediamo allo studente ventitreenne del Mendrisiotto perché ha scelto di recarsi a scuola in automobile ci rivela: «Ho scelto la macchina dopo aver utilizzato per un anno il treno. La mia decisione è legata a una questione di comodità: l’automobile non mi dà vincoli dal punto di vista orario. Inoltre i treni sono sempre piuttosto affollati. Per questi motivi sono contento di utilizzare l’automobile, anche se il parcheggio è un po’ caro, 120 franchi mensili è il minimo che si trova a Lugano». Mirco nota maggiormente i disagi: «La situazione del traffico sul piano di Magadino è piuttosto disastrosa, e talvolta ciò si rivela essere un problema».

Interpelliamo, infine, Cecilia, una ragazza non vedente; a lei chiediamo un parere sul trasporto pubblico a favore delle persone con disabilità: «In Italia – ci risponde – è presente un servizio di assistenza per le persone non vedenti nelle stazioni dei capoluoghi di provincia: al binario ti aiutano a salire sui mezzi. In Svizzera questo tipo di aiuto non esiste. D’altro canto però io viaggio gratis sui mezzi pubblici».

Aumentare la frequenza delle corse e maggiore assistenza alla disabilità

Possiamo dire che le criticità sono presenti sia sulle strade ticinesi sia sui mezzi pubblici. Un aspetto negativo di questi ultimi, è la dipendenza dagli orari che costringe a programmare con largo anticipo gli spostamenti. Auspicabili sono, dunque, nuovi provvedimenti per rendere più attrattivi i trasporti pubblici, in particolare intervenendo sulla frequenza delle corse e sull’assistenza per le persone che presentano disabilità. Inoltre, ad oggi, il servizio risulta ancora troppo costoso in rapporto alla qualità. Non va dimenticato che un aumento delle persone che fruiscono di treni e bus potrebbe aiutare a risolvere parzialmente i problemi di traffico presenti nel cantone.

In questo senso, i dati e le analisi registrate nel “Rapporto annuale sulla mobilità in Ticino” dal Dipartimento del territorio sono chiari: in Ticino, soprattutto nel Mendrisiotto, con più di due auto per tre abitanti (668 veicoli per 1’000 abitanti), il tasso di motorizzazione si conferma essere uno dei più alti in Svizzera, nonostante il calo registrato nel 2016. Una prova di quanto il traffico sia intenso è riscontrabile nel conteggio di automobili registrate giornalmente nel 2017 sulle rampe autostradali del Monte Ceneri: in una sola giornata sono transitati in media 52’449 veicoli. Nonostante l’elevato tasso di motorizzazione i viaggiatori che decidono di fruire dell’offerta pubblica sono, comunque, in aumento.

Nel decennio tra il 2005 e il 2015 la somma tra l’aumento della popolazione, quella dei lavoratori frontalieri e altri fattori hanno portato ad un incremento del traffico stradale del circa 12,4% (tasso di crescita medio annuo dell’1,2%). Nonostante l’aumento sulle strade asfaltate, le Ferrovie federali svizzere hanno fatto sapere che, l’anno successivo, molti viaggiatori hanno optato per l’utilizzo dei mezzi pubblici. Infatti, coloro che hanno scelto il trasporto pubblico sono aumentati visibilmente del 7,7% per ciò che concerne i Tilo (treni regionali che collegano Ticino e Lombardia) e del 5% invece per il trasporto su gomma. Nel solo 2017 sono stati trasportati 31,1 milioni di passeggeri (+7,5% rispetto al 2016). Sembra dunque che tra il 2016 e il 2017 l’aumento di viaggiatori sia stato prevalentemente assorbito dagli enti pubblici e da nuove forme di mobilità tra cui car pooling (auto condivisa) e servizi di navette aziendali. Un rapido sguardo alle casse indica inoltre che le vendite dei titoli di trasporto ‘Arcobaleno’ hanno confermato la costante crescita di abbonati facendo registrare un incasso totale di 59,5 milioni di franchi nel 2017.

Dal Mendrisiotto meglio il treno, ma sul tragitto nord-sud tutti in auto

I dati ricavati da questa inchiesta mostrano come, sul fronte dei tempi di percorrenza, nonostante il traffico, ha ancora la meglio il mezzo privato. A tal proposito Davide afferma che: «In assenza di traffico impiego solo mezz’ora per arrivare a Lugano da Tremona», un tempo sostanzialmente minore rispetto a quello necessario a Teresa che effettua lo stesso percorso ma con i mezzi pubblici. Se i disagi relativi al trasporto privato sono legati soprattutto al traffico, quelli relativi ai mezzi pubblici sono da un lato l’affollamento e dall’altro i ritardi, che hanno poi delle ripercussioni come ci spiega Julia: «È capitato parecchie volte di perdere la coincidenza a Giubiasco e di dover aspettare mezz’ora il treno successivo, talvolta peraltro non in condizioni meteorologiche ottimali».

In termini di costi dal Mendrisiotto al Luganese risulta più conveniente utilizzare il trasporto pubblico. Per quel che concerne invece il tragitto nord-sud la situazione è opposta. Va però considerato che Julia deve pagare sia il parcheggio alla stazione di Locarno che l’abbonamento ‘Arcobaleno’ annuale. Insomma, quel che si suol dire, una bella lotta, indecisi se optare per una questione di comodità o d’ecologia.

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