Lugano

Tredici milioni da un testamento falso: in aula due coniugi

Una coppia del Luganese è accusata di aver falsificato le ultime volontà dello zio milionario di lui: riciclaggio e truffa i principali reati contestati

Foto Ti-Press
25 febbraio 2019
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Circa 13 milioni di euro sottratti grazie a una falsa eredità. Scava nel profondo di una famiglia il processo che si tiene oggi alle Assise criminali di Lugano, a carico di una coppia di italiani residenti nel Luganese. I due – 63 anni lui e 42 lei – sono accusati di aver falsificato il testamento dello zio di lui, prima della morte di quest'ultimo avvenuta nel 2008. Il documento avrebbe riportato quale erede universale proprio l'imputato. Grazie a questa prima dichiarazione, avrebbero successivamente ottenuto dalle autorità italiane un atto di notorietà che riportava la stessa – falsa – attestazione: l'accusato era l'unico erede.

Nei successivi quattro anni, i coniugi avrebbero quindi prelevato dai conti del congiunto defunto svariati milioni di euro depositandoli dapprima su conti con sede in Liechtenstein, travasandoli poi in Svizzera, sia per mezzo di fiduciarie locali che su conti intestati alla moglie. Anche per le transazioni avvenute negli istituti elvetici sarebbero stati presentati sempre gli stessi documenti falsi provenienti dall'Italia. Per questi motivi, i reati ipotizzati dai due nell'atto d'accusa stilato dalla procuratice pubblica sono riciclaggio di denaro, truffa e falsità in documenti. La coppia ha già scontato due mesi di carcerazione preventiva nell'autunno del 2013.

Il procedimento si è aperto stamattina con quattro questioni pregiudiziali presentate sia dalla difesa, che dai patrocinatori delle accusatrici privati (due nipoti del defunto). In particolare, due istanze sono state presentate dal legale della donna, Luca Loser. L'avvocato ha chiesto infatti che il processo avvenga a porte chiuse – anche per una questione di tutela dei figli della coppia –, e ha inoltre messo in dubbio la territorialità di diversi reati che a suo dire non sarebbero avvenuti tanto in Svizzera quanto all'estero (Italia e Liechtenstein).

La Corte – presieduta da Mauro Ermani e composta anche Aurelio Facchi e Carlo Luigi Caimi – si è ritirata per deliberare sulle questioni e il procedimento riprenderà solo nel pomeriggio.

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