Luganese

Lugano e Bolzano, due aeroporti a confronto

Similitudini e nessun impatto negativo sul turismo della regione italiana dopo il referendum che ha bloccato i finanziamenti pubblici

20 gennaio 2018
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Lugano e Bolzano: due città e due aeroporti a confronto. Il capoluogo della provincia autonoma del Trentino-Alto Adige è leggermente più grande, supera ampiamente i 100’000 abitanti, ha uno scalo anch’esso di dimensioni maggiori su cui peraltro ha operato anche la compagnia ticinese fallita Darwin Airline per oltre un anno fra il 2014 e il 2015. Entrambe le località hanno una forte vocazione turistica, sebbene i numeri della regione di Bolzano siano nettamente superiori. Ma la situazione di incertezza che stanno vivendo la Lugano Airport Sa (Lasa) e la Città che detiene l’87,5% del capitale azionario (il resto è in mano al Cantone) assomiglia parecchio a quella vissuta dall’aeroporto di Bolzano prima del referendum del 12 giugno.

Anche nel capoluogo della provincia autonoma la società pubblica (Abd Airport Spa) aveva allestito un piano di rilancio. Un piano però ampiamente sconfessato dall’esito del referendum “Siete pro o contro il finanziamento pubblico dello scalo?” con il 71 per cento. «Ma qui sono riusciti ad aggirare l’ostacolo e, dopo il risultato, hanno allestito un bando pubblico: l’aeroporto verrà probabilmente ripreso da una cordata mista pubblica-privata che dovrà assicurare almeno un volo di linea rilevando le quote dalla società che lo gestiva e lo gestirà ancora fino al 31 dicembre di quest’anno», afferma Massimiliano Bona, caposervizio Valli e Merano del quotidiano ‘Alto Adige’ (gruppo Seta Spa).

La consultazione ha messo la parola fine ai contributi pubblici allo scalo italiano

In altre parole, la Provincia si è dovuta chiamare fuori. E non ci saranno più contributi pubblici allo scalo. «Questo è l’unico risultato concreto del referendum», sottolinea il collega. Anche a Bolzano come a Lugano, la mano pubblica ha investito nel corso degli anni parecchi soldi, oltre 100 milioni di euro negli anni. «Il valore della società si aggira sui 40 milioni di euro. Ora però, i privati che si aggiudicheranno la gara potranno riprendere la società a costo zero approfittando delle infrastrutture realizzate con i soldi pubblici. Ripartiranno con la tratta per Roma, senza l’allungamento della pista (1’300 metri in grado di far atterrare velivoli con al massimo 70 passeggeri). È una questione di mesi», dice Bona. I voli di linea sono cessati già qualche mese prima del referendum, che ha potuto contare «sul sostegno degli ambientalisti, dei proprietari dei terreni del sedime aeroportuale, dei numerosi Comuni confinanti ma anche su un appoggio dei Cinque stelle e su quello trasversale dei partiti spaccati al loro interno. Interminabile il dibattito, sono vent’anni che parliamo di questo tema e non è ancora finita» ricostruisce il giornalista italiano.

Quali effetti ha avuto l’esito del referendum sull’attrattività turistica di Bolzano? «Nessuna ripercussione negativa – risponde il collega –. Anzi, il turismo e i pernottamenti continuano a crescere con cifre significative. Ora siamo a oltre 30 milioni di pernottamenti. Gli italiano continuano ad arrivare qui in auto, come del resto gli svizzero-tedeschi e soprattutto gli austriaci. Chi vola può atterrare all’aeroporto di Innsbruck o a Verona. La vicinanza di questi due scali favorisce città e regione». E dal profilo dell’aviazione privata come sta andando? «I movimenti sono in aumento, tante persone scelgono le Dolomiti in tutte le stagioni. E, per i tre mesi estivi, ci sono comunque voli, sempre esauriti, con destinazione le isole e le località balneari», osserva Bona. Per certi versi potreste quindi fare a meno dell’aviazione di linea? «Per gli ambienti economici, questi sono imprescindibili – rileva il collega –. Non a caso nelle cordate che hanno partecipato alla gara ci sono imprenditori e dietro c’è la Camera di commercio». Darwin Airline ha operato su Bolzano per la tratta su Roma... «Confermo, ho partecipato al volo inaugurale ma non è durata tanto tempo. Un anno e mezzo o forse due anni».

Darwin, fra debiti e inchiesta penale. Hangar: ricorso al Tribunale federale

Mentre, su Facebook, Dario Kessel, ingegnere e proprietario di terreni con attività all’aeroporto di Lugano-Agno, ha annunciato di aver presentato ricorso al Tribunale federale contro il progetto da cinque milioni di franchi per la costruzione di due nuovi hangar a Lugano Airport, continuano a emergere i debiti lasciati da Darwin nei diversi aeroporti su cui ha operato. Dal CdT, apprendiamo che la compagnia ticinese in fallimento ha lasciato conti in sospeso per 720mila franchi anche all’aeroporto di Ginevra-Cointrin. Come noto, ammonta invece a circa 600mila franchi lo scoperto nei confronti di Lugano Airport Sa (Lasa). Ma la compagnia ha lasciato fatture non pagate anche in altri scali dove è stata attiva: a Sion, i cui vertici si sono fatti avanti all’Ufficio fallimenti di Lugano e a Cagliari. Impossibile sapere se Darwin Airline abbia lasciato debiti pure allo scalo di Bolzano, dove la compagnia luganese ha operato per poco più di un anno fra il 2014 e l’anno successivo (cfr. articolo accanto).

Creditori destinati a crescere

È intanto scaduto ieri il termine annunciato dall’Ufficio fallimenti per insinuare eventuali nuovi crediti. Per il momento, i creditori sono circa 700. «Sicuramente arriveranno altre insinuazioni nei prossimi giorni e nel corso di febbraio – afferma Marco Piattini, dell’Ufficio fallimenti di Viganello che sta curando la procedura –. Ma quello scaduto ieri non è un termine perentorio. Eventuali altri creditori hanno ancora tempo. La graduatoria non è stata depositata e non sarà possibile farlo prima della fine del prossimo mese di marzo». Nel frattempo, come procede la vendita dei sei velivoli di Darwin? «Siamo sempre in attesa di perfezionare la cessione di questi aeroplani – risponde Piattini –. Ci sono diversi punti da chiarire, spieriamo di farlo quanto prima. Riuscissimo almeno a concludere la vendita dei sei velivoli, vorrebbe dire che saremmo a buon punto». In questo caso, la parte più complicata della procedura sarebbe dietro le spalle.

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