Luganese

Pregassona, la custode: 'Ho fatto tante segnalazioni'

Diversi vicino contraddicono il padre: anche i figli avrebbero dormito nell'appartamento colmo d'immondizia. Intanto cresce il sospetto di vendita illecita dei cani.

27 settembre 2018
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«Non voglio passare per quella che se n’è fregata, di segnalazioni ne ho fatte tante». A parlare è Teresa, custode del ‘palazzone’ di via Industria al centro della cronaca da diversi giorni per l’appartamento colmo d’immondizia in cui vivevano una famiglia di cinque persone e diciotto cani non dichiarati. Portinaia da vent’anni, la signora non ci sta: «Ho sempre svolto con responsabilità il mio compito – sostiene –, ogni volta che sentivo gli inquilini lamentarsi per la puzza o le poche volte che qualcuno è venuto direttamente da me, sono intervenuta».
Teresa avrebbe chiamato più volte la Polizia comunale, ma non v’è nulla nero su bianco. «Mi è stato detto che non era di loro competenza, rimandandomi all’amministrazione del palazzo e anche all’Edilizia privata, che non mi ha mai richiamata». Proprietaria dello stabile di quindici piani è una società zurighese – la Swiss Finance & Property Ag –, ad amministrarlo per suo conto è invece la Privera Sa, con sede ticinese a Massagno. Questi ultimi sono stati contattati «ad aprile e mi hanno risposto subito – ancora la custode –, dicendomi che avrebbero scritto delle raccomandate agli inquilini chiedendo di entrare a vedere l’appartamento. Che io sappia non hanno mai ricevuto risposta». A inizio luglio, e lo testimonia una e-mail che parla però di soli cinque cani – «erano quelli che vedevo» –, del fatto che ci fosse qualcosa di anomalo è stato informato anche il veterinario cantonale.

Intanto, diversamente da quanto dichiarato dal padre alla Rsi, diversi vicini sostengono che «è vero eccome che i figli dormivano qui, li vedevamo la mattina partire per andare a scuola». Teresa ricorda inoltre di aver visto un mese fa circa la madre, contestandole le lamentele dei vicini che hanno passato l’estate con le finestre chiuse a causa del tanfo e questa le avrebbe risposto che «abbiamo avuto dei problemi, ma li stiamo risolvendo». Ad amareggiare la portinaia è anche l’immagine che ancora una volta esce del palazzo e del quartiere. «Mi dà fastidio che si generalizzi – spiega –, questo è un caso grave: hanno messo in pericolo tutti, sarebbe potuto scoppiare un incendio. Però qui è pieno di persone che si alzano all’alba per andare a guadagnarsi onestamente il pane».

Vendita illecita, cresce il sospetto

«Mi hanno chiesto di comprarne uno, ma avendo figli ho detto no». «Lo facevano già da anni, vedevo gli acquirenti arrivare». Per ora sono solo testimonianze dei vicini, ma il sospetto che fin dall’inizio aleggia sui diciotto cani di via Industria si fa sempre più corposo: erano probabilmente fatti riprodurre fra loro e utilizzati per essere venduti in maniera illecita. A sostegno di questa tesi, un annuncio apparso – e ormai già cancellato – su un noto sito: un cane, molto simile a quelli rinvenuti nell’appartamento, in vendita per 200 franchi. «Senza le dovute misure – nessuno dei quadrupedi era infatti dotato di microchip, né vaccinato, ndr –, il valore di un cane di questa taglia può essere sui 300/400 franchi», spiega il direttore della Società Protezione Animali di Bellinzona (Spab), Emanuele Besomi. Sempre dalla Spab spiegano di aver ricevuto già diverse e-mail di persone interessate all’adozione. Atto impossibile, finché i cani resteranno dei vecchi proprietari. «Si sta andando verso la confisca (che permetterebbe le adozioni, ndr) – rivela il veterinario cantonale Luca Bacciarini – e mi auguro in tempi brevi».

Decisione dell’Arp sotto esame

Si poteva prendere una decisione diversa sul caso di Pregassona? Sono state fatte valutazioni sbagliate che hanno portato l’Autorità regionale di protezione (Arp) a non chiedere un intervento di polizia per entrare nell’appartamento di via Industria? E su quali considerazioni si è basata la scelta? Sono alcune domande a cui tenterà di rispondere la Camera di protezione giuridica che fra gli altri compiti, in seconda istanza, ha quello di decidere su ricorsi e reclami, e funge pure, in sede cantonale unica, da autorità di vigilanza sull’operato delle Arp, autorità cui spettava l’eventuale adozione di una misura più incisiva, tramite la polizia, che avrebbe consentito di vedere cosa succedeva nell’appartamento. Attraverso l’ispettorato che incontrerà i vari addetti ai servizi della rete sociale coinvolta, il caso e tutti gli incarti verranno esaminati in maniera approfondita. Non come se ci fosse un ricorso da evadere, ma l’esito della valutazione indicherà se per la situazione della famiglia di Pregassona sarebbe stato meglio adottare un altro tipo di presa a carico e di intervento.

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