Un paio d’ore in compagnia del Servizio di disinfestazione dei Pompieri di Lugano

«Più o meno 2’000 interventi all’anno». Potrebbe non sembrare, ma a dirlo sono le cifre: l’attività del Servizio disinfestazioni dei Pompieri di Lugano è intensa. «Sebbene ce ne occupassimo già prima, è solo dal 2005 – in seguito allo scioglimento del consorzio intercomunale creato nel 1938 – che questo compito è stato attribuito ufficialmente al nostro Corpo», spiega il primo tenente Fabrizio Campana. E sfogliando il rapporto d’attività 2017, saltano all’occhio due dati evidenti: questo genere d’interventi è largamente il più comune e rispetto all’anno prima sono raddoppiati. «Si tratta di un differente conteggio statistico – puntualizza Campana –, in realtà l’aumento è costante negli anni, ma leggero. Non c’è stata alcuna esplosione di casi».
Boom o no, siamo andati in via Trevano a Lugano per vedere da vicino come lavora questo team così presente e così discreto, fondamentale per la nostra quotidianità. «Rispetto ai privati, che svolgono un ottimo lavoro, la nostra prerogativa è che siamo un servizio pubblico – spiega il primo tenente –, interveniamo 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno». Su suolo privato – su chiamata, con un tariffario – e pubblico, prevalentemente. Mentre ne discutiamo, ci raggiunge Emil Misslin, responsabile del Servizio disinfestazione. «Abbiamo il mandato del monitoraggio costante delle ‘zone calde’ per quanto riguarda la derattizzazione – aggiunge –, mentre tra maggio e settembre riceviamo in media 6/7 chiamate al giorno per vespe e calabroni».
Misslin ci mostra i mezzi del mestiere: una quindicina di veleni, le scatole col cibo avvelenato per i ratti, le apparecchiature per catturare gli insetti, l’automobile di servizio. «Tutto il personale è formato per la disinfestazione di vespe e calabroni – spiega Campana –, ma per maneggiare i veleni bisogna specializzarsi: abbiamo un pompiere con certificato antiparassitario generale e due con l’autorizzazione per l’impiego di biocidi. Inoltre, la legge impedisce che vi siano veleni a cielo aperto». Delle sostanze in dotazione, cinque hanno un ampio spettro di fruizione, altre sono specifiche. «Oggi vanno molto i prodotti bio – valuta l’esperto –, per noi innocui: non creano problemi alle vie respiratorie, ma ottengono lo stesso effetto. E poi è anche una questione di protezione dell’ambiente». Saliamo in auto, direzione il centro, alla ricerca delle ‘zone calde’ a cui accennava Misslin. Scopriamo con stupore che una di queste aree è la centralissima piazza Manzoni. Nascosti tra i cespugli ci sono infatti due box che contengono cibo per attirare i ratti e del veleno paraffinato per ucciderli «in due-tre giorni». Li apriamo: «Se l’esca velenosa è intatta (come in questo caso, ndr) è un segnale di presenza quasi nulla – spiega il pompiere, aprendo la scatola –, qui l’ultima consumazione è avvenuta sotto Natale, ma il monitoraggio va fatto costantemente perché si riproducono molto in fretta e non vanno in letargo». Tendenzialmente vivono vicino all’acqua e tendono a essere visibili con l’aumento dei cantieri e se ci sono quantità importanti di rifiuti in giro, «come avvenuto recentemente in una zona di Pregassona».
Ma non di soli ratti è fatta la vita di un ‘disinfestatore’. «Riceviamo molte chiamate di persone in panico – svela Mis-slin –, spesso facciamo sensibilizzazione, lavoriamo sulla psicologia spiegando che alcuni animali sono protetti e devono restare illesi anche durante la cattura». Oltre alle api, è il caso dei serpenti. «È anche una questione culturale: quarant’anni fa erano visti alla stregua del demonio – constata – e ancora oggi c’è molta paura. Invece sono utili: avere un’innocua biscia in giardino aiuta a tenere lontane le vipere». La via della sensibilizzazione è scelta anche per animali non protetti quali ragni e scorpioni, perché spesso non pericolosi per l’uomo. Diverso infine il discorso per le formiche, innocue ma infestanti: «A breve effettueremo in tutte le strutture scolastiche comunali interventi di prevenzione». Un’attività costante e solerte, simile all’operosità che caratterizza gli imenotteri protagonisti delle operazioni in programma.