Lugano

Presa in giro su Wikipedia, la val Cavargna reagisce

(Ely Riva)
28 febbraio 2016
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C’è chi l’ha messa sul ridere, ma i più l’hanno presa male. In Val Cavargna non ci stanno a essere presi in giro dai funzionari ticinesi che, sulle pagine di Wikipedia, li hanno fatti passare per evasori fiscali. Il fatto, sul quale intende chinarsi anche il Consiglio di Stato, risale a un paio di settimane fa, quando la Val Cavargna, èstata definita (erroneamente) una delle zone più povere d’Italia perché “la quasi totalità degli abitanti lavora in territorio elvetico e lì paga le tasse”.
I dati Istat certificano che il 90% dei contribuenti di Val Cavargna lavora in Ticino. Insomma, frontalieri con redditi mediamente doppi rispetto a chi lavora in Italia. La goliardia dell’anonimo, ma forse ancora per poco, funzionario cantonale: “… ah ah ah pagano le tasse in Svizzera, ma per favore ...” in Val Cavargna non è passata sotto traccia. «È una inaccettabile provocazione - sostiene Fracesco Curti, sindaco di Cusino -. I nostri lavoratori le tasse le pagano. In Ticino. C’è chi si augura che siano pagate anche in Italia? Succederà fra qualche anno, quando entrerà in vigore il nuovo sistema fiscale per i frontalieri. In quel caso però solo una parte sarà pagata in Ticino. Insomma, lezioni non ne prendiamo».
Quella che quella a ridosso del Ticino, tra Lario e Ceresio, è una delle zone più povere d’Italia, è una sorta di leggenda metropolitana. Comuni come Val Cavargna, San Bartolomeo Val Cavargna, Val Rezzo e Cusino, in fatto di reddito pro capite, sono in fondo alla classifica nazionale, in netto contrasto con Campione d’Italia che occupa le prime posizioni. Il reddito dei frontalieri non fa statistica. Per il fisco italiano. Non lo fanno neppure i ristorni. C'è chi non la ritiene una goliardata: «È una forma di razzismo, non è un mistero che ci considerano stranieri, anche se abitiamo a pochi chilometri di distanza – osserva un frontaliero che preferisce restare anonimo –. Un fatto, comunque, è che il clima per noi frontalieri si è fatto pesante, come se fossimo un peso e non una parte fondamentale per l'economia ticinese».