Luganese

Prestazioni sociali, 'Lugano rinunci ad aiutare chi ha il permesso B'

Il capogruppo leghista Boris Bignasca con una mozione chiede più vincoli per ottenere i contributi. 'Prima i luganesi'

Ti-Press
17 luglio 2018
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Le prestazioni sociali elargite dalla Città di Lugano devono essere destinate “prima ai luganesi”. E quindi si chiede di “eliminare dal novero dei potenziali beneficiari le persone titolari di un permesso B”, vincolando ulteriormente l'accesso a questi aiuti finanziari “alle persone domiciliate nel Comune da almeno 5 anni” (oggi sono 3). La proposta è contenuta nella mozione del capogruppo leghista Boris Bignasca. 

“Da anni il Comune di Lugano si distingue per la propria generosità nell’ambito dell’assistenza alle persone che si trovano in situazioni di disagio economico, prive delle sufficienti risorse finanziarie per far fronte al proprio fabbisogno – si legge nel testo –. In Ticino i Comuni partecipano alla politica del sostegno sociale e dell’inserimento e possono prevedere aiuti puntuali a favore delle persone in difficoltà. Il virtuoso Comune di Lugano ha da anni adottato un proprio regolamento sulle prestazioni comunali in ambito sociale e i suoi cittadini hanno il diritto di ottenere una partecipazione finanziaria del Comune per il pagamento di alloggio, salute, attività scolastiche, colonie, servizi funebri ed altri eventi e bisogni (art. 3). L’iniziativa del Comune di Lugano è esemplare, ma occorre evidenziare che non tutti i Comuni hanno introdotto simili norme, di complemento agli aiuti sociali stabiliti dal diritto superiore”.

“Bisogna però evitare che il nostro Comune si trasformi nell’eldorado per le persone che emigrano nello stato sociale – prosegue Bignasca –. Di principio, per ottenere un permesso B occorre dimostrare di essere economicamente autosufficienti. Il Tribunale federale ha già avuto in più occasioni modo di confermare che la revoca del permesso B è giustificata laddove un titolare dello stesso dovesse non più essere in grado di garantire la propria indipendenza economica. D’altronde ciò risulta esplicito dalla Legge sugli stranieri stessa, così come non emerge da alcuna parte un obbligo di provvedere ad elargire particolari prestazioni sociali a favore dei titolari del permesso B. Ciò nonostante, le persone a beneficio dell’assistenza titolari di permesso di dimora in Ticino sono numerose e nell’ambito dell’analisi di un’iniziativa parlamentare del 19 settembre 2016 presentata dal Gruppo parlamentare della Lega dei ticinesi, il Gran Consiglio ha avuto modo di chinarsi in modo approfondito in merito alle modalità di concessione di aiuti a queste persone. Dai lavori parlamentari è emerso inequivocabilmente che il Cantone prevede aiuti a favore di titolari del permesso B e pertanto queste non vengono completamente lasciate a loro stesse se cadono nello stato del bisogno”.

“La Città di Lugano prevede la possibilità di erogare prestazioni comunali a tutte le persone titolari di permesso di domicilio o di dimora nel Comune da almeno 3 anni. Ciò è reputato eccessivamente generoso. Alla luce del carattere eccezionale delle prestazioni sociali elargite dalla Città di Lugano, allo scopo di ripristinare una situazione equa del nostro Comune nel confronto con gli altri enti locali del Cantone e per ridurre un ingiustificato onere finanziario, occorre correggere la portata dell’art. 4 del Regolamento sulle prestazioni comunali in ambito sociale, limitando il ventaglio dei possibili beneficiari alle persone domiciliate nel Comune da almeno 5 anni ed eliminando in ogni caso dal novero dei potenziali beneficiari le persone titolari di un permesso B”.

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