
Cento pagine per motivare il ricorso in Cassazione. Gli avvocati Angelo Giuliano e Pier Mario Vimercati, entrambi di Como, giocano l'ultima carta a disposizione, nella speranza di riuscire ad ottenere l'assoluzione piena di Waldo Bernasconi condannato nel marzo scorso a Milano dai giudici di secondo grado a 6 anni e 6 mesi rispetto ai 7 anni e e 6 mesi che gli erano stati inflitti il 18 dicembre 2012 dai giudici di Como per i fatti accaduti alla SanaVita di Breganzona e alla Cascina Respau di Como. Rispetto ai reati contestati dal magistrato inquirente Mariano Fadda sostituto della Procura lariana è rimasta in piedi una sola delle tre contestate violenza sessuale nei confronti di giovani donne anoressiche che sono passate dalla struttura sanitaria ticinese. Prescritte due violenze sessuali, prescritto il reato di esercizio abusivo della professione medica e il reato di truffa ai danni delle Asl italiane che per l'assistenza a quattrocento ragazze nelle due strutture sanitarie riconducibili al ''guru ticinese'' hanno pagato oltre 2 milioni di euro. Anche l'ultima violenza rischia di essere prescritta. Un epilogo che a Waldo Bernasconi non sembra stare bene, in quanto farebbe testo la sentenza di condanna di secondo grado e quindi dovrà risarcire i genitori della giovane valtellinese che si era suicidata poco dopo la dimissione dalla clinica di Breganzona e il cui diario ha rappresentato un pilastro per l'accusa. A Como i giudici di primo grado avevano condannato Waldo Bernasconi al pagamento di una provvisionale di 200 mila euro, in attesa del processo civile che dovrà stabilire l'ammontare del risarcimento. Il ricorso in Cassazione dei legali del guru ticinese fa leva su quattro aspetti: la mancata rinnovazione dell'istruttoria dibattimento; la mancata perizia sul diario della giovane suicida di Morbegno; un difetto di giurisdizione, in quanto la competenza è della magistratura elvetica, in quanto le violenze sessuali sarebbero state consumate in Ticino; difetto di competenza per quanto attiene il reato di associazione a delinquere, in quanto la competenza non sarebbe del Tribunale di Como, bensì di quello di Verbania, dove aveva sede il ''Forum Crisalide'', associazione ''no-profit'' (solo sulla carta) che, presieduta da Pietro Billari, stretto collaboratore di Waldo Bernasoni, pubblicizzava un numero verde per offrire assistenza alle persone affette da anoressia e bulimia. Chi si rivolgeva al ''Forum Crisalide'', la cui sede operativa era Como, veniva poi indirizzato a SanaVita e alla Cascina Respau.