Luganese

Claudio Gianella e i 'suoi' 5mila bambini

Il ricordo e gli aneddoti di familiari e amici del ginecologo luganese mancato dieci giorni fa.

15 gennaio 2019
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Il suo studio in via Generale Guisan a Paradiso ha accolto puerpere e padri in trepidante attesa, donne in visita di controllo e in gravidanza, per oltre vent’anni. Una vocazione, quella medica, che lo ha portato a solcare le corsie e le sale parto della Clinica Sant’Anna di Sorengo e dell’Ospedale Civico di Lugano. Fino all’avvento della malattia, che lo ha costretto a ritirarsi e, lui da sempre paladino della vita, a soccombere, dieci giorni fa, alla morte.

Claudio Gianella aveva 72 anni. A Lugano ha fatto nascere circa 5mila bambini. Alcuni anche vip, come Aurora (figlia del cantante romano Eros Ramazzotti e della showgirl elvetica Michelle Hunziker) e i figli dell’attrice Asia Argento e dell’étoile della Scala Alessandra Ferri. «In questi giorni – ci ha raccontato Tommaso, secondo dei nove figli, nati fra il 1974 e il 1993, che hanno ‘regalato’ al ginecologo luganese 21 nipoti (il 22° è in arrivo per la primavera) – abbiamo riguardato i numerosi album nei quali le sue assistenti raccoglievano le foto delle sue pazienti in compagnia dei bebè. Scatti-ricordo che inizialmente incollavano sul muro, poi aumentando negli anni il numero, non trovando più spazio, decisero di riporli in questi raccoglitori. Decine e decine che dopo la chiusura dello studio, avvenuta nel dicembre 2008 con l’emergere della malattia di mio papà, tiene ora a casa mia mamma. La maggior parte sono fotografie solo con il nome del bambino o della bambina, ma alcuni sono perfettamente riconoscibili, penso a figli di nostri amici o di persone famose».

Un momento di gioia, quello della nascita, ma che si ripercuoteva, in alcuni casi, in famiglia, attraverso anche momenti di tensione: «Nella ginecologia e nell’ostetricia, diceva sempre mio padre, non è possibile prevedere tutto, bisogna anticipare molto ma poi è la natura che fa. Se andava storto qualcosa, quando aveva a che fare con una famiglia famosa, vi sarebbe stata una maggiore enfasi e questo lo allarmava e preoccupava sempre».

Nove figli, come detto, e nessuno che ha seguito la sua strada: «Ho un fratello medico, Pietro, il quinto, ma è pneumologo – risponde ai nostri interrogativi Tommaso – e una sorella, Ottavia, l’ottava, che è farmacista; entrambi lavorano all’interno dell’Ospedale regionale di Lugano. Mio papà era molto presente nella ‘sua’ vita ma era anche una persona che ti spingeva a fare ciò che volevi fare tu. Non ha mai detto a nessuno di noi ‘fai il liceo’ o ‘studia in questa università piuttosto che in quest’altra’. Ognuno ha fatto quello che desiderava, però lui pretendeva che lo si facesse pienamente e con responsabilità, anche nei confronti dei fratelli minori che avevano diritto anche loro di studiare». Una famiglia numerosa, e molto unita, tanto che oggi sono molti gli aneddoti che Tommaso ci riporta con un sorriso sulle labbra: «Quando sentivamo di una promozione per delle vacanze esotiche andavamo da nostra papà dicendo ‘guarda, solo 700 franchi per settimana, non è tanto’. Lui ci rispondeva ‘moltiplicatelo per 11!’. E di colpo tutto costava tantissimo... tenga presente che all’epoca della nostra infanzia non vi erano tutte le promozioni per famiglie che si trovano al giorno d’oggi. Altro simpatico ricordo riguarda un’offerta di una nota casa automobilistica: il 10% di sconto per ogni figlio. Mio papà si presentò con il libretto di famiglia e il rivenditore sbiancò».

Un papà il cui lavoro spesso risucchiava tempo ed energie, al medico ma anche al genitore: «Ci è capitato molte volte di tornare da scuola per il pranzo e trovare un bigliettino sulla porta che diceva ‘non sbattete le porte’, ‘parlate piano, il ‘papà ha seguito tre parti stanotte’. Trascorreva tantissime notti in ospedale, non era da taglio cesareo, cercava sempre di evitarlo, così era costretto a pianificare pochissimo e quindi ad esser su ad aspettare facendosi compagnia con la televisione. Ogni tanto arrivava a casa un pacco di qualche televendita che aveva sottoscritto...».  

Il caso: dall’obiezione di coscienza a inno alla vita

A Tommaso tornano alla memoria alcuni termini ‘è su’, ‘non è ancora dilatata’: «Espressioni che finisci per conoscere completamente quando ti ritrovi in sala parto con tua moglie...». È un ricordo sereno, e anche divertito, quello che il secondogenito ci riporta del padre. Figli che hanno condiviso a tavola o in vacanza la professione del genitore anche attraverso l’impegno civile. «La grande problematica sul tavolo, anche della famiglia ­– ci fa sapere Tommaso – era la necessità di trovare posti di formazione per obiettori di coscienza, ginecologi cioè che non praticano l’aborto. Mio papà era praticamente uno dei pochi, negli anni Ottanta, quando si è formato. Allora questi posti si avevano principalmente nei cantoni cattolici, Friborgo, Lucerna, dove abbiamo abitato, e Ticino. Come medico e padre non è stato lui a spiegare a noi figli tutto l’aspetto sessuale, lui era imbarazzatissimo. Si è smollato solo con le nuore...».

Grande attenzione alle pazienti

Vi è un altro aspetto a cui il dottor Gianella teneva molto: «Seguiva personalmente tutte le sue pazienti, sia assicurate in camera privata sia comune, e non è così per tutti i medici. Certo a sacrificio della famiglia perché ricordo bene quando le domeniche lui faceva ‘un salto in clinica’, e sempre portava dietro uno di noi figli con la scusa della scuola guida. Però poi facevi dieci minuti di pratica e ne aspettavi quaranta al parcheggio della clinica o dell’ospedale... Quando andavamo tutti insieme al mare era un evento! Poi c’è stato San Bernardino...». Qui, in una passeggiata nei boschi in compagnia anche del caro amico Franco Tanzi, è mancato lo scorso 5 gennaio: «Lui un tempo deciso – lo ricorda l’amico – sicuro, un progettista nato, con il tempo era divenuto mansueto, taciturno, rigido, piegato com’era dalla malattia. In vacanza si trasformava da serio e capace medico, appassionato delle sue pazienti, in generoso e simpatico amico, in padre orgoglioso e in marinaio intrepido. Un uomo vero, che amava la vita e ne apprezzava la bellezza che gustava con tutti».

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