Luganese

E Lugano resta senza ministri

Fra i consiglieri di Stato c'è solo Claudio Zali a rappresentare il distretto più numeroso. Marco Borradori: 'Siamo un po' orfani'

9 aprile 2019
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Vent’anni fa erano in tre (Marco Borradori, Marina Masoni e Patrizia Pesenti). E il terzetto (con diversa composizione) ha tenuto fino al 2015 quando si è tramutato in duo (Paolo Beltraminelli e Claudio Zali). Quattro anni dopo, l’uscita del capo del Dipartimento sanità e socialità (che potrebbe, come da lui dichiarato, tornare in Consiglio comunale) ha lasciato orfano il collega leghista, l’unico rimasto a portare la bandiera non solo del Luganese ma dell’intero Sottoceneri.

Insomma, la ‘grande’ Lugano si fa piccola a Bellinzona, scalzata da esponenti di valli e regioni ticinesi più periferiche. Come leggere questo nuovo corso di politica cantonale sempre meno luganocentrica? «Di Lugano città, in effetti, non abbiamo più consiglieri di Stato – risponde ai nostri interrogativi il sindaco e, dal 1995 al 2013, già ministro Marco Borradori –. Siamo un pochino orfani in questo momento... Ed è singolare che il Sottoceneri sia rappresentato solo da Zali. Io però ho sempre pensato, ma l’ho anche vissuto, che il consigliere di Stato sia il consigliere di Stato di tutto il Ticino. È chiaro che con Paolo Beltraminelli poteva essere più facile collaborare perché ha vissuto la politica di Lugano, è stato municipale di Pregassona, e dunque conosceva perfettamente quelli che sono i problemi di una città. Confido, dunque, ma non ho dubbi, in primis che il trait-d’union del Municipio di Lugano con il Consiglio di Stato e il Gran Consiglio, che viene portato avanti da qualche anno con Michele Foletti, continui».

La mancanza di donne ‘di peso’

Quali altri punti da considerare vi sono? «Due, e cioè che forse tutto il nostro esecutivo – evidenzia Borradori – si dovrà muovere di più su questa strada. Tre, confido nel fatto che chi è subentrato a Paolo Beltraminelli, ovvero Raffaele De Rosa, è un uomo di Stato. Quindi non ho dubbi sul fatto che sappia che quando un centro come Lugano, ma anche come Locarno o Bellinzona, sta bene, sta bene tutto il Ticino. Abbiamo sempre voluto essere solidali, principio che permea l’intero cantone. Se abbiamo più mezzi è giusto che li distribuiamo alle altre regioni, ma importante è anche che questo ci venga riconosciuto. Ovvero dove è possibile, senza stravolgere i meccanismi, che ci possano facilitare in questo». Un’esclusione dalla stanza dei bottoni giustificata anche dal fatto che la ‘grande’ Lugano fa un po’ paura all’elettorato ticinese? «In generale, chi diventa ‘grande’ è più temuto. E poi nel nostro cantone, se appena tiri fuori un po’ la testa, tracheté che... ti sparano, cercano di azzerarti, non per altro a Carnevale ci chiamano i ‘sbroja’. Eppure siamo passati anche noi attraverso un necessario bagno di umiltà, quando eravamo alla canna del gas; ci siamo rialzati e io dico sempre: quale economia domestica, quale persona riuscirebbe ad alzarsi una mattina e trovarsi con i quattro quinti del proprio stipendio andato? A noi è successo un po’ questo... Abbiamo voglia di fare tutto fuorché gli sbroja. Sappiamo che il Consiglio di Stato è un partner importante e credo che il nuovo Governo continuerà ad esserlo».


Un Consiglio di Stato soprattutto rossoblù nel senso più generale lo dipinge anche Laura Sadis: «Se si interpreta il ruolo di consigliere di Stato pienamente, si è consigliere di Stato di tutto il cantone. Quindi se vi sono dei problemi, delle giuste attese verso una regione importante, non solo economicamente, ma anche come numero di abitanti, penso che un Consiglio di Stato a pieno titolo sia assolutamente in grado di recepirne le istanze». L’elettorato ticinese resta ad ogni modo molto legato al proprio... campanile: «Certo, in ognuno di noi scatta anche una sorta di ‘simpatia’, avendo dei candidati più strettamente collegati alla zona dove si abita, però credo che dei buoni e costruttivi rapporti con i Municipi di importanti centri possano sussistere qualitativamente in maniera analoga». E calo, della rappresentanza luganese, sembra esserci stato quando sono cominciate a mancare fra le candidate dei vari partiti donne di peso: «Ho in mente anni fa quando diverse signore erano uscite dal Gran Consiglio. Si formano delle onde concomitanti... ma il problema di fondo, in effetti, ovvero che ci sono poche donne, non è casuale, questo di sicuro».

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