
«Non muoio neanche se mi ammazzano». Una frase che Giovannino Guareschi, padre dei mitici Don Camillo e Peppone, pronunciò nel campo di concentramento nazista, dove fu imprigionato per “ribellione” al re d’Italia, e che riporta, grande precursore, all’ironia destabilizzante di un più giovane attore e regista che lo seguì, quell’altrettanto grande Roberto Benigni de “La vita è bella”. Ormai un classico della letteratura italiana, e mondiale, l’opera di Guareschi riporta a un umorismo “sopraffino”, come indicato dallo scrittore e ricercatore, Andrea Paganini, che firma la prefazione di “L’Umorismo”, edito da L’Ora d’Oro con il sostegno fra gli altri del Cantone Ticino e del Comune di Cademario. Autore sopra le righe, Guareschi, anche quando parla di argomenti importanti, si espone quale...