Da Matteo Buzzi e cofirmatari un ricorso contro la modifica pianificatoria per il nucleo di Locarno, appena avallata dal Consiglio di Stato
È ricorso. La variante al Piano particolareggiato del centro storico di Locarno – variante approvata dal Consiglio di Stato, che rende possibile l’edificazione di un autosilo sotto Parco Balli – è stata contestata di fronte al Tribunale amministrativo. Primo firmatario del ricorso – che non ha tuttavia effetto sospensivo – è il Verde Matteo Buzzi, unitamente al quale si schiera una ventina di persone, fra le quali anche dei commercianti. Rappresentante legale del gruppo, e ricorrente anch’egli, è l’avvocato di Locarno Fiorenzo Cotti.
«La prima considerazione è che questo progetto difficilmente verrà realizzato, e in ogni caso non prima di diversi anni, visto che con il concorso d’architettura prima, e poi con opposizioni e ricorsi alla domanda di costruzione, i tempi si allungheranno a dismisura – sostiene Cotti –. Se se ne assume la consapevolezza, automaticamente ci si mette alla ricerca di alternative. Quali possano essere non è nostro compito dirlo, ma tutto indica che un autosilo in Città Vecchia è una soluzione anacronistica e di fatto inutile». Nel ricorso formulato da Fiorenzo Cotti, il gruppo capitanato da Buzzi riprende le tematiche già sollevate in sede di opposizione alla variante, sottolineando, con il legale, le principali e premettendo che «fra le condizioni poste nella licenza edilizia per l’edificazione dell’autosilo di Piazza Castello v’era la chiusura completa al traffico di Città Vecchia». Detto questo, un altro elemento che secondo Cotti potrebbe avere un peso decisivo è quello secondo cui, «come nota lo stesso Consiglio di Stato, di principio, sotto i giardini storici non si può costruire. Poi è vero che nella sentenza trova il modo di giustificare la presenza di un autosilo, ma le condizioni sono ben altre».
Come si può vedere, gli argomenti sollevati dai ricorrenti sono vari e variegati. Uno va nel cuore stesso del progetto per il quale si è portata avanti e infine ottenuta la variante al Piano particolareggiato: l’utilità di un autosilo in ottica commerciale. «La verità è che quello in Città Vecchia non serve, perché posteggiando altrove in centro – dove i parcheggi non mancano – in 5-10 minuti a piedi si può raggiungere qualsiasi parte della città. Oltretutto, con soli 40 stalli destinati a parcheggio pubblico, il rischio è che gli automobilisti continuino a girare nel nucleo o all’interno dell’autosilo stesso, in cerca di parcheggio, vanificando così l’obiettivo di ridurre il traffico parassitario».
Prima ancora, il ricorso evidenzia un difetto originario: il fatto che la variante pianificatoria non sarebbe stata coordinata con la pianificazione di traffico, trasporti, vie pedonali e gestione dei parcheggi. Inoltre, secondo i ricorrenti, “la variante è imposta dal Municipio per giustificare il prezzo di acquisto del terreno e per trarne un reddito. L’acquisto si è reso necessario per ovviare ad errori pianificatori passati, che hanno comportato un aumento degli indici inadeguato, un progetto osteggiato dalla popolazione, minacce di risarcimento danni, eccetera. Ma non si deve perpetuare un errore”. Va ricordato a questo proposito che il sedime era stato acquistato dalla Città dopo le fortissime pressioni popolari esercitate dai molti contrari all’edificazione, sul sedime stesso, di progetti residenziali; più d’uno era stato portato avanti a suo tempo, ma sempre incontrando resistenze che avevano pesato sulle decisioni municipali.
Proseguendo, il ricorso contesta lo studio sull’impatto dell’autosilo, giudicato “approssimativo” anche perché “non si china minimamente sulla gestione economica del parcheggio (sistema di tariffazione) che influisce sull’utilizzo dell’autorimessa”. E a proposito di questioni economiche, secondo il rappresentante dei ricorrenti «da nessuna parte viene approfondito il tema del finanziamento del progetto, e in questo senso v’è la questione del prelevamento dei contributi di miglioria».
Inoltre, si legge ancora nel ricorso, “utilizzare il Regolamento cantonale dei parcheggi privati per giustificare una variante di Piano regolatore è azzardato ed errato. È uno specchietto per le allodole. Il Regolamento si applica infatti per ‘definire il numero di posteggi privati necessari nei casi di nuove costruzioni, riattazioni importanti e cambiamenti di destinazione che implicano un cambiamento sostanziale dei parametri di riferimento per il calcolo dei posteggi’’. Tale Regolamento “non è, come sostiene il Comune, ‘una base normativa obbligatoria per qualsiasi pianificazione in ambito urbano’. È una norma edilizia”.
Infine, nell’eventualità della realizzazione di un autosilo sotterraneo, “il parco perde oggettivamente la sua funzione di parco, in cui possono essere messi a dimora, in ogni suo punto, alberi ad alto fusto”.