Luganese

Condannato ed espulso spacciatore d'eroina

Ennesimo caso alle Assise criminali di Lugano di un giovane mandato dall'Albania con lo scopo di smerciare, in tempi brevi, la pericolosa droga

Ti-Press
30 aprile 2018
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Dovrà finire di scontare la sua pena in carcere – ancora poco più di un mese –, dopodiché sarà obbligato a lasciare la Svizzera e far ritorno nel suo Paese d'origine: l'Albania. È stato condannato stamattina alle Assise criminali di Lugano un giovane – appena vent'anni –, reo (confesso) di essere venuto in Ticino per vendere eroina. In pochi giorni, dal 4 al 7 dicembre scorsi, ha smerciato infatti 40 grammi del pericoloso stupefacente. Ma non solo. La quantità di droga addebitatagli è molto più elevata. Al momento dell'arresto è stato trovato in possesso di altri 290 grammi, mentre ulteriori 125 circa sono stati trovati dagli inquirenti in un bosco: un nascondiglio utilizzato da un complice e di cui l'imputato era a conoscenza.

Quello andata in scena in aula oggi è «l'ennesimo caso, purtroppo, di ragazzino albanese assoldato da una banda criminale inarrestabile, in tutti i sensi della parola», ha esordito durante la sua arringa la legale della difesa Chiara Buzzi. Sono ormai svariati i giovani, spesso neanche ventenni, provenienti dal Paese balcanico e transitati dalle aule penali ticinesi negli ultimi anni. Oltre all'età e alla provenienza, hanno in comune l'elevato livello d'istruzione – si tratta principalmente di studenti universitari, come in questo caso –, ma anche il disagio economico. E poi l'eroina. Un giro criminale che – con la testa in Albania e grazie all'appoggio di consumatori locali – controlla schiere di giovani prestati allo spaccio e senza alcun precedente penale.

Il 20enne ha dichiarato di essersi lui stesso rivolto a uno spacciatore dell'università, per trovare facili e veloci fonti di guadagno a causa di una grave malattia in famiglia. Da lì, l'ingresso nell'organizzazione criminale, che ne ha curato ogni dettaglio della 'spedizione': dal viaggio, all'alloggio in Svizzera, al materiale e all'istruzione per preparare la droga. E persino l'abbigliamento, comprato ex novo – «per non dare nell'occhio», come dichiarato dall'imputato stesso – coi proventi dello spaccio. Ma proprio i soldi spesi non hanno convinto né l'accusa – «giustificazioni, pur di non fare i nomi dei correi» è la tesi della procuratrice pubblica Chiara Borelli –, né la Corte. «La sua è una colpa di gravità media – ha sentenziato il presidente Amos Pagnamenta –, restano i dubbi su come siano stati spesi i soldi guadagnati (diverse centinaia di franchi, ndr). Aveva le facoltà intellettuali per evitare di finire a vendere eroina». Il giovane è stato quindi condannato a due anni e tre mesi di carcere (un mese in meno di quanto chiesto da Borelli), di cui sei mesi da espiare. Inoltre, sarà espulso dalla Svizzera per un periodo di sette anni.

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